CAGLIARI - Se non ora, quando? "La volta scorsa ho fatto una grandissima cavolata a non candidarmi alle primarie". Ci furono pressioni enormi, "sarei andato a chiedere i voti ai segretari delle federazioni mettendoli in imbarazzo perché il partito aveva fatto un'altra scelta. Mi rimaneva la possibilità di mettermi alla testa di una lista di consumatori.". Troppo poco per puntare al vertice. Ma gli errori non si ripetono.
Pierluigi Bersani ha un programma, un'idea di Partito democratico (opposta per molti versi a quella di Walter Veltroni), una visione di come si esercita la leadership. Persino l'età non è un problema, a dispetto dei soliti discorsi sul ricambio generazionale. "Sono un giovane di lungo corso, io", dice scherzando dall'alto dei suoi 57 anni. Dunque, ora. Il dado è tratto, Bersani lancia la sua corsa verso la segreteria del Pd. Con i tempi del partito che celebra il congresso a ottobre, certo. Con le variabili della politica: elezioni in Sardegna, amministrative, Europee. "Ma ho deciso di espormi subito perché sento il disamore dei nostri elettori, la mancanza di una prospettiva. Hanno bisogno di un punto di riferimento, altrimenti se ne vanno".
Bersani gira l'Italia da settimane, nei centri della crisi. Lavora per "la ditta", ma si guarda anche intorno, cerca di capire cosa chiedono i cittadini al Partito democratico. E a un eventuale nuovo segretario. Ieri era in Sardegna. Per Renato Soru, che potrebbe essere uno sfidante in autunno, e per ascoltare le domande del mondo del lavoro. Davanti ai cancelli della Syndial, fabbrica di cloro dell'Eni, trova ad aspettarlo tutti i 220 operai preoccupati per il loro futuro. Li rassicura, li prende sotto braccio, li coccola col suo accento emiliano, spiega anche qual è secondo lui la missione principale di un partito di sinistra. "Da 150 anni la nostra storia, con le sue evoluzioni, si fa carico del punto di vista dei più deboli, dei subordinati. Questo dobbiamo continuare a fare per costruire una società migliore". Poi nella sede regionale del Pd a Cagliari, accompagnato dal "commissario" Achille Passoni e dall'assessore all'Industria Concetta Rau, incontra i rappresentanti dell'Eurallumina, raffineria del Sulcis che il 23 febbraio rischia di chiudere i battenti per un anno. Così hanno deciso i proprietari russi.
Qui Bersani non si limita ad offrire sostegno, garanzie. Chiama l'ambasciatore russo perché nel Paese di Putin affari e politica vanno a braccetto. Telefona al ministro Scajola: "Quando lo aprite questo tavolo?". Il tour prosegue a nord: inaugurazione di un circolo del Pd a Uras, poi l'altra zona calda di Porto Torres.
I lavoratori sono la forza del Pd. E potrebbero essere la sua. Sia chiaro, questo fronte non va abbandonato. "Per il 13 febbraio ho aderito alla mobilitazione dei metalmeccanici e del pubblico impiego. E non mi venissero a dire che sono filo-Cgil. Quando si parla con gli imprenditori ci vogliono le truppe. Se hai dietro un consenso e una proposta ragionevole allora gli industriali ti stimano, ti ascoltano. Se lecchi i piedi, non ti stimano e non ti ascoltano". Questa bandiera quindi non la molla. "Ma lo sapevate che Di Pietro aveva aderito allo sciopero nazionale della Cgil? E che il 13 sarà in piazza sia con i metalmeccanici sia con i dipendenti pubblici? Ma vi pare che il Pd si deve far togliere la rappresentanza dei lavoratori da Tonino?".
No, così non va. Il partito, com'è oggi, non funziona. Le attenuanti non mancano, "perché lo so anch'io che siamo ancora nella fase costituente". Ma il Pd non riesce a darsi un profilo, una missione. "Perché esistiamo?", è la domanda senza risposta. Il riformismo "non è andar per funghi, come ho visto alla scuola di formazione di Cortona", fiore all'occhiello veltroniano. "Parla Rifkin, poi un altro professorone, un altro ancora e alla fine non si capisce l'obiettivo". Anche la conferenza programmatica di aprile può diventare un'occasione persa. "L'ho detto a Bettini. Coinvolgiamo subito la periferia, organizziamo assemblee sul territorio, facciamoci mandare dei documenti su 4-5 grandi temi: la crisi, l'Europa visto che si vota dopo poco, un Welfare universalistico, il Nord e il Sud. Mi ha ascoltato con grande attenzione, poi si è deciso il contrario. Si chiamano a raccolta 3000 persone il giorno prima, le si divide in una decina di gruppi, poi all'assemblea parlano i portavoce dei gruppi, due ospiti stranieri, magari Bono o chissà chi altro, si chiude con un discorso di Veltroni. Ma così Walter si riduce a fare il leader dei supporter e questo non può bastare a un grande partito". Invece è necessario motivare gli iscritti, farli partecipare. "Sennò tanto vale mettere nei circoli quei manifesti che si appendevano dal barbiere: vietato parlare di politica".
