ROMA - "Il centrosinistra smetta di guardarsi l'obelico e torni ad occuparsi dei problemi veri". "E' stato Di Pietro a rompere con noi, non viceversa. Ma alla Vigilanza continueremo a votare Orlando" "In Italia c'è un'aria di piombo, basta guardare il comportamento dei media". "Se Obama vincerà, cambieranno molte cose anche in Europa". Alla vigilia della manifestazione del 25 ottobre, nella quale si gioca molto, il leader del Pd è determinato a rilanciare. Sé stesso e il suo partito. E lo fa in un lungo videoforum a Repubblica tv.
Sul caso del giorno, la rottura con Antonio Di Pietro, il segretario democratico denuncia che c'è stato "un singolare rovesciamento dei fatti". Perché, dice Veltroni, non è stato lui a rompere con l'ex pm, ma viceversa: "Non ha fatto il gruppo unico, come si era impegnato a fare, e da mesi attacca in modo permanente il Pd. Può capitare a tutti di essere ingannati. E Di Pietro, forse, lo ha fatto con noi".
Il leader del Pd lascia comunque aperto uno spiraglio. Intanto conferma il voto per Orlando alla Vigilanza ("Non si possono accettare pregiudiziali"), poi aggiunge: "Spero che torni ad avere le posizioni che aveva quando firmò il nostro programma". Ma intanto, sottolinea, bisogna smetterla con "l'idea tatticista per la quale le alleanza vengono prima di tutto. Prima la politica, i programmi, i problemi delle persone. Poi le alleanze".
Quindi, i temi concreti. Scuola, lavoro, crisi economica. Ma anche la qualità della nostra democrazia. Perché, secondo Veltroni, "c'è un'aria che si fa irrespirabile. Un'aria di piombo. Una sensazione di pensiero unico che si diffonde. A partire dai giornali, che in maggioranza hanno perso la soglia critica"
Non a caso, negli studi di Repubblica tv, il segretario democratico si chiede: "Che fine ha fatto tutta la campagna nei confronti della casta? Finché c'era Prodi, non si parlava d'altro. Ora? Eppure la corruzione non è finita, la legalità in tante parti è in crisi, gli sprechi resistono".
Sulla scuola Veltroni difende le proteste di questi giorni e attacca la Gelmini. "Il maestro unico - dice - è l'ennesima puntata della strategia di nascondimento della realtà di Palazzo Chigi. Il Paese si sente insicuro, e vede il futuro con incertezza? Bene, allora diamogli il maestro unico, che altro non è che l'illusione del ritorno ai bei tempi andati. Magari per coprire il fatto che a giugno 70mila ricercatori rischiano di andare per strada".
Anche sull'economia il governo non convince. "Adesso - spiega Veltroni - tutti sono convinti che lo Stato deve intervenire. Ma in Italia quando si dice Stato non si dice una entità neutra, ma si dice partiti. Io temo che ci sia il rischio di una eccessiva invadenza". Poi lancia l'allarme: "Questa situazione può lasciare sul terreno due vittime, di cui il governo non sembra occuparsi più di tanto. Le piccole e medie imprese e i lavoratori"
Mentre Veltroni parla a Repubblica, Berlusconi torna da Napoli ad attaccare la manifestazione del 25: "Non si risolvono in piazza i problemi del Paese. Dicono solo bugie, noi non faremo risse con chi blatera e farnetica". La replica è secca: "E' lo stesso essere umano che due anni fa parlava da un palco a piazza San Giovanni avendo organizzato una manifestazione contro il governo Prodi. Se lo fa lui va bene, se lo facciamo noi no?. Ma la democrazia, il premier deve capirlo, è fatta così. Si va in piazza e si manifesta".
Del resto, l'appuntamento con il corteo del 25 è per Veltroni uno snodo decisivo verso le prossime scadenze e per i rapporti di forza all'interno del suo partito. Il leader è ottimista: "La manifestazione confermerà che il Pd non solo c'è, ma è in buona salute. Andremo al Circo massimo, a Roma, un luogo vastissimo. Non credo che nessun altro partito possa scegliere la stessa piazza con la certezza di riempirla come faremo noi".
E' lo stesso ottimismo che il segretario democratico professa, al di là dei sondaggi, per il Paese. "Credo che l'Italia sia meglio delle fotografie che lo rappresentano giorno per giorno. I sondaggi valgono nell'imminenza di un voto, per il resto non contano nulla". Lo dimostra, conclude Veltroni, la vicenda di Obama negli Usa: "Dicevano che non ce l'avrebbe mai fatta, mentre ora è sulla soglia della Casa Bianca". E se ci arrivasse, Veltroni ne è convinto, cambierebbero molte cose. Anche in Europa. "Il segnale simbolico sarebbe fortissimo dall'America si può cominciare a sconfiggere la paura, e ricominciare a sperare".