venerdì 15 maggio 2009

Ex Birmania, Suu Kyi portata in carcere

RANGOON - La leader dell'opposizione in Myanmar (ex Birmania), Aung San Suu Kyi, è stata incriminata per aver violato gli arresti domiciliari in occasione della visita non autorizzata di un americano alla sua residenza e il suo processo si aprirà il 18 maggio. Lo ha reso noto il legale del premio Nobel per la pace. Gli Stati Uniti hanno chiesto il rilascio «immediato» di Aung San Suu Kyi: la donna, temuta oppositrice del regime militare di Myanmar, «non dovrebbe essere agli arresti domiciliari, e tantomeno in carcere», ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato, Ian Kell. Da parte sua il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si è detto «seriamente preoccupato» per l'incriminazione del premio Nobel per la pace che il governo birmano ha fatto di nuovo trasferire in carcere.

INCRIMINATA - San Suu Kyi, 63 anni, che ha
trascorso tredici degli ultimi 19 anni agli arresti, è accusata di aver infranto le regole degli arresti domiciliari, che durano dal 2003. Con lei sono stati incriminati anche due sue collaboratrici domestiche. Il fatto a cui fa riferimento l'incriminazione è il gesto di un cittadino americano, John William Yettaw (o Yeattaw secondo altre agenzie), che una decina di giorni fa si era introdotto furtivamente nella sua residenza a nuoto per renderle visita e per questo era stato arrestato per violazione delle regole sull'immigrazione e sulla sicurezza. Suu Kyi è stata portata nel carcere di Insein, a Rangoon, ha dichiarato l'avvocato Hla Myo Myint. Se sarà riconosciuta colpevole, la leader della Lega nazionale per la democrazia rischia da tre a cinque anni per visita non autorizzata. La precedente condanna di Suu Kyi scade il prossimo 27 maggio.





ONU - Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si è detto «seriamente preoccupato» per l'incriminazione di San Suu Kyi. Lo ha riferito una portavoce delle Nazioni Unite, aggiungendo che «Kyi è una partner essenziale nel dialogo per la riconciliazione del Paese» e ha chiesto al governo di non intraprendere nuove azioni che possano minare il processo». La portavoce ha ricordato che il segretario generale ha sottolineato più volte che «Aung San Suuu Kyi, e tutti coloro che hanno un contributo da dare al futuro, del Paese devono essere liberi di farlo». Il relatore delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Birmania, Tomas Ojea Quintana, ha definito «illegale» la detenzione dell’oppositrice birmana e ha richiesto la sua liberazione «incondizionata. Per garantire la transizione democratica e la riconciliazione nazionale per cui sono impegnati i dirigenti birmani, tutti i 2.156 prigionieri di coscienza attualmente detenuti dovrebbero essere liberati prima delle elezioni del 2010».

ITALIA CONVOCA AMBASCIATORE - L'ambasciatore birmano a Roma è stato convocato dal ministero degli Esteri per una protesta ufficiale. Lo ha riferito Margherita Boniver, inviato speciale del governo per le emergenze umanitarie.