La sua candidatura è emersa da una riunione di Red, l'associazione dalemiana. Come dire che nasce nell'ambito dell'eterno dualismo tra Massimo e Walter. "Lo so, è una dinamica che ha stancato anche me. Però a Veltroni è piaciuto il cappello di D'Alema alle primarie.". Con il segretario in questi giorni ha il dente avvelenato. "Se hai un'opinione diversa vuoi distruggere il partito. Se ti acconci, come è avvenuto per la legge delle Europee, sei uno sconfitto. Adesso basta. Quando io e mia moglie litigavamo di brutto non andavo di là dalle bambine a dire che il papà voleva strangolare la mamma. Le consolavo: "Non succede niente, stiamo solo discutendo"". Bersani non scrive romanzi, non ha la barca, non cucina risotti. E' un antipersonaggio, per molti più un tecnico che un politico, molto competente sì, ma oltre questo? "Forse è pure vero, sembro un tecnico, ma ho anche approfittato di questa fama per rimanere fuori da certi meccanismi". Del suo privato si conosce soprattutto la passione per Vasco Rossi. "E chi dice che è un maschilista non capisce niente. Le donne sanno benissimo che il maschilismo di Vasco è solo un vezzo, un gioco. A far girare il mondo, anche in quelle canzoni, sono sempre loro".
venerdì 6 febbraio 2009
MSF sconcertata dal provvedimento
Medici senza frontiere "è sconcertata per la scelta del Senato di ignorare il grido di allarme lanciato da medici, infermieri e ostetriche, e continuerà la sua battaglia affinché" l'emendamento della Lega Nord al pacchetto sicurezza che cancella la norma secondo cui il personale sanitario non deve denunciare lo straniero clandestino che si rivolge alle strutture sanitarie pubbliche "venga bocciato dalla Camera". Msf "esprime profonda preoccupazione e allarme per le conseguenze dell'approvazione dell'emendamento" che elimina il principio di non segnalazione alle autorità degli immigrati irregolari. L'ambiguità conseguente a tale abrogazione e, di conseguenza, il concreto rischio di segnalazione e/o denuncia contestuale alla prestazione sanitaria creerà nell'immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche, una reazione di paura e diffidenza in grado di ostacolarne l'accesso alle strutture sanitarie. Tutto ciò potrebbe provocare una pericolosa 'marginalizzazione sanitaria' di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio". "Siamo sconcertati per la scelta del Senato - dichiara Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf Italia - di avere consapevolmente ignorato il grido di allarme lanciato dagli ordini professionali di medici, infermieri e ostetriche e da centinaia di associazioni e rappresentanti della società civile. Una scelta che sancisce la caduta del principio del segreto professionale per il personale sanitario volto a tutelare il paziente come essere umano indipendentemente da ogni altra considerazione". Msf, promotrice insieme a Simm (Società italiana di medicina delle migrazioni), Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) e Oisg (Osservatorio italiano sulla salute globale) della campagna 'Siamo medici e infermieri - Non siamo spie', si appella ora alla Camera dei deputati perché riveda la posizione assunta dal Senato sul comma 5.
I medici devono solo curare
Arrivano da ogni parte critiche all'emendamento leghista approvato oggi dal Senato. La protesta è del tutto trasversale e non conosce barriere ideologiche o confessionali:
A puntare il dito contro la misura è, per esempio il presidente dei medici cattolici, Vincenzo Saraceni. "Sono certo - spiega all'ADNKRONOS SALUTE il presidente dell'Amci - che i medici si asterranno dal denunciare gli irregolari a cui prestano cure. E anche noi daremo indicazioni in tal senso, fatta eccezione, chiaramente, per quei pazienti che si sono macchiati di gravi crimini. Ma questo vale anche per gli italiani, non solo per gli immigrati. Siamo preoccupati - ha aggiunto - che gli irregolari non si rivolgano più al Ssn, per comprensibile paura". E su eventuali ripercussioni sulla salute della collettività, Saraceni riconosce: "non vorrei agitare spettri, ma è chiaro che se una malattia infettiva non viene curata cresce il rischio che si diffonda. E comunque, al di là di questo aspetto, siamo preoccupati per la salute dei singoli".
"La scelta - ha dichiarato Stefano Biasioli, Presidente Nazionale CIMO-ASMD - di 156 Senatori di votare a favore di un anomalo emendamento, che costringerebbe i medici a denunciare lo straniero irregolare che si rivolge alle strutture sanitarie, non provoca meraviglia ma ribrezzo nei medici del SSN. Ciascuno di noi - ha aggiunto Biasioli - ha giurato, all'inizio della sua professione, di curare in maniera uguale tutti i pazienti che necessitino di cure mediche. Il giuramento d'Ippocrate è certamente prioritario rispetto a "certe regole/norme" dello Stato, soprattutto se in grave sospetto di incostituzionalità e di razzismo". "Per il bene di questo Paese, la CIMO si augura che la Camera voglia cancellare rapidamente l'emendamento in questione, indegno di un Paese civile. In caso contrario i medici continueranno a comportarsi come hanno fatto sinora: ossia curando la persona malata senza chiederle né la residenza, né la religione, né la cittadinanza".
"Come rappresentante dei medici che operano negli ospedali pubblici e che quotidianamente vivono a contatto con pazienti di qualsiasi provenienza - commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed Carlo Lusenti - posso testimoniare l'importanza di non avere limitazioni nell'accoglienza dei malati per prevenire pericolose quanto evitabili forme di discriminazione che in questo ambito potrebbero portare a situazioni di vero e proprio allarme sanitario. Sono costretto ancora una volta a constatare - conclude Lusenti - la preoccupante superficialità che il Governo non perde occasione di dimostrare nei confronti dei problemi della salute e della sanità di questo Paese.
Anche la FP CGIL attraverso il segretario nazionale Massimo Cozza annuncia che "I medici e gli infermieri al pronto soccorso degli ospedali non faranno i delatori né le spie verso i clandestini che hanno necessità di curarsi. Non chiederemo i documenti, rispettando la deontologia e la Costituzione che antepongono il diritto alla salute e alla cura". La norma abolita - incalza il sindacalista - era una norma di civiltà e di tutela della salute collettiva".
