lunedì 27 ottobre 2008

Governo, primo calo nei consensi

La «luna di miele» del Governo con gli elettori è finita? Nessuno può dirlo, ma, certo, il consenso per l'esecutivo guidato da Berlusconi si è notevolmente contratto nelle ultime settimane. In parte, ciò può dipendere dal logoramento solitamente derivante dal tempo trascorso dall'insediamento. In parte, potrebbero aver avuto un effetto, specialmente mediatico, le manifestazioni che hanno connotato di recente il mondo della scuola e dell'università.

Fatto sta che la percentuale di chi dichiara di valutare positivamente l'operato del Governo supera oggi di poco il 40%, a fronte del 60% degli inizi di settembre. E, ciò che è ancora più importante, per la prima volta, la percentuale di chi esprime un giudizio negativo risulta prevalente.

La contrazione della fiducia nell'esecutivo è stata provocata, benché in misura e con modalità diverse, sia dall'elettorato di centrosinistra, sia da quello del centrodestra. In quest'ultimo, ovviamente, i livelli di approvazione sono sempre stati — e rimangono — molto elevati. Ma passano dal 97% rilevato a settembre all'81% registrabile oggi: un decremento relativamente contenuto, ma politicamente assai indicativo. Nello schieramento opposto il fenomeno è altrettanto evidente. A giugno il 35% degli elettori del centrosinistra esprimeva un giudizio positivo per l'operato del Governo. A settembre costoro si erano ridotti al 21%. Oggi sono pari al 12%.

L'opposizione non ha però saputo trarre alcun vantaggio da questo trend. Anche per quest'ultima il consenso risulta in questo periodo fortemente diminuito. Dal 24% di giudizi positivi per l'operato dell'opposizione registrato a luglio, si è scesi al 20% di settembre, al 19% dei primi di ottobre, sino al 16% di oggi. Anche in questo caso, il trend ha riguardato gli elettori di entrambi i poli. L'11% di valutazioni positive per l'opposizione rilevato a settembre tra l'elettorato di centrodestra si è oggi dimezzato, riducendosi al 6%. Ma, quel che è più significativo, il già modesto 36% di giudizi favorevoli all'opposizione emerso agli inizi di settembre tra chi pure aveva votato centrosinistra alle elezioni è divenuto oggi il 29%. In altre parole, l'opposizione gode del consenso di meno di un terzo dei suoi stessi elettori.

Nell'insieme, si assiste dunque ad una vera e propria crisi di fiducia nei confronti di tutti gli attori politici. Che, parallelamente alla crisi economico-finanziaria, ha investito sia il consenso per il Governo (diminuito, come si è visto, in misura più elevata), sia quello per l'opposizione (che ha subito una erosione di minori dimensioni, ma che partiva da un livello complessivo di approvazione assai più modesto). La disistima crescente investe in realtà quasi tutte le istituzioni del nostro sistema, con la significativa eccezione della Presidenza della Repubblica. Per fronteggiare questo fenomeno occorrerebbe un impegno comune di tutte le forze politiche. Ciò che è, ovviamente, assai improbabile

PIANO PIANO QUALCOSA SI MUOVE!

venerdì 24 ottobre 2008

L'ipotesi di Calamandrei.

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico." Piero Calamandrei
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950

giovedì 23 ottobre 2008

Seregno, dipendenti in piazza contro i tagli di Brunetta

I DIPENDENTI COMUNALI SONO SCESI IN PIAZZA per protestare contro i tagli previsti dal ministro Brunetta. In particolare, i malumori riguardano il taglio del salario accessorio che colpirebbe solo una parte dei dipendenti. Il sindacato della Cisl, rappresentato dal delegato Pietro Occhiuto, aveva diramato una nota con la quale contestava la selezione di collaboratori esterni promossi dall'Amministrazione comunale. «E' questo il vero motivo - dicono i sindacati - dei tagli agli stipendi e agli organici, privilegiando collaborazioni e consulenze esterne. In sostanza anche a Seregno l’amministrazione comunale vuole tagliare le retribuzioni ai propri dipendenti, svilire e mortificare la loro professionalità. Tutto questo come se fra gli stessi dipendenti non vi fossero professionalità in grado di espletare gli incarichi proposti».
C'è stato un incontro fra il sindaco Giacinto Mariani e la delegazione Rsu comunale in merito al fondo destinato al pagamento dei premi di produzione e alle professioni di carriera. Un incontro che gli stessi sindacati avevano già richiesto con l'intento di riaprire la trattativa dopo la rottura del mese scorso e che potrebbe ricomporsi nei prossimi giorni.

mercoledì 22 ottobre 2008

Basta la volontà

ZORRO oggi sarebbe un comico, visto che il potere e il prepotere sono tragicamente ridicoli. Anche se una risata non li seppellirà, purtroppo. Azzeccatissime, perciò, le critiche alla ministra Gelmini avanzate da Luciana Littizzetto a Che tempo che fa. E non perché ne abbia fatto una caricatura, ma, anzi, per la precisione con cui ne ha messo in chiaro i limiti di comprensione della realtà scolastica. La Littizzetto, tra l’altro, ha insegnato per dieci anni e, rispetto alla Gelmini, ha qualche elemento di conoscenza in più (per non parlare della intelligenza e della cultura generale). Ma tanto, ormai, per fare il ministro non sono richieste doti straordinarie e, per la verità, neppure ordinarie. Per fare il ministro basta la volontà: quella di Berlusconi. Per le donne è gradita la bella presenza e sono assolutamente indispensabili cinismo e faccia di tolla, per adeguarsi al razzismo e al negazionismo preventivo della Lega. Superflua la conoscenza dell’italiano e ancor più della Costituzione, che si pretende solo dagli immigrati

Veltroni lancia il suo 25 ottobre

ROMA - "Il centrosinistra smetta di guardarsi l'obelico e torni ad occuparsi dei problemi veri". "E' stato Di Pietro a rompere con noi, non viceversa. Ma alla Vigilanza continueremo a votare Orlando" "In Italia c'è un'aria di piombo, basta guardare il comportamento dei media". "Se Obama vincerà, cambieranno molte cose anche in Europa". Alla vigilia della manifestazione del 25 ottobre, nella quale si gioca molto, il leader del Pd è determinato a rilanciare. Sé stesso e il suo partito. E lo fa in un lungo videoforum a Repubblica tv.

Sul caso del giorno, la rottura con Antonio Di Pietro, il segretario democratico denuncia che c'è stato "un singolare rovesciamento dei fatti". Perché, dice Veltroni, non è stato lui a rompere con l'ex pm, ma viceversa: "Non ha fatto il gruppo unico, come si era impegnato a fare, e da mesi attacca in modo permanente il Pd. Può capitare a tutti di essere ingannati. E Di Pietro, forse, lo ha fatto con noi".

Il leader del Pd lascia comunque aperto uno spiraglio. Intanto conferma il voto per Orlando alla Vigilanza ("Non si possono accettare pregiudiziali"), poi aggiunge: "Spero che torni ad avere le posizioni che aveva quando firmò il nostro programma". Ma intanto, sottolinea, bisogna smetterla con "l'idea tatticista per la quale le alleanza vengono prima di tutto. Prima la politica, i programmi, i problemi delle persone. Poi le alleanze".

Quindi, i temi concreti. Scuola, lavoro, crisi economica. Ma anche la qualità della nostra democrazia. Perché, secondo Veltroni, "c'è un'aria che si fa irrespirabile. Un'aria di piombo. Una sensazione di pensiero unico che si diffonde. A partire dai giornali, che in maggioranza hanno perso la soglia critica"

Non a caso, negli studi di Repubblica tv, il segretario democratico si chiede: "Che fine ha fatto tutta la campagna nei confronti della casta? Finché c'era Prodi, non si parlava d'altro. Ora? Eppure la corruzione non è finita, la legalità in tante parti è in crisi, gli sprechi resistono".

Sulla scuola Veltroni difende le proteste di questi giorni e attacca la Gelmini. "Il maestro unico - dice - è l'ennesima puntata della strategia di nascondimento della realtà di Palazzo Chigi. Il Paese si sente insicuro, e vede il futuro con incertezza? Bene, allora diamogli il maestro unico, che altro non è che l'illusione del ritorno ai bei tempi andati. Magari per coprire il fatto che a giugno 70mila ricercatori rischiano di andare per strada".

Anche sull'economia il governo non convince. "Adesso - spiega Veltroni - tutti sono convinti che lo Stato deve intervenire. Ma in Italia quando si dice Stato non si dice una entità neutra, ma si dice partiti. Io temo che ci sia il rischio di una eccessiva invadenza". Poi lancia l'allarme: "Questa situazione può lasciare sul terreno due vittime, di cui il governo non sembra occuparsi più di tanto. Le piccole e medie imprese e i lavoratori"

Mentre Veltroni parla a Repubblica, Berlusconi torna da Napoli ad attaccare la manifestazione del 25: "Non si risolvono in piazza i problemi del Paese. Dicono solo bugie, noi non faremo risse con chi blatera e farnetica". La replica è secca: "E' lo stesso essere umano che due anni fa parlava da un palco a piazza San Giovanni avendo organizzato una manifestazione contro il governo Prodi. Se lo fa lui va bene, se lo facciamo noi no?. Ma la democrazia, il premier deve capirlo, è fatta così. Si va in piazza e si manifesta".

Del resto, l'appuntamento con il corteo del 25 è per Veltroni uno snodo decisivo verso le prossime scadenze e per i rapporti di forza all'interno del suo partito. Il leader è ottimista: "La manifestazione confermerà che il Pd non solo c'è, ma è in buona salute. Andremo al Circo massimo, a Roma, un luogo vastissimo. Non credo che nessun altro partito possa scegliere la stessa piazza con la certezza di riempirla come faremo noi".

E' lo stesso ottimismo che il segretario democratico professa, al di là dei sondaggi, per il Paese. "Credo che l'Italia sia meglio delle fotografie che lo rappresentano giorno per giorno. I sondaggi valgono nell'imminenza di un voto, per il resto non contano nulla". Lo dimostra, conclude Veltroni, la vicenda di Obama negli Usa: "Dicevano che non ce l'avrebbe mai fatta, mentre ora è sulla soglia della Casa Bianca". E se ci arrivasse, Veltroni ne è convinto, cambierebbero molte cose. Anche in Europa. "Il segnale simbolico sarebbe fortissimo dall'America si può cominciare a sconfiggere la paura, e ricominciare a sperare".

Famiglia Cristiana boccia classi-ponte «Mozione razziale, sono classi-ghetto

ROMA -«È il primo provvedimento razziale del Parlamento». Famiglia  Cristiana boccia senza mezzi termini le classi-ponte per i bambini immigrati proposte dalla Lega definendole «classi-ghetto». Per il settimanale dei Paolini, la mozione approvata alla Camera «fa scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione».

«FANTASIA PADANA SENZA LIMITI» - «La "fantasia padana" - è l'affondo di Famiglia Cristiana - non ha più limiti, né‚ pudore». «La Lega cavalca l'onda - scrive ancora il settimanale in un editoriale del numero in edicola mercoledì - e va all'arrembaggio dell'immigrato», dopo aver proposto le impronte ai rom, il permesso a punti e aver ostacolato i ricongiungimenti familiari. «Il problema dell'inserimento degli stranieri a scuola è reale - osserva il giornale - ma le risposte sono "criptorazziste", non di integrazione. Chi pensa a uno "sviluppo separato" in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama "apartheid"». Famiglia Cristiana registra l'opposizione di Pierferdinando Casini e del Secolo d'Italia e ricorda le linee guida dell'ex ministro Letizia Moratti, approvate anche dalla Lega Nord, che prevedevano di affiancare alle classi ordinarie un certo numero di lezioni settimanali per l'insegnamento della lingua.

«L'ESEMPIO DI FIRENZE» - «Il governo potrebbe far cadere (per amor di patria) la prima "mozione razziale" approvata dal Parlamento italiano. Oppure - aggiunge il settimanale - guardare a esperienze come a Firenze dove un pulmino passa a prendere i bambini stranieri a scuola, li porta ai corsi d'italiano e poi li riporta in classe». In ogni caso, la critica alla proposta di classi-ponte, è senza remissione, e il settimanale cita nell'occhiello dell'editoriale anche Alessandra Mussolini, presidente della commissione per l'Infanzia, che l'ha definita «un provvedimento di stampo razzista

martedì 21 ottobre 2008

NOTTE BIANCA DELLA BRIANZA, PERCHE’ L’AMMINISTRAZIONE NON RISPONDE

Il 16 settembre ho presentato la seguente interpellanza “Notte bianca della brianza, chi paga e chi ci guadagna. Da allora sono comparse sui giornali interventi del Sindaco, dell’Assessore e dei rappresentanti della società MBeventi, che hanno dato la loro versione. Sono comparsi dappertutto ma di risposte all’interpellanza neanche l’ombra. Nonostante tutti questi interventi nessuno ha risposto alle domande fatte che sono le seguenti.
In base a quali criteri è stata scelta la società MB Eventi?
Per quali motivi non sono stati invitati a presentare dei progetti anche altre società che avevano manifestato il loro interesse a organizzare la Notte bianca?
Considerato che la determina di affidamento dell’incarico prevede di erogare la somma di 10.000 euro alla società in oggetto, e che la stessa afferma che “L’importo delle sponsorizzazioni potrà essere aumentato oltre la soglia minima, e che MB Eventi tratterrà il 10% di essa” ci dicano:
• Qual è il valore della soglia minima delle sponsorizzazioni?
• Di quanto è stata aumentata e chi ha deciso di aumentarla?
• A quanto ammonta il compenso relativo alle sponsorizzazioni percepito da MB Eventi?
Considerato poi che per la notte bianca della Brianza il Comune (cioè noi) esborsa 36.000 euro, la Regione (cioè noi ) 2000 euro, la Provincia (cioè noi) 8000 euro, AEB (cioè noi) 12.000 euro, Gelsia (cioè noi) 2500 euro, per un totale di 60.500 euro che i cittadini di Seregno pagano direttamente o indirettamente ci dicano se tra le sponsorizzazioni di cui sopra, per le quali MB Eventi trattiene il 10%, rientrano anche gli enti, le istituzioni e le società citate (regione, Provincia, Gelsia e AEB)
Con l’interpellanza chiedevo inoltre che mi venisse fornito un elenco dettagliato di tutte le società, enti, associazioni, persone fisiche o giuridiche che hanno sponsorizzato l’evento e il relativo esborso, nonché l’elenco dettagliato delle spese sostenute, voce per voce.
Non mi sono stati forniti, (il testo unico degli enti locali e lo Statuto del Comune di Seregno prevedono la consegna entro 30 giorni della documentazione) perché?

Seregno, spari all’auto di un consigliere

COLPI DI PISTOLA nella notte contro l’autovettura del consigliere comunale Claudio Busnelli. Era da poco passata la mezzanotte quando in via Bottego sono stati sentiti alcuni colpi d’arma da fuoco indirizzati contro l’auto del quarantaseienne esponente politico di «Amare Seregno», la lista civica che alle ultime elezioni amministrative ha sostenuto il sindaco Giacinto Mariani. La vettura, una Mercedes familiare blu, era parcheggiata davanti all’abitazione del consigliere comunale che soltanto al mattino si è accorto di quanto effettivamente era accaduto nottetempo. Sull’episodio stanno indagando i carabinieri della Compagnia di Seregno che per il momento battono tutte le possibili piste. Difficile a questo punto delle indagine stabilire se si è trattato di un semplice atto vandalico oppure di una vera e propria intimidazione nei confronti dell’esponente politico che in seno al consiglio comunale presiede anche la Commissione Politiche Commerciali e Produttive.

BUSNELLI abita in via Bottego assieme alla moglie e alle due giovani figlie: «Per la verità - ha dichiarato lo stesso Busnelli, dal luglio scorso ex dipendente della Dell’Orto Carburatori - ho sentito alcune detonazioni ma le ho collegate allo scoppio di fuochi artificiali. Non riesco proprio a capacitarmi di quanto accaduto. la mia idea è che si sia trattata di una bravata e ad andarci di mezzo è stata la portiera della mia vettura trapassata da tre proiettili. Negli ultimi mesi mi sono occupato di oratori e gruppi sportivi che non rappresentano certo argomenti da ...sparatorie«. Piena solidarietà è stata espressa a livello politico dai colleghi che siedono sui banchi consigliari: Ad indagini incorso - ha dichiarato Roberto Pozzoli, capogruppo di Amare Seregno - non possiamo che esprimere la nostra preoccupazione per un simile atto di elevata gravità e dare tutta la nostra solidarietà al consigliere Busnelli, per il quale nutriamo la più profonda stima e fiducia».

ANCHE IL SINDACO Giacinto Mariani ha espresso la solidarietà di tutto il consiglio comunale: «Di per sè un fatto molto grave sul quale le indagini dovranno fare chiarezza. Al consigliere Busnelli va tutta la nostra solidarietà». Purtroppo non è la prima volta che a Seregno i politici entrano nel mirino dei maleintenzionati. E’ del gennaio scorso l’atto di vandalismo compiuto contro l’autovettura del vicesindaco Attilio Gavazzi. Qualche anno prima furono esplosi anche colpi di pistola contro le vetrine della sede dell’Udc in via Cavour e successivamente furono imbrattate le targhe esposte davanti alla sede di Forza Italia in piazza Vittorio Veneto.

Firma per Roberto Saviano

(per firmare vai sul sito Repubblica.it)
Roberto Saviano è minacciato di morte dalla camorra, per aver denunciato le sue azioni criminali in un libro - "Gomorra" - tradotto e letto in tutto il mondo. E' minacciata la sua libertà, la sua autonomia di scrittore, la possibilità di incontrare la sua famiglia, di avere una vita sociale, di prendere parte alla vita pubblica, di muoversi nel suo Paese. Un giovane scrittore, colpevole di aver indagato il crimine organizzato svelando le sue tecniche e la sua struttura, è costretto a una vita clandestina, nascosta, mentre i capi della camorra dal carcere continuano a inviare messaggi di morte, intimandogli di non scrivere sul suo giornale, "Repubblica", e di tacere.
Lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggerlo e per sconfiggere la camorra. Ma il caso Saviano non è soltanto un problema di polizia. E' un problema di democrazia. La libertà nella sicurezza di Saviano riguarda noi tutti, come cittadini.
Con questa firma vogliamo farcene carico, impegnando noi stessi mentre chiamiamo lo Stato alla sua responsabilità, perché è intollerabile che tutto questo possa accadere in Europa e nel 2008.

E' morto Vittorio Foa

ROMA - E' morto a 98 anni Vittorio Foa, politico, scrittore e giornalista. Dagli esordi in Giustizia e Libertà negli anni Trenta, passando per la Resistenza, per la Costituente, la militanza nel Psi, nella Cgil, nel Psiup, la vicinanza al Pci come indipendente, Foa ha attraversato l'intera storia del movimento operaio e della sinistra italiana. A dare la notizia della scomparsa, d'intesa con la famiglia, è stato il segretario del Pd, Walter Veltroni. In una nota, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ricorda "senza alcun dubbio" come "una delle figure di maggiore integrità e spessore intellettuale e morale della politica e del sindacalismo italiano del Novecento".

Il capo dello Stato ricorda anche "la sua dedizione alla causa della libertà, la partecipazione alla Resistenza, l'impegno nell'Assemblea Costituente e nel Parlamento repubblicano, la piena identificazione, da combattivo dirigente della Cgil e da studioso, con il mondo del lavoro", caratteristiche che "gli hanno garantito un posto d'onore nella storia dell'italia repubblicana". Vittorio Foa è morto a Formia, in provincia di Latina, dove si era trasferito nel 1989 ma dove già aveva, da anni, una casa in campagna (per la precisione a Castelforte). Come da sua volontà, sarà cremato e le ceneri saranno deposte nella città pontina.

Esprime "profondo dolore" il presidente della Camera Gianfranco Fini: "Una luminosa figura della storia della Repubblica, un padre della democrazia italiana che ha onorato le istituzioni con la meritoria opera politica e con il lucido lavoro intellettuale, uniti al grande rigore morale e alla ferma coerenza personale. Sono convinto- continua Fini - che la sua lezione di libertà resterà nella memoria degli italiani come esempio di attaccamento alla Costituzione e ai valori che sono in essa custoditi".

"E' un immenso dolore per noi, per il popolo italiano - dice Veltroni - per gli italiani che credono nei valori di democrazia e libertà, per l'Italia che lavora, per il sindacato, a cui Vittorio Foa ha dedicato la parte più importante della sua vita". Ma anche "un dolore personale" perché "Foa incarnava ai miei occhi il modello del militante della democrazia, con una meravigliosa storia di sofferenza, lotta e speranza, un uomo della sinistra e della democrazia mosso da un ottimismo contagioso e da un elevatissimo disinteresse personale. Penso che tutto il Paese senta Vittorio Foa come uno dei suoi figli migliori". "Un uomo - ha aggiunto Massimo D'Alema - la cui vita è stata tutta una testimonianza dei valori e degli ideali della sinistra democratica".

A Veltroni e D'Alema fa eco il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti: "A Foa abbiamo guardato come a un esempio luminoso, alla sua lucidità di pensiero, alla sua vita esemplare colma di battaglie in difesa della democrazia e della pace, dei valori fondanti della Repubblica e della Costituzione, del lavoro e della giustizia sociale". "Cordoglio e tristezza", a nome delle senatrici e dei senatori del gruppo del Pd, anche da parte di Anna Finocchiaro, che ricorda Foa come "una voce che non ha mai mancato di difendere il rispetto dei diritti fondamentali". Un minuto di silenzio è stato osservato durante la seduta del Consiglio regionale del Lazio. Mentre il presidente della Regione, Piero Marrazzo, sottolinea che "i grandi valori democratici dell'Italia repubblicana restano orfani di uno dei loro testimoni più autentici". E il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: "Scompare un combattente generoso, colto e intelligente".

"Abbiamo respirato a ogni incontro, a ogni lettura tanta libertà e un'intelligenza politica acuta e carica di futuro - dice Fausto Bertinotti - un futuro che ha amato sempre perché mai ha rinunciato a costruirlo. Sarà impossibile dimenticarlo". Cordoglio anche da Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, che proprio quest'anno aveva conferito a Foa l'iscrizione onoraria.

"Un giorno di lutto per l'Italia - afferma il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi - se ne va uno degli uomini che hanno segnato la storia culturale della sinistra. Che resta orfana di un grande pensatore e di un punto di riferimento fondamentale". Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, "scompare una personalità straordinaria, di notevole intelligenza e grande fascino". "Ha offerto a noi e alle generazioni future una testimonianza preziosa e un esempio altissimo di valore umano e civile", aggiunge il presidente del Senato, Renato Schifani.

"Un vuoto enorme nella cultura democratica e riformista del nostro Paese", aggiunge Rosy Bindi. "Scompare l'ultimo di una grande tradizione del sindacalismo italiano - osserva il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari - che componeva in sé consapevolezza della specificità del lavoro sindacale, competenze economiche e organizzative di alto livello, con ampia visione politica e culturale".

Autore di numerosi libri (fra gli altri, Il cavallo e la torre, Questo Novecento, Il silenzio dei comunisti - con Miriam Mafai e Alfredo Reichlin -, Il sogno di una destra normale - con Furio Colombo -, Lettere della giovinezza, Sulla curiosità), Foa aveva pubblicato di recente (lo scorso gennaio) per Einaudi Le parole della politica, scritto insieme a Federica Montevecchi. "Forse - sosteneva nel saggio - il degrado della politica e delle sue parole sta proprio nell'agire pensando di essere soli e nel pensare solo a se stessi". Un lavoro dalla lunga gestazione, ma che conteneva l'obiettivo "ambizioso" di analizzare i motivi di "questo degrado e, se possibile, di indicare una via d'uscita". A prevalere era una commistione tra memoria e politica, filo conduttore che ha caratterizzato quasi tutta l'opera di un grande uomo del secolo scorso

Lombardo, taci e paga i debiti di Catania.

Mentre i brianzoli e i comuni tirano la cinghia, Berlusconi ci fa pagare i debiti lasciati dal sindaco e suo medico di fiducia Scapagnini, elargendo ben 140 milioni di euro al comune di Catania per colmare i debiti accumulati dall'amministrazione comunale.

I cittadini della Brianza e i lombardi che lavorano e pagano le tasse, hanno il diritto a una gestione più oculata delle risorse statali e che queste vengano spese per colmare le lacune, anzitutto infrastrutturali, di un territorio che produce una fetta rilevante della ricchezza nazionale".

Non si può essere federalisti a parole e poi muoversi in una direzione opposta

I 140 milioni destinati al comune di Catania sono più di quanto finora il governo ha stanziato per l'Expo, e sono una offesa a tutti i comuni virtuosi, come Seregno.

ANCORA SULLA NOTTE BIANCA

Cresce la polemica sulla notte bianca.
Oltre alla mia interpellanza adesso si scopre che altre società si erano proposte e sono state escluse, senza neppure far fare loro una proposta di progetto.
Ricapitolando, la MB Eventi e comunicazione nasce a giugno, a luglio gli affidano l’incarico di gestire la notte bianca per un importo di 10.000 euro + il 10% dell’introito da sponsorizzazioni, e la scelgono senza neppure prendere in considerazione altre società che si erano proposte per tempo.
Il fatto che l’assessore sia di AN e l’amministratore della MB eventi di AN è solo una coincidenza.

PALAZZO COMUNALE

Adesso vogliono fare credere che se il cantiere è bloccato è colpa nostra.
Ricordo che a marzo del 2005 è partito il cantiere per costruire il palazzo comunale. Che è stato successivamente bloccato dall’amministrazione.
Ricordo che abbiamo detto in tutte le lingue possibili che la procedura che volevano seguire non era corretta
C’è stato un pronunciamento dell’autorità dei contratti pubblici che ha certificato tale illegittimità e ha trasmesso addirittura il fascicolo alla Corte dei Conti;
C’è stato tutto questo e nonostante tutto la giunta ha continuato a sbagliare, e oggi si prenda le proprie responsabilità, perché il ricorso al TAR non è un accanimento, ma la normale conseguenza degli errori fatti in questi anni che, ripeto, erano stati ampiamente preannunciati.

Il popolo delle Primarie si è perduto di ILVO DIAMANTI

E' trascorso giusto un anno dalle primarie che elessero Walter Veltroni alla segreteria del Pd, insieme a un'assemblea costituente composta da qualche migliaio di persone. L'approdo finale dell'Ulivo di Romano Prodi dopo 12 anni di navigazione. Il 14 ottobre 2007 si recarono ai seggi circa tre milioni di persone.. Mentre due anni prima la partecipazione alle primarie che avevano sancito la candidatura di Prodi in vista delle elezioni politiche del 2006 era risultata ancor più larga. Oltre 4 milioni. Ma allora la consultazione riguardava l'intera coalizione di centrosinistra.

In entrambi i casi, però, le primarie hanno costituito un'occasione di straordinaria partecipazione. Milioni di persone, in fila, davanti a seggi improvvisati, a firmare una dichiarazione di appartenenza. Disposte a pagare per votare. Un segno di vitalità della società civile che contrasta con quanti immaginano - e teorizzano - una democrazia stanca, fatta di cittadini indifferenti, per i quali il rito delle elezioni basta e avanza. E' fin troppo.

La risposta alle primarie dimostrò - dimostra - che i cittadini sono silenziosi perché non hanno buone ragioni e valide occasioni per esprimersi. Peraltro, le primarie non vanno confuse con una manifestazione di democrazia diretta. Sono, invece, strettamente collegate alla democrazia rappresentativa, in quanto servono a selezionare e a legittimare la classe dirigente dei partiti oppure le candidature alle elezioni a cariche pubbliche.

Tuttavia, nonostante si celebrino ogni giorno le ricorrenze più improbabili, l'anniversario delle primarie è stato accompagnato da un singolare silenzio. Rotto da alcuni contributi sui giornali di area. E da qualche iniziativa del Pd e dintorni. Come l'avvio di Youdem, la tv di partito voluta da Veltroni. Un convegno dei Democratici di Parisi. Questo silenzio riflette, forse, una certa voglia di rimozione. Alimentata, in primo luogo, dal risultato elettorale dello scorso aprile.

Se le primarie sono nel codice genetico del Pd, la sconfitta ne ha, in qualche misura, ridimensionato il ruolo. Il divario tra la partecipazione di un anno fa e l'ampiezza della sconfitta elettorale ha generato grande delusione. Da ciò una certa, magari inconfessata, voglia di dimenticare. La sconfitta e i suoi precedenti. La tentazione di esorcizzare la delusione per il risultato elettorale rimuovendo - dimenticando - l'illusione prodotta dalle primarie.

Tuttavia immaginare una vittoria, alle elezioni di aprile, era velleitario, visto il grado di sfiducia sociale verso il governo e il centrosinistra. Per cui la disattenzione intorno alle primarie ha altri motivi.

Riflette, in parte, la difficoltà di realizzare il progetto implicito nelle primarie.. La costruzione di un partito aperto al confronto con la società, in grado di favorire la formazione e il rinnovamento della classe dirigente. Le primarie come indicazione di metodo. Come marchio di un nuovo modello di partito e di democrazia. Non possiamo dire che abbiano prodotto i risultati attesi.

Il Pd resta un progetto incompiuto.

Le primarie non sono diventate un metodo di selezione generale e generalizzato. Fin qui, a livello nazionale, sono state usate solo per dare investitura popolare a scelte già fatte dai gruppi dirigenti (Prodi, prima; quindi Veltroni). L'assemblea costituente, eletta un anno fa, d'altronde, si è riunita un paio di volte e sembra già aver concluso la sua missione.

Le primarie, invece, non sono state usate per scegliere i candidati alle politiche. Né il sindaco a Roma. A causa dei tempi troppo ravvicinati, si è detto. Un problema reale. Che, però, sembra essere stato accolto con sollievo nei gruppi dirigenti, preoccupati dall'emergere di qualche sorpresa, per definizione sgradita. In generale, a livello centrale e locale, negli organismi e fra gli eletti del Pd alle cariche più importanti prevalgono sempre i soliti noti. I leader dei partiti da cui originano: Ds e Margherita. Che, spesso, operano distintamente, come due entità specifiche (come ha rilevato una ricerca sul cambiamento dell'organizzazione dei "nuovi" partiti a livello territoriale condotta da Terenzio Fava, dell'Università di Urbino). La distribuzione degli incarichi avviene, inoltre, in base ad appartenenze "partigiane" (e di corrente: d'alemiani, rutelliani, popolari, veltroniani...).

Per cui, le primarie tendono a diventare un problema, perché complicano i rapporti di forza fra ex-partiti, correnti, leader. A livello centrale e locale. Soprattutto se non è possibile controllarne l'esito. Se possono dare, cioè, esiti imprevisti. E quindi sgraditi ai gruppi dirigenti. Come abbiamo osservato altre volte: Obama, mito e bandiera dei democratici italiani, in Italia non riuscirebbe mai a imporsi. A emergere. Troppo giovane: neppure cinquant'anni! Fuori dai giri che contano, controllati da Clinton. E poi, negli Usa (e non solo), difficile imporsi con quella carnagione scura...

Insomma, non è "previsto". In Italia, al massimo l'avrebbero nominato a rappresentare i diritti degli immigrati, in qualche amministrazione comunale; al massimo, in qualche commissione governativa. Anche coloro che parlano di "sfiduciare" Veltroni, d'altronde, pensano di rimpiazzarlo con qualcun altro dei "soliti noti". Per cooptazione o congiura. Sancita - ma solo dopo - dal voto popolare. Il che delinea un modello di democrazia poco democratico.

Un esito contradditorio e un poco ironico, visto che il progetto da cui originano l'Ulivo, il Pd e le primarie mira all'esatto contrario. Porre limiti a questa democrazia personalizzata e al tempo stesso impersonale. Impostata su partiti "senza società". Centralizzati, identificati nel leader. Le cerchie dirigenti scelte in base a criteri di fedeltà e di immagine. Una democrazia in cui la mediazione con la società è svolta dai media.

La televisione, in primo luogo. Dove il contatto con la "gente" avviene attraverso episodici e oceanici bagni di folla, manifestazioni di piazza. Si tratta di un format inventato e imposto da Silvio Berlusconi, che ha adattato e ridisegnato, a modo suo, tendenze presenti - spesso dominanti - in tutto l'Occidente (e non solo). Il filosofo francese Bernard Manin le ha riassunte nella formula della "democrazia del pubblico". Lo stesso Sarkozy ne ha imitato molti tratti.. Alcuni commentatori hanno parlato per questo di "berluskozysmo". Il Pd è nato per contrastarlo sul suo terreno. Ma non sembra esservi riuscito. In particolare, non pare essere capace di opporsi alla deriva della democrazia che esclude gli elettori da ogni scelta relativa a chi dovrebbe rappresentarli.. Una democrazia "rappresentativa" solo a parole, perché i rappresentanti li decide l'oligarchia che comanda. E che, con queste regole e con questi partiti, comanderà per sempre. Visto che la legge elettorale, alle politiche, non prevede il voto di preferenza.

E la dimensione delle circoscrizioni impedisce un rapporto diretto con gli eletti (che invece era possibile nel maggioritario di collegio). Visto che, inoltre, si sta preparando una legge con caratteristiche analoghe anche per le elezioni europee. Con soglia di sbarramento elevata e abolizione delle preferenze. Per impedire qualche imprevisto. Qualche lista sgradita. O peggio: qualche candidato non deciso a livello nazionale. Ormai, solo nelle elezioni amministrative (comunali, provinciali, regionali) la responsabilità degli eletti e degli elettori è chiara. Ma è probabile che, presto, si troverà rimedio anche a queste anomalie. Il Pd, al di là della buona volontà, non pare capace di opporsi a questa partitocrazia senza società. A questa democrazia che limita il potere del cittadino a un esercizio che si svolge - e si esaurisce - una volta ogni tot anni. Quando l'elettore mette una croce su una scheda. E tutto finisce lì. Fino alla prossima.

Per questo l'anniversario delle primarie avrebbe potuto essere una buona occasione. Per ricordare - per non dimenticare. Ciò che il Pd dovrebbe diventare. Ma che ancora non è - e non sappiamo se mai diventerà. Per ricordare - per non dimenticare. Ciò che rischia di diventare la nostra democrazia. Fondata su partiti chiusi - alla società e alla "circolazione delle élites" (per citare Pareto). Una democrazia povera, per pochi intimi.

Avrebbe potuto essere, ma non lo è stato, un'occasione per ricordare. Questo anniversario finito come è cominciato. Nell'indifferenza.