martedì 21 ottobre 2008

E' morto Vittorio Foa

ROMA - E' morto a 98 anni Vittorio Foa, politico, scrittore e giornalista. Dagli esordi in Giustizia e Libertà negli anni Trenta, passando per la Resistenza, per la Costituente, la militanza nel Psi, nella Cgil, nel Psiup, la vicinanza al Pci come indipendente, Foa ha attraversato l'intera storia del movimento operaio e della sinistra italiana. A dare la notizia della scomparsa, d'intesa con la famiglia, è stato il segretario del Pd, Walter Veltroni. In una nota, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ricorda "senza alcun dubbio" come "una delle figure di maggiore integrità e spessore intellettuale e morale della politica e del sindacalismo italiano del Novecento".

Il capo dello Stato ricorda anche "la sua dedizione alla causa della libertà, la partecipazione alla Resistenza, l'impegno nell'Assemblea Costituente e nel Parlamento repubblicano, la piena identificazione, da combattivo dirigente della Cgil e da studioso, con il mondo del lavoro", caratteristiche che "gli hanno garantito un posto d'onore nella storia dell'italia repubblicana". Vittorio Foa è morto a Formia, in provincia di Latina, dove si era trasferito nel 1989 ma dove già aveva, da anni, una casa in campagna (per la precisione a Castelforte). Come da sua volontà, sarà cremato e le ceneri saranno deposte nella città pontina.

Esprime "profondo dolore" il presidente della Camera Gianfranco Fini: "Una luminosa figura della storia della Repubblica, un padre della democrazia italiana che ha onorato le istituzioni con la meritoria opera politica e con il lucido lavoro intellettuale, uniti al grande rigore morale e alla ferma coerenza personale. Sono convinto- continua Fini - che la sua lezione di libertà resterà nella memoria degli italiani come esempio di attaccamento alla Costituzione e ai valori che sono in essa custoditi".

"E' un immenso dolore per noi, per il popolo italiano - dice Veltroni - per gli italiani che credono nei valori di democrazia e libertà, per l'Italia che lavora, per il sindacato, a cui Vittorio Foa ha dedicato la parte più importante della sua vita". Ma anche "un dolore personale" perché "Foa incarnava ai miei occhi il modello del militante della democrazia, con una meravigliosa storia di sofferenza, lotta e speranza, un uomo della sinistra e della democrazia mosso da un ottimismo contagioso e da un elevatissimo disinteresse personale. Penso che tutto il Paese senta Vittorio Foa come uno dei suoi figli migliori". "Un uomo - ha aggiunto Massimo D'Alema - la cui vita è stata tutta una testimonianza dei valori e degli ideali della sinistra democratica".

A Veltroni e D'Alema fa eco il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti: "A Foa abbiamo guardato come a un esempio luminoso, alla sua lucidità di pensiero, alla sua vita esemplare colma di battaglie in difesa della democrazia e della pace, dei valori fondanti della Repubblica e della Costituzione, del lavoro e della giustizia sociale". "Cordoglio e tristezza", a nome delle senatrici e dei senatori del gruppo del Pd, anche da parte di Anna Finocchiaro, che ricorda Foa come "una voce che non ha mai mancato di difendere il rispetto dei diritti fondamentali". Un minuto di silenzio è stato osservato durante la seduta del Consiglio regionale del Lazio. Mentre il presidente della Regione, Piero Marrazzo, sottolinea che "i grandi valori democratici dell'Italia repubblicana restano orfani di uno dei loro testimoni più autentici". E il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: "Scompare un combattente generoso, colto e intelligente".

"Abbiamo respirato a ogni incontro, a ogni lettura tanta libertà e un'intelligenza politica acuta e carica di futuro - dice Fausto Bertinotti - un futuro che ha amato sempre perché mai ha rinunciato a costruirlo. Sarà impossibile dimenticarlo". Cordoglio anche da Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, che proprio quest'anno aveva conferito a Foa l'iscrizione onoraria.

"Un giorno di lutto per l'Italia - afferma il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi - se ne va uno degli uomini che hanno segnato la storia culturale della sinistra. Che resta orfana di un grande pensatore e di un punto di riferimento fondamentale". Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, "scompare una personalità straordinaria, di notevole intelligenza e grande fascino". "Ha offerto a noi e alle generazioni future una testimonianza preziosa e un esempio altissimo di valore umano e civile", aggiunge il presidente del Senato, Renato Schifani.

"Un vuoto enorme nella cultura democratica e riformista del nostro Paese", aggiunge Rosy Bindi. "Scompare l'ultimo di una grande tradizione del sindacalismo italiano - osserva il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari - che componeva in sé consapevolezza della specificità del lavoro sindacale, competenze economiche e organizzative di alto livello, con ampia visione politica e culturale".

Autore di numerosi libri (fra gli altri, Il cavallo e la torre, Questo Novecento, Il silenzio dei comunisti - con Miriam Mafai e Alfredo Reichlin -, Il sogno di una destra normale - con Furio Colombo -, Lettere della giovinezza, Sulla curiosità), Foa aveva pubblicato di recente (lo scorso gennaio) per Einaudi Le parole della politica, scritto insieme a Federica Montevecchi. "Forse - sosteneva nel saggio - il degrado della politica e delle sue parole sta proprio nell'agire pensando di essere soli e nel pensare solo a se stessi". Un lavoro dalla lunga gestazione, ma che conteneva l'obiettivo "ambizioso" di analizzare i motivi di "questo degrado e, se possibile, di indicare una via d'uscita". A prevalere era una commistione tra memoria e politica, filo conduttore che ha caratterizzato quasi tutta l'opera di un grande uomo del secolo scorso