"Il provvedimento contiene ombre e criticità che occorreva evitare con saggezza". Questo il pensiero di Giuseppe Garraffo Segretario Generale Cisl Medici - che ha aggiunto: "per la generalità dei medici il DDL approvato dal Senato è criticabile sul piano normativo, su quello etico-deontologico e su quello più strettamente sanitario-epidemiologico". "E' stato un errore, uno scivolone politico-parlamentare eliminare il divieto al medico di denunciare i pazienti immigrati clandestini". "E' di difficile comprensione e autolesionistico l'uso della discriminazione sanitaria nei riguardi dei clandestini". "Il medico deve agire secondo coscienza e i principi umanitari devono valere per tutti". "Una normativa sbagliata può rapidamente favorire il realizzarsi di una sanità clandestina e illegale con conseguente pericolo sociale derivante da gravi carenze della profilassi igienico sanitaria
A puntare il dito contro la misura è, per esempio il presidente dei medici cattolici, Vincenzo Saraceni. "Sono certo - spiega all'ADNKRONOS SALUTE il presidente dell'Amci - che i medici si asterranno dal denunciare gli irregolari a cui prestano cure. E anche noi daremo indicazioni in tal senso, fatta eccezione, chiaramente, per quei pazienti che si sono macchiati di gravi crimini. Ma questo vale anche per gli italiani, non solo per gli immigrati. Siamo preoccupati - ha aggiunto - che gli irregolari non si rivolgano più al Ssn, per comprensibile paura". E su eventuali ripercussioni sulla salute della collettività, Saraceni riconosce: "non vorrei agitare spettri, ma è chiaro che se una malattia infettiva non viene curata cresce il rischio che si diffonda. E comunque, al di là di questo aspetto, siamo preoccupati per la salute dei singoli".
"La scelta - ha dichiarato Stefano Biasioli, Presidente Nazionale CIMO-ASMD - di 156 Senatori di votare a favore di un anomalo emendamento, che costringerebbe i medici a denunciare lo straniero irregolare che si rivolge alle strutture sanitarie, non provoca meraviglia ma ribrezzo nei medici del SSN. Ciascuno di noi - ha aggiunto Biasioli - ha giurato, all'inizio della sua professione, di curare in maniera uguale tutti i pazienti che necessitino di cure mediche. Il giuramento d'Ippocrate è certamente prioritario rispetto a "certe regole/norme" dello Stato, soprattutto se in grave sospetto di incostituzionalità e di razzismo". "Per il bene di questo Paese, la CIMO si augura che la Camera voglia cancellare rapidamente l'emendamento in questione, indegno di un Paese civile. In caso contrario i medici continueranno a comportarsi come hanno fatto sinora: ossia curando la persona malata senza chiederle né la residenza, né la religione, né la cittadinanza".
"Come rappresentante dei medici che operano negli ospedali pubblici e che quotidianamente vivono a contatto con pazienti di qualsiasi provenienza - commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed Carlo Lusenti - posso testimoniare l'importanza di non avere limitazioni nell'accoglienza dei malati per prevenire pericolose quanto evitabili forme di discriminazione che in questo ambito potrebbero portare a situazioni di vero e proprio allarme sanitario. Sono costretto ancora una volta a constatare - conclude Lusenti - la preoccupante superficialità che il Governo non perde occasione di dimostrare nei confronti dei problemi della salute e della sanità di questo Paese.
Anche la FP CGIL attraverso il segretario nazionale Massimo Cozza annuncia che "I medici e gli infermieri al pronto soccorso degli ospedali non faranno i delatori né le spie verso i clandestini che hanno necessità di curarsi. Non chiederemo i documenti, rispettando la deontologia e la Costituzione che antepongono il diritto alla salute e alla cura". La norma abolita - incalza il sindacalista - era una norma di civiltà e di tutela della salute collettiva".
"Il provvedimento contiene ombre e criticità che occorreva evitare con saggezza". Questo il pensiero di Giuseppe Garraffo Segretario Generale Cisl Medici - che ha aggiunto: "per la generalità dei medici il DDL approvato dal Senato è criticabile sul piano normativo, su quello etico-deontologico e su quello più strettamente sanitario-epidemiologico". "E' stato un errore, uno scivolone politico-parlamentare eliminare il divieto al medico di denunciare i pazienti immigrati clandestini". "E' di difficile comprensione e autolesionistico l'uso della discriminazione sanitaria nei riguardi dei clandestini". "Il medico deve agire secondo coscienza e i principi umanitari devono valere per tutti". "Una normativa sbagliata può rapidamente favorire il realizzarsi di una sanità clandestina e illegale con conseguente pericolo sociale derivante da gravi carenze della profilassi igienico sanitaria
giovedì 5 febbraio 2009
ARTICOLO SEREGNO INFORMA
ALTRI 500.000 EURO PER NON FARE IL NUOVO PALAZZO COMUNALE
Sempre più indecente, triste, drammatica, o forse comica la vicenda del palazzo comunale. Non solo il Sindaco non ha risparmiato un euro che sia uno per non fare il palazzo, non solo ci ha fatto pagare un milione e passa di penali, adesso ce ne farà pagare ancora 547.000 di euro. La Giunta ha infatti accettato l’accordo bonario sulla cifra citata, e pagherà la maggior somma perché, a partire dall’agosto 2007 l’impresa costruttrice non è stata messa nelle condizioni di lavorare! Come si giustificherà il Sindaco questa volta? Riuscirà ancora a dire che è colpa degli altri. I cittadini stanno pagando fior di quattrini per delle scelte insensate. Dove sono andati a finire i 40 miliardi di lire che avevano promesso in campagna elettorale?
COMPENSI AMMINISTRATORI GELSIA E AEB, +40% I componenti del CDA di Gelsia, di AEB e di tutte le società controllate, nelle quali compaiono figlie, sorelle, fratelli e cognati di assessori e consiglieri di centro destra, percepiscono 18000 euro di compenso annuo (30.000 il Presidente) pari probabilmente agli stipendi degli operai di Gelsia appena assunti, con la differenza che questi ultimi lavorano 8 ore al giorno, al caldo o al freddo, col gas o con la corrente, mentre i primi (gli amministratori) saranno impegnati, se va bene, un paio di ore la settimana. E chi paga siamo noi contribuenti. Nel 2007 queste indennità erano poco più di 13.000 euro per consigliere e 23.000 per Presidente, e riguardavano il consiglio di amministrazione di AEB, che allora gestiva tutti i servizi. Oggi AEB ha conferito le attività di Gas, Elettricità a Gelsia, e l’acqua a Brianza Acque, quindi la domanda viene spontanea: cosa fanno e perché si sono aumentati lo stipendio del 40%
L’AMMINISTRAZIONE DEI RECORD I record delle cose non fatte
In 4 anni non ha progettato un metro quadrato di verde e un metro quadrato di pista ciclabile.
Se non fa i parchi e le piste ciclabili farà le strade? No. Eccolo l’altro record, il record delle opere pubbliche rimandate. La riqualificazione di via Cadore e via Colzani erano inizialmente previsti nel 2007 e 2008, sono state spostate al 2011. La pista ciclabile San Carlo – Stadio è stata rimandata al 2011, era prevista nel 2006. Gli interventi alle scuole Stoppani e Moro sono stati ulteriormente posticipati agli anni futuri. E’ dal 2007 che gli interventi su queste scuole vengono continuamente rimandati. Per non accontentare nessuno, la giunta ha deciso anche di rinviare di un anno il rifacimento della pista di atletica allo stadio. Anche le opere previste nel 2009 sono a rischio, infatti per via Wagner, Briantina, Monterosa, Piazza stazione, sono stati stanziati 2 milioni di euro, mentre solo l’anno scorso per le stesse opere di soldi ne erano stati previsti 2.750.000. Ne consegue che alcune di queste opere verranno tagliate, anche perché il bilancio del Comune dovrà prevedere di sborsare i 547.000 euro citati.
Mauro Ballabio
Sempre più indecente, triste, drammatica, o forse comica la vicenda del palazzo comunale. Non solo il Sindaco non ha risparmiato un euro che sia uno per non fare il palazzo, non solo ci ha fatto pagare un milione e passa di penali, adesso ce ne farà pagare ancora 547.000 di euro. La Giunta ha infatti accettato l’accordo bonario sulla cifra citata, e pagherà la maggior somma perché, a partire dall’agosto 2007 l’impresa costruttrice non è stata messa nelle condizioni di lavorare! Come si giustificherà il Sindaco questa volta? Riuscirà ancora a dire che è colpa degli altri. I cittadini stanno pagando fior di quattrini per delle scelte insensate. Dove sono andati a finire i 40 miliardi di lire che avevano promesso in campagna elettorale?
COMPENSI AMMINISTRATORI GELSIA E AEB, +40% I componenti del CDA di Gelsia, di AEB e di tutte le società controllate, nelle quali compaiono figlie, sorelle, fratelli e cognati di assessori e consiglieri di centro destra, percepiscono 18000 euro di compenso annuo (30.000 il Presidente) pari probabilmente agli stipendi degli operai di Gelsia appena assunti, con la differenza che questi ultimi lavorano 8 ore al giorno, al caldo o al freddo, col gas o con la corrente, mentre i primi (gli amministratori) saranno impegnati, se va bene, un paio di ore la settimana. E chi paga siamo noi contribuenti. Nel 2007 queste indennità erano poco più di 13.000 euro per consigliere e 23.000 per Presidente, e riguardavano il consiglio di amministrazione di AEB, che allora gestiva tutti i servizi. Oggi AEB ha conferito le attività di Gas, Elettricità a Gelsia, e l’acqua a Brianza Acque, quindi la domanda viene spontanea: cosa fanno e perché si sono aumentati lo stipendio del 40%
L’AMMINISTRAZIONE DEI RECORD I record delle cose non fatte
In 4 anni non ha progettato un metro quadrato di verde e un metro quadrato di pista ciclabile.
Se non fa i parchi e le piste ciclabili farà le strade? No. Eccolo l’altro record, il record delle opere pubbliche rimandate. La riqualificazione di via Cadore e via Colzani erano inizialmente previsti nel 2007 e 2008, sono state spostate al 2011. La pista ciclabile San Carlo – Stadio è stata rimandata al 2011, era prevista nel 2006. Gli interventi alle scuole Stoppani e Moro sono stati ulteriormente posticipati agli anni futuri. E’ dal 2007 che gli interventi su queste scuole vengono continuamente rimandati. Per non accontentare nessuno, la giunta ha deciso anche di rinviare di un anno il rifacimento della pista di atletica allo stadio. Anche le opere previste nel 2009 sono a rischio, infatti per via Wagner, Briantina, Monterosa, Piazza stazione, sono stati stanziati 2 milioni di euro, mentre solo l’anno scorso per le stesse opere di soldi ne erano stati previsti 2.750.000. Ne consegue che alcune di queste opere verranno tagliate, anche perché il bilancio del Comune dovrà prevedere di sborsare i 547.000 euro citati.
Mauro Ballabio
Massimo Ponzoni (Forza Italia), condannato ad abbattere due villette abusive perché costruite su un terreno agricolo non edificabile a Cesano Maderno
Da repubblica.it
di Andrea Montanari
Se non fosse certificato anche da un sentenza del Tar, sarebbe da non crederci. L’assessore regionale all’Ambiente della giunta Formigoni, Massimo Ponzoni (Forza Italia), non passerà certo alla storia per la tutela del paesaggio lombardo, ma per la condanna ad abbattere due villette abusive perché costruite su un terreno agricolo non edificabile a Cesano Maderno, in Brianza. La prima intestata alla moglie Annamaria Cocozza. La seconda abitata dal cognato Argenio Cocozza e dalla suocera Maria Cacioppo.
Molti nella cittadina dicono che una delle villette è anche l’a bitazione dello stesso assessore, ma lui preferisce non commentare e fa sapere che non è così. Una vittoria del sindaco di Cesano Maderno, Paolo Vaghi, alla guida di una giunta di centrosinistra "anomala", sostenuta anche da alcuni consiglieri comunali ciellini, che il 28 ottobre 2008 aveva firmato un’ordinanza in cui ingiungeva la demolizione dell’immobile. "La legge deve essere uguale per tutti — commenta ora soddisfatto — Chi ha commesso un abuso edilizio deve essere punito, chiunque esso sia. La legge deve essere uguale per tutti". Poi aggiunge sarcastico: "È come se l’a llora ministro dei trasporti Enrico Ferri, quello dei 110 chilometri all’ora, fosse stato pizzicato sfrecciare a 180 o come quei parlamentari che in aula si dichiarano contro la droga, ma poi si scopre che sniffano la cocaina".
La sentenza del Tar della Lombardia, che ha respinto la richiesta di sospensione presentata dai familiari di Ponzoni, infatti, parla chiaro. Non solo conferma che le due villette ora dovranno essere abbattute, ma nel dispositivo lancia anche accuse pesanti. Per esempio che "la domanda dei ricorrenti è stata correttamente rigettata in quanto dolosamente infedeli in ordine alla data di ultimazione dei lavori, come riscontrato dalle fotografie allegate agli atti". Tanto che il tribunale amministrativo ha deciso non solo di condannare la moglie, il cognato e la suocera dell’a ssessore lombardo all’ambiente in solido al pagamento delle spese processuali, ma di trasmettere gli atti alla procura della Repubblica di Monza.
Dalla famiglia dell’assessore un ultimo gesto disperato. "A far data da oggi — hanno scritto in una lettera inviata al sindaco di Cesano Maderno — stiamo provvedendo alla demolizione del manufatto in oggetto". Per alcuni maligni, si tratterebbe solo di un escamotage per evitare di pagare anche il conto della demolizione fatta da altri. Per evitare insomma che al danno si aggiunga anche la beffa. Ma il Comune andrà avanti. Del resto, Massimo Ponzoni, giovane rampante di Forza Italia, diventato assessore di Formigoni un anno fa a soli 34 anni e dato in questi giorni anche tra i papabili per la candidatura del Pdl alla guida della nascente provincia di Monza non sarebbe nuovo ad alcune scelte chiacchierate. Come quando alle ultime elezioni regionali — ricordano a Cesano Maderno — fece affiggere sui suoi manifesti l’i nvito a votarlo come concittadino fin dalla nascita sia a Cesano che a Desio, due comuni oltretutto confinanti.
Il gesto sollevò molte polemiche. Nulla però in confronto al caso scoppiato. Secondo i tecnici, una delle due villette non avrebbe nemmeno dovuto essere costruita e l’altra è stata ampliata oltre i limiti consentiti. Il tutto sotto gli occhi di chi ha la responsabilità della tutela dell’ambiente in Lombardia.
di Andrea Montanari
Se non fosse certificato anche da un sentenza del Tar, sarebbe da non crederci. L’assessore regionale all’Ambiente della giunta Formigoni, Massimo Ponzoni (Forza Italia), non passerà certo alla storia per la tutela del paesaggio lombardo, ma per la condanna ad abbattere due villette abusive perché costruite su un terreno agricolo non edificabile a Cesano Maderno, in Brianza. La prima intestata alla moglie Annamaria Cocozza. La seconda abitata dal cognato Argenio Cocozza e dalla suocera Maria Cacioppo.
Molti nella cittadina dicono che una delle villette è anche l’a bitazione dello stesso assessore, ma lui preferisce non commentare e fa sapere che non è così. Una vittoria del sindaco di Cesano Maderno, Paolo Vaghi, alla guida di una giunta di centrosinistra "anomala", sostenuta anche da alcuni consiglieri comunali ciellini, che il 28 ottobre 2008 aveva firmato un’ordinanza in cui ingiungeva la demolizione dell’immobile. "La legge deve essere uguale per tutti — commenta ora soddisfatto — Chi ha commesso un abuso edilizio deve essere punito, chiunque esso sia. La legge deve essere uguale per tutti". Poi aggiunge sarcastico: "È come se l’a llora ministro dei trasporti Enrico Ferri, quello dei 110 chilometri all’ora, fosse stato pizzicato sfrecciare a 180 o come quei parlamentari che in aula si dichiarano contro la droga, ma poi si scopre che sniffano la cocaina".
La sentenza del Tar della Lombardia, che ha respinto la richiesta di sospensione presentata dai familiari di Ponzoni, infatti, parla chiaro. Non solo conferma che le due villette ora dovranno essere abbattute, ma nel dispositivo lancia anche accuse pesanti. Per esempio che "la domanda dei ricorrenti è stata correttamente rigettata in quanto dolosamente infedeli in ordine alla data di ultimazione dei lavori, come riscontrato dalle fotografie allegate agli atti". Tanto che il tribunale amministrativo ha deciso non solo di condannare la moglie, il cognato e la suocera dell’a ssessore lombardo all’ambiente in solido al pagamento delle spese processuali, ma di trasmettere gli atti alla procura della Repubblica di Monza.
Dalla famiglia dell’assessore un ultimo gesto disperato. "A far data da oggi — hanno scritto in una lettera inviata al sindaco di Cesano Maderno — stiamo provvedendo alla demolizione del manufatto in oggetto". Per alcuni maligni, si tratterebbe solo di un escamotage per evitare di pagare anche il conto della demolizione fatta da altri. Per evitare insomma che al danno si aggiunga anche la beffa. Ma il Comune andrà avanti. Del resto, Massimo Ponzoni, giovane rampante di Forza Italia, diventato assessore di Formigoni un anno fa a soli 34 anni e dato in questi giorni anche tra i papabili per la candidatura del Pdl alla guida della nascente provincia di Monza non sarebbe nuovo ad alcune scelte chiacchierate. Come quando alle ultime elezioni regionali — ricordano a Cesano Maderno — fece affiggere sui suoi manifesti l’i nvito a votarlo come concittadino fin dalla nascita sia a Cesano che a Desio, due comuni oltretutto confinanti.
Il gesto sollevò molte polemiche. Nulla però in confronto al caso scoppiato. Secondo i tecnici, una delle due villette non avrebbe nemmeno dovuto essere costruita e l’altra è stata ampliata oltre i limiti consentiti. Il tutto sotto gli occhi di chi ha la responsabilità della tutela dell’ambiente in Lombardia.
Bossi Jr, Milano e il clima caraibico
La Lega, giurava anni fa Umberto Bossi, «assicura assoluta trasparenza contro ogni forma di clientelismo». Di più: «Non si barattano i valori-guida con una poltrona!». Di più ancora: «Dobbiamo essere in primo luogo inflessibili medici di noi stessi se vogliamo cambiare la società!». Bene, bravo, bis. Ma i figli, come dice Filomena Marturano, «so' piezz'e core». Così, quando si è trattato di dare vita all'«Osservatorio sulla trasparenza e l'efficacia del sistema fieristico lombardo », chi ha piazzato nel Comitato di presidenza? Suo figlio Renzo. Certo, l'approccio «mastelliano» alla raccomandazione («un peccato veniale», l'ha sempre definito Clemente) non è per il segretario della Lega una novità assoluta. Qualche anno fa, infatti, l'uomo che aveva fatto irruzione in politica tuonando contro il familismo, aveva già piazzato a Bruxelles il fratello Franco e il figlio Riccardo. Assunti come portaborse, il primo a carico di Matteo Salvini e il secondo di Francesco Speroni, evidentemente lieti di spendere «in famiglia» la prebenda di 12.750 euro al mese che ogni deputato riceve per l'attaché. Quali competenze avessero l'uno e l'altro non si sa e non si è mai avuto modo di approfondire: dopo la scoperta della doppia sistemazione parentale, ufficializzata dalla pubblicazione sul sito Internet www2.europarl.eu.int/assistants, le due nomine furono precipitosamente annullate. Meglio perdere un paio di stipendi che esporsi al rischio di mal di pancia dei leghisti di base allevati nel mito dei duri e puri.
Quanto alla competenza di Renzo Bossi nel nuovo incarico, il mistero è ancora più fitto. L'assessore regionale Davide Boni ha spiegato a Repubblica che la nomina del ragazzo è solo il primo passo: «Stanno scadendo i vertici e noi ci facciamo avanti perché la Fiera è troppo importante per Milano e l'intera Padania e perché la Lega esprime una classe politica di tutto rispetto». «E Renzo?» «Con lui la squadra non potrebbe essere più incisiva». L'affermazione, ovviamente del tutto estranea a ogni forma di leccapiedismo verso il Capo, è rassicurante. Fino a ieri, infatti, sulla statura del figlio del ministro delle Riforme esistevano due sentenze. Una emessa dai professori che l'hanno bocciato agli esami di maturità la prima, la seconda e poi ancora la terza volta che si è presentato, rendendo inutili tutti i ricorsi. L'altra emessa dal padre stesso il giorno in cui gli chiesero se Renzo fosse il suo delfino: «Delfino, delfino... Per ora è una trota». Battuta che fece nascere all'istante, su Internet, un «Renzo Trota fans club». Auguri, comunque. Al delfino salmonato e alla Fiera di Milano. Dopo tutto, può essere l'inizio di una brillante carriera. Del resto, negli staterelli caraibici, cose così capitano da un pezzo. Avete letto l'Autunno del patriarca di Gabriel García Márquez? Una delle scene indimenticabili è quella in cui la madre del dittatore, Bendicion Alvarado, nel vedere «suo figlio in uniforme d'etichetta con le medaglie d'oro e i guanti di raso» davanti al corpo diplomatico schierato al completo, non riesce a «reprimere l'impulso del suo orgoglio materno» e grida entusiasta: «Se io avessi saputo che mio figlio sarebbe diventato presidente della Repubblica lo avrei mandato a scuola!».
Gian Antonio Stella
Quanto alla competenza di Renzo Bossi nel nuovo incarico, il mistero è ancora più fitto. L'assessore regionale Davide Boni ha spiegato a Repubblica che la nomina del ragazzo è solo il primo passo: «Stanno scadendo i vertici e noi ci facciamo avanti perché la Fiera è troppo importante per Milano e l'intera Padania e perché la Lega esprime una classe politica di tutto rispetto». «E Renzo?» «Con lui la squadra non potrebbe essere più incisiva». L'affermazione, ovviamente del tutto estranea a ogni forma di leccapiedismo verso il Capo, è rassicurante. Fino a ieri, infatti, sulla statura del figlio del ministro delle Riforme esistevano due sentenze. Una emessa dai professori che l'hanno bocciato agli esami di maturità la prima, la seconda e poi ancora la terza volta che si è presentato, rendendo inutili tutti i ricorsi. L'altra emessa dal padre stesso il giorno in cui gli chiesero se Renzo fosse il suo delfino: «Delfino, delfino... Per ora è una trota». Battuta che fece nascere all'istante, su Internet, un «Renzo Trota fans club». Auguri, comunque. Al delfino salmonato e alla Fiera di Milano. Dopo tutto, può essere l'inizio di una brillante carriera. Del resto, negli staterelli caraibici, cose così capitano da un pezzo. Avete letto l'Autunno del patriarca di Gabriel García Márquez? Una delle scene indimenticabili è quella in cui la madre del dittatore, Bendicion Alvarado, nel vedere «suo figlio in uniforme d'etichetta con le medaglie d'oro e i guanti di raso» davanti al corpo diplomatico schierato al completo, non riesce a «reprimere l'impulso del suo orgoglio materno» e grida entusiasta: «Se io avessi saputo che mio figlio sarebbe diventato presidente della Repubblica lo avrei mandato a scuola!».
Gian Antonio Stella
Milano/ Bufera sull'assessore all'Ambiente Ponzoni. I verdi e il Pd chiedono le dimissioni.
DOPPIA RICHIESTA DI DIMISSIONI - Dopo la notizia della condanna da parte del Tar della Lombardia, che ha chiesto l'abbattimento di due villette abusive perchá costruite su un terreno agricolo non edificabile a Cesano Maderno all'assessore regionale all'Ambiente Massimo Ponzoni, il consigliere del Pd, Giuseppe Civati, chiede le dimissioni. "L'assessore all'ambiente - dice Civati - rassegni le dimissioni. I fatti riportati dall'ordinanza del Tar, che coinvolgono direttamente la famiglia di Massimo Ponzoni, lo rendono incompatibile con un ruolo che dovrebbe avere come precondizione il rispetto delle regole e come mandato la difesa del territorio, la lotta all'abusivismo e la tutela dell'ambiente". Per Civati, "non ci sono altre possibilità: Ponzoni deve lasciare l'incarico, incompatibile con la credibilità e l'autorevolezza che devono essere proprie di un governo regionale".
PASSERELLA SOVRASTANTE LA LINEA FERROVIARIA, ORMAI SIAMO ALLA FARSA
Ho ricevuto la risposta del Sindaco alla interpellanza sulla questione in oggetto (è da ricordare che il consiglio comunale si è impegnato a maggio 2008 a realizzare la passerella – ANCHE A SPESE PROPRIE)
Mi risponde (A GENNAIO DEL 2009), che a Novembre del 2008 si è avuto un incontro con le ferrovie e si è dato all’Arc. De Wolf l’incarico di approfondire la fattibilità dell’intervento sia per gli aspetti più propriamente tecnici economici sia per quelli di natura procedimentale, e solo dopo si provvederà a modificare gli atti di programmazione.
Traduzione in italiano: Il Sindaco non ha nessuna intenzione di fare questa opera, anche perché non ha i soldi (2 milioni di euro buttati per non fare il palazzo si fanno sentire in bilancio), quindi prende tempo, arriverà alla fine dell’anno prevedendo l’opera nel 2011, passano le elezioni del 2010 e se vince dirà che l’opera non si farà, perché se vincono loro (il ragionamento è lo stesso che hanno fatto col palazzo comunale) vuole dire che gli elettori non vogliono la passerella.
Mi risponde (A GENNAIO DEL 2009), che a Novembre del 2008 si è avuto un incontro con le ferrovie e si è dato all’Arc. De Wolf l’incarico di approfondire la fattibilità dell’intervento sia per gli aspetti più propriamente tecnici economici sia per quelli di natura procedimentale, e solo dopo si provvederà a modificare gli atti di programmazione.
Traduzione in italiano: Il Sindaco non ha nessuna intenzione di fare questa opera, anche perché non ha i soldi (2 milioni di euro buttati per non fare il palazzo si fanno sentire in bilancio), quindi prende tempo, arriverà alla fine dell’anno prevedendo l’opera nel 2011, passano le elezioni del 2010 e se vince dirà che l’opera non si farà, perché se vincono loro (il ragionamento è lo stesso che hanno fatto col palazzo comunale) vuole dire che gli elettori non vogliono la passerella.
LA VIDEOSORVEGLIANZA NON C’E’ PIU’
Ovvero i fondi per l’ampliamento della video sorveglianza, 225.000 euro, non ci sono più, tagliati, per pagare le penali che il Comune deve sborsare all’impresa che NON costruisce più il palazzo comunale, ma ha trovato il modo comunque di fare cassa
Era uno dei cavalli di battaglia dell’ultimo bilancio, approvato un mese fa. SCOMPARSO, solo dopo un mese
Era uno dei cavalli di battaglia dell’ultimo bilancio, approvato un mese fa. SCOMPARSO, solo dopo un mese
Sogni e realtà: presente e futuro del Pd seregnese"
SABATO 21 FEBBRAIO 2009
presso la sede del Pd di Seregno - via Leonardo da Vinci 23, Seregno
"Sogni e realtà: presente e futuro del Pd seregnese"
ore 9.30: introduzione del portavoce - ore 10.30: intervento degli ospiti
ore 11.30 lavori di gruppo e dibattito - ore 13: pizza insieme
ore 14.30 condivisione, conclusione e saluti
(conclusione incontro prevista per le ore 16)
presso la sede del Pd di Seregno - via Leonardo da Vinci 23, Seregno
"Sogni e realtà: presente e futuro del Pd seregnese"
ore 9.30: introduzione del portavoce - ore 10.30: intervento degli ospiti
ore 11.30 lavori di gruppo e dibattito - ore 13: pizza insieme
ore 14.30 condivisione, conclusione e saluti
(conclusione incontro prevista per le ore 16)
ELEZIONI PROVINCIALI, CANDIDATI PER SEREGNO CERCASI
L’assemblea provinciale del partito Democratico ha approvato il regolamento per le elezioni provinciali. Vi allego a questo proposito la lettera di invito del portavoce del circolo cittadino di Seregno a presentare candidature, nonché a partecipare all’incontro del 21/2/09.
Queste elezioni sono una occasione importante per rialzare la testa. Ho sentito parecchie critiche in questi mesi al PD e alla opposizione che si fa a Seregno. Ora si deve passare dalla critica all’azione, si deve essere propositivi e soprattutto di deve dare una mano. Si può e si deve criticare, ma si deve anche partecipare per poter legittimare le proprie critiche, se nò è troppo facile. Queste elezioni sono anche il momento, per chi si vorrà impegnare dal 2010 in consiglio comunale, a mettere fuori la testa, a farsi conoscere. Sarebbe bello fare questa campagna elettorale già con i 30 candidati del PD al Consiglio comunale del 2010.
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Cari democratiche e democratici seregnesi,
si apre un periodo di notevole impegno e di partecipazione politica che ci porterà il 6 e il 7 giugno a votare per la prima volta il presidente della provincia di Monza e Brianza ed a rinnovare il Parlamento Europeo.
“SIAMO PONTI.” Con questo slogan il Pd di Monza e Brianza ha lanciato in questi giorni la candidatura di Gigi Ponti, ex sindaco di Cesano Maderno che ha curato da Assessore all’attuazione della Nuova Provincia la nascita di questo nuovo ente.
Il Circolo di Seregno del Pd è, quindi, pronto ad impegnarsi attivamente e a sostenere con entusiasmo Gigi Ponti, candidato “naturale” per un territorio di cui conosce problemi e potenzialità.
Seregno è divisa in due collegi elettorali: saranno quindi eletti due candidati che andranno a fare parte dei 36 consiglieri dell’intero consiglio provinciale.
E’ importante ribadire che TUTTI sono invitati, secondo le proprie disponibilità, a mettersi in gioco in prima persona, portando un contributo per costruire insieme il programma elettorale e le proposte del Pd per il territorio.
Anche tu puoi, quindi, sei invitato a prender parte a questa fase preparatoria: lunedì 16 febbraio alle ore 21 presso la sede del PD di via Leonardo da Vinci 24 ci sarà un incontro in cui proporre, valutare e discutere le disponibilità a candidarsi nei nostri due collegi cittadini. Il regolamento provinciale, infatti, permette ad ogni elettore (che sottoscrive il codice etico del partito) di presentare la propria candidatura direttamente al circolo oppure raccogliendo 100 firme di elettori del collegio.
Un’ulteriore occasione di discussione e di condivisione per rilanciare l’attività politica seregnese sarà l’incontro del 21 febbraio (vedi info a fondo pagina).
Sperando che queste siano occasioni per incontrarci, ti aspettiamo.
Stefano Silva,
portavoce del Circolo del Partito Democratico di Seregno
Queste elezioni sono una occasione importante per rialzare la testa. Ho sentito parecchie critiche in questi mesi al PD e alla opposizione che si fa a Seregno. Ora si deve passare dalla critica all’azione, si deve essere propositivi e soprattutto di deve dare una mano. Si può e si deve criticare, ma si deve anche partecipare per poter legittimare le proprie critiche, se nò è troppo facile. Queste elezioni sono anche il momento, per chi si vorrà impegnare dal 2010 in consiglio comunale, a mettere fuori la testa, a farsi conoscere. Sarebbe bello fare questa campagna elettorale già con i 30 candidati del PD al Consiglio comunale del 2010.
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Cari democratiche e democratici seregnesi,
si apre un periodo di notevole impegno e di partecipazione politica che ci porterà il 6 e il 7 giugno a votare per la prima volta il presidente della provincia di Monza e Brianza ed a rinnovare il Parlamento Europeo.
“SIAMO PONTI.” Con questo slogan il Pd di Monza e Brianza ha lanciato in questi giorni la candidatura di Gigi Ponti, ex sindaco di Cesano Maderno che ha curato da Assessore all’attuazione della Nuova Provincia la nascita di questo nuovo ente.
Il Circolo di Seregno del Pd è, quindi, pronto ad impegnarsi attivamente e a sostenere con entusiasmo Gigi Ponti, candidato “naturale” per un territorio di cui conosce problemi e potenzialità.
Seregno è divisa in due collegi elettorali: saranno quindi eletti due candidati che andranno a fare parte dei 36 consiglieri dell’intero consiglio provinciale.
E’ importante ribadire che TUTTI sono invitati, secondo le proprie disponibilità, a mettersi in gioco in prima persona, portando un contributo per costruire insieme il programma elettorale e le proposte del Pd per il territorio.
Anche tu puoi, quindi, sei invitato a prender parte a questa fase preparatoria: lunedì 16 febbraio alle ore 21 presso la sede del PD di via Leonardo da Vinci 24 ci sarà un incontro in cui proporre, valutare e discutere le disponibilità a candidarsi nei nostri due collegi cittadini. Il regolamento provinciale, infatti, permette ad ogni elettore (che sottoscrive il codice etico del partito) di presentare la propria candidatura direttamente al circolo oppure raccogliendo 100 firme di elettori del collegio.
Un’ulteriore occasione di discussione e di condivisione per rilanciare l’attività politica seregnese sarà l’incontro del 21 febbraio (vedi info a fondo pagina).
Sperando che queste siano occasioni per incontrarci, ti aspettiamo.
Stefano Silva,
portavoce del Circolo del Partito Democratico di Seregno
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