giovedì 18 dicembre 2008

Il punto di non ritorno

Non era necessario essere dei veggenti per intuire che perse le elezioni il cammino del Partito Democratico sarebbe stato in salita: il gruppo dirigente diviso e litigioso, il commissariamento del segretario, il sostanziale ritorno al passato su diversi fronti, la cacofonia delle opinioni e dei commenti discordanti, la guerra tra correnti e correntine. Sapevamo sarebbe accaduto.

Quello che non pensavamo di vedere era l'implosione globale del Partito Democratico. L'assenza totale di idee e proposte, la strategia suicida sul caso Villari, il disastro del governo ombra, il profilo improvvisato ed erratico dell'opposizione, le performance poco dignitose di alcuni deputati e senatori, fino ad arrivare alle zone d'ombra sull'operato di diversi amministratori locali nel partito. Per non parlare della cronica subalternità nei confronti di qualsiasi interlocutore: subalterni contemporaneamente al governo e alla Cgil, alla maggioranza parlamentare e all'Italia dei Valori, alla magistratura e alla stampa. Deboli, intontiti, confusi: praticamente al tappeto. Seguiranno analisi e commenti: intanto, ci rifacciamo alle cose che abbiamo scritto in questi giorni.




La domanda delle domande. Eccola: lei, signor Pd, dove si trovava nella (lunga) notte tra il 14 aprile e il 17 dicembre (che poi sarebbe oggi)? Rsvp.
Giuseppe Civati



Appena due mesi fa. Dissi cose che sapevano anche i sassi, dissi che il PD se ne stava andando a sbriciolarsi. Non mossero un sopracciglio, quelle cose. L'unica reazione fu che Veltroni riconfermò la fiducia per l'ottimo lavoro eccetera eccetera al governo ombra, nelle conclusioni.
Adesso invece pare che tutti abbiano da contestare le stesse cose (persino a se stessi: sarà divertente sentire Bettini che dice a se stesso di farsi da parte, o Veltroni accusare Veltroni di aver lasciato che il progetto del PD andasse a remengo, o Cuperlo dire a Cuperlo che bisogna fare qualcosa), e questo mi solleva: stavo diventando come Parisi.
Meno male che se ne sono accorti in tempo.
Luca Sofri



Il segretario del mio partito dice che questo partito non è il suo partito. E se non ci si ritrova lui, figurarsi io.
Ivan Scalfarotto



Io queste persone, pubblicamente, non le difendo più, non me ne frega niente se sono "alti dirigenti", questi sono i nemici dell'idea di PD che ho in mente.
Dico questo perché sono costituente di questo partito e ho una responsabilità: impedire che le cose vadano in questo modo.
Marta Meo



Cosa deve accadere perché i vertici di un partito si facciano da parte? O almeno facciano un filo di autocritica? Perdere 14 punti percentuali in un anno di opposizione e vedere arrestato il segretario della Regione in cui si sono persi i 14 punti? Vorrei capire quale è il punto di non ritorno. Sotto il 20% alle europee? Ce la possiamo fare.
Emidio Picariello



Pur di limitare i danni, Veltroni ha smussato i problemi con Di Pietro e ha spinto perché si arrivasse alla coalizione più larga possibile. La cosa è andata bene a tutti, naturalmente: dato che si deve perdere, meglio perdere tutti piuttosto che rischiare che qualcuno vada benino e gli altri quindi vadano ancora peggio. Fossero andati da soli, Di Pietro, Veltroni e la sinistra, avrebbero avuto ognuno la responsabilità del proprio risultato. Oggi, invece, Di Pietro può dare la colpa a Veltroni, Veltroni può dare la colpa a Di Pietro, Ferrero può dare la colpa a Veltroni e Di Pietro. Che è quello che volevano tutti, il motivo per cui erano andati tutti insieme: poterla buttare in caciara un minuto dopo la chiusura delle urne.
Francesco Costa



Quante altre batoste dobbiamo prendere prima di cominciare a fare il PD, quindi politica, quindi qualcosa?
Cristiana Alicata



Allora succede questo. Si va a votare in una regione italiana. Quasi il 50% degli elettori non si presenta. In percentuale il nuovo partito del centrosinistra perde, in soli otto mesi, il 14% (in pratica più del 40% di se stesso), non vi dico in voti. Una catastrofe. I commenti?
Il candidato sconfitto: "Vince chi riesce a portare più gente a votare", ma no?
Il segretario nazionale del Pd: "C'è malessere, stanchezza e critica anche nei nostri confronti", si noti l'anche. Non si hanno dichiarazioni del segretario regionale del Pd perché, nel frattempo, è stato arrestato. Rimedia Massimo D'Alema: "Se non vota la metà dei cittadini è un problema che riguarda tutti i partiti" (disse lo struzzo piantando la testa in un buco di terra d'Abruzzo).
Il primo cerchio



Ci era rimasto solo questo. Ci era rimasto soltanto il credere che, sebbene noi siamo schiappe come gli altri, siamo sconfitti come gli altri, rischiamo di essere grigi come gli altri, almeno eravamo piu onesti degli altri. Eravamo meglio. Un pò. Poco, quel tanto che basta per lottare ancora, per crederci ancora.
Se pure questo cade, nessuno ci crede piu, e andate a quel paese allora, non ho tempo da perdere con voi. Resto a casa.
Tommaso Caldarelli