Il breve articolo che qui riporto mi è giunto inaspettato; credo sia stato scritto nel dicembre del 2009.
La Direzione del Partito democratico del 19 dicembre 2008 sorprese molti osservatori e suscitò una grande emozione. Con una relazione di appena dodici minuti, Walter Veltroni annunciò lo scioglimento immediato del Pd e la decisione unanime e irrevocabile di tutti i leader del partito di ritirarsi a vita privata (fatto salvo il mandato parlamentare, che avrebbero continuato ad esercitare, se lo desideravano, in forma strettamente personale). La discussione che ne seguì fu breve: troppa l'angoscia nei cuori di alcuni, e troppa la gioia nel petto di altri per consentire un "dibattito approfondito" – per usare la terminologia dell'epoca – sul futuro del partito. Nel giro di un paio d'ore, il Pd dunque si sciolse. E poiché la decisione dei leader di ritirarsi dalla ribalta era da considerarsi immediatamente esecutiva, nessuno di loro – neppure il segretario Veltroni – dichiarò alcunché ai giornalisti e alle telecamere: con il risultato che quel giorno i tg, e l'indomani i quotidiani, ebbero tra le mani una notizia di primaria grandezza, senza tuttavia nessuno dei protagonisti che la commentasse: giusto il contrario di quanto si erano abituati a fare. Un commentatore vide in questo fenomeno inedito un primo effetto positivo della clamorosa decisione assunta dal Pd.
Nel paese si diffuse dapprima un'ondata di sconcerto, poi di dilagante depressione, e infine di euforia. Euforici furono fin dall'inizio, e per ovvi motivi, i sostenitori di Berlusconi (sebbene né Letta né Tremonti, per citare i patriarchi delle due principali scuole di pensiero unico, non mancassero di manifestare il proprio disappunto); ma euforici divennero ben presto anche quelli di sinistra: i più incoscienti si dicevano convinti che presto anche il Popolo delle libertà avrebbe scelto l'autoscioglimento; i più spregiudicati brindavano alla sparizione dei loro leader; i più sensibili si sentivano infine liberati dalla sofferenza cui lo spettacolo della sinistra li aveva finallora esposti; i più comunisti giuravano sull'esistenza di un "piano B" che avrebbe presto ricostituito il Partito, e si dichiaravano senz'altro pronti; i più cattolici ne approfittarono per ritrovare un cammino di fede. Ciascuno, insomma, aveva un motivo per festeggiare.
L'euforia divenne sfrenatezza quando, la notte di Natale, annunciarono l'autoscioglimento tutte le organizzazioni della sinistra ancora esistenti: Rifondazione, la Sinistra democratica, il Pdci, i Verdi, il Ps e financo "Sinistra critica" e il Partito comunista dei lavoratori seguirono il destino del Pd. I loro dirigenti, del resto, si erano già parzialmente eclissati dopo la disfatta elettorale della primavera; soltanto Diliberto obiettò che non si poteva lasciare il campo libero alla destra, ma nessuno gli prestò ascolto.
Decidendo di sciogliersi, del resto, la sinistra organizzata non lasciava alla destra alcun campo che questa già non avesse conquistato; in Parlamento i deputati e i senatori eletti nelle liste del Pd che avevano deciso di non dimettersi partecipavano liberamente ai lavori e votavano secondo coscienza, astenendosi tuttavia dal rilasciare dichiarazioni pubbliche di alcun tipo. Anche i parlamentari e i ministri del centrodestra, col tempo, diminuirono la loro presenza mediatica; soltanto Di Pietro, animato da un giusto desiderio di primeggiare, lamentava di non venir invitato abbastanza frequentemente a "Porta a porta". Ma nessuno, in realtà, era davvero preoccupato. Poiché infatti tutti sapevano perfettamente che il governo Berlusconi sarebbe in ogni caso rimasto in carica fino alla sua scadenza naturale nella primavera del 2013, era altrettanto chiaro a tutti che la presenza o meno del Pd non avrebbe fatto una gran differenza. O meglio: avrebbe inesorabilmente danneggiato, come in effetti era avvenuto fra le elezioni di aprile e lo scioglimento del partito a dicembre, più la sinistra che la destra, più l'opposizione che la maggioranza.
Diversi leader del centrosinistra cambiarono nel frattempo lavoro, con grande soddisfazione personale: Veltroni, per esempio, accettò l'invito di Gianni Amelio e del sindaco Chiamparino a dirigere il Torino Film Festival, mentre D'Alema fu acclamato alla presidenza dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Alle elezioni europee – che peraltro non contano nulla, come ebbe a notare un autorevole quotidiano – votò poco più del 40% degli aventi diritto; il Pdl superò il 60% dei voti validi e Berlusconi ne fu talmente felice da contagiare persino molti degli astenuti; l'Italia dei Valori raggiunse il 20%; l'Udc e qualche lista fai-da-te si spartirono il resto.
Nel frattempo, però, fra le centinaia di migliaia di (ex) militanti della sinistra rimasti senza partito si andava velocamente sviluppando un fenomeno curioso: finalmente sollevati dal dover seguire, vergognandosene, uno scontro sempre più astratto e sempre più incomprensibile fra i loro leader, i militanti avevano felicemente ricominciato a fare i militanti: cioè a convocare riunioni, a organizzare comitati di cittadini per questo o quell'obiettivo, a volantinare nei mercati, a prendere la parola nelle scuole, negli uffici, nelle fabbriche. Liberi da un gruppo dirigente prigioniero del castello incantato del rancore, i militanti discutevano – senza mai chiamarli così – i "problemi concreti" che in tutti quegli anni si erano persino dimenticati esistessero. Nacquero così come funghi, in parte su impulso di ex iscritti al Pd e in gran parte ad opera di cittadine e cittadini qualunque, centinaia di club, circoli, comitati e gruppi impegnati chi nella difesa dei ragazzi dei call center e chi nella bonifica di un fiume, chi nel riconoscimento dei diritti degli omosessuali e chi nella libertà di ricerca scientifica, chi nella tutela della salute in fabbrica e chi nel volontariato fra gli extracomunitari.
L'estate passò veloce, e in autunno i circoli e le associazioni erano già migliaia. A qualcuno venne l'idea di fare un congresso per ritrovarsi e discutere tutti insieme. Qualcun altro ricordò che anche il Psi, che fu il primo partito della sinistra, era nato in un modo simile nel lontano 1892, unendo le leghe, le società di mutuo soccorso, le cooperative e i circoli operai sorti spontaneamente per l'Italia. Per questo si decise di tenere simbolicamente a Genova, sabato 14 novembre 2009, il primo congresso della rinata sinistra italiana. E quando si trattò di trovare un nome al nuovo partito, venne spontaneo chiamarlo Partito socialista.
Fabrizio Rondolino
giovedì 18 dicembre 2008
Un cadavere collettivo da sgombrare - di A. Romano
Dopo il tonfo d’Abruzzo sulla strada del PD c’è un cadavere da sgombrare, ma non è quello del solito Veltroni. È il corpo inerte e collettivo di quello che dovrebbe essere un gruppo dirigente, se solo mostrasse di reagire agli eventi come un qualsiasi essere vitale. Al vertice del PD si attende invece il compiersi della catastrofe nella più totale passività, perché ognuno è convinto di poter ricavare il proprio piccolo tornaconto dal corso naturale degli eventi.
Entro un anno, forse meno, Veltroni sarà accompagnato alla porta ma potrà dire di essere stato proditoriamente sconfitto dalla “vecchia politica”. D’Alema avrà insediato alla guida dei resti del PD un suo fedele, se non sarà diventato lui stesso il capo di una nuova, piccola formazione di postcomunisti vecchi e nuovi. Rutelli sarà uscito dalla sezione italiana del PSE per riunirsi con popolari e centristi, e via di questo passo. Naturalmente questo venerdì, alla riunione della Direzione, ascolteremo riflessioni completamente diverse. Da Veltroni la fantasia del Lingotto 2, da D’Alema la litania del “solido investimento” su Veltroni, da Rutelli chissà. Ma fuori dalle stanze nelle quali si reciterà l’ennesimo episodio di una fiction ormai surreale, resterà di fronte agli occhi di qualsiasi elettore o simpatizzante lo spettacolo di un partito che si avvia a frantumarsi entro pochi mesi.
Un cadavere collettivo da sgombrare, dunque, per impedire che la storia del Partito democratico resti quella brevissima di un esperimento di giustapposizione oligarchica naufragato dopo pochi mesi. Sì, ma chi dovrebbe provvedere alla rimozione? Nei partiti normali, quelli dove si coltiva con cura la crescita delle nuove leve, sono gli aspiranti dirigenti che ad un certo punto sollevano di peso i responsabili dei fallimenti. Nel PD nostrano dobbiamo invece ascoltare la predica sul “rinnovamento dei dirigenti” venire ieri da D’Alema e oggi da Goffredo Bettini, colui che per vent’anni ha presidiato immobile la sinistra romana e che più di recente ha scolpito le regole auree della catastrofe veltroniana. Cominciasse da se stesso a rinnovare i dirigenti, viene naturalmente da dire. Ma un secondo dopo occorre pensare a soluzioni pratiche e realistiche, che facciano immaginare un esito diverso dall’autodistruzione del PD programmata per il giorno dopo le elezioni europee.
Quella soluzione esiste e Veltroni la conosce benissimo. Consiste nell’annunciare già oggi che il prossimo candidato premier espresso dal PD non sarà lui né D’Alema, né Rutelli né qualsiasi altro esponente di un gruppo che ha da tempo esaurito la propria capacità di apprendimento e innovazione. E nel dare a questo PD un anno di tempo per discutere a fondo della propria linea e soprattutto della persona che dovrà incarnarla. Perché nella politica occidentale non esistono leader per tutte le stagioni né linee che possano essere disgiunte da una leadership in grado di difenderle e rappresentarle. Sarebbe un anno per permettere al PD di trovare una guida adeguata, affidando al conflitto politico aperto la funzione di far emergere alla luce del sole quella personalità che certamente esiste tra i molti suoi dirigenti nazionali e periferici. Un anno che potrebbe essere impiegato molto più utilmente che non alternando all’infinito, come avviene in queste settimane, un conflitto impolitico e tribale all’esortazione bacchettona e stucchevole a “non farsi del male”. Un anno, infine, che gli stessi Veltroni e compari potrebbero utilizzare per dedicarsi al confronto politico liberi dall’ingombro della leadership. Non gli si chiede di andare in pensione (anche se non sarebbe un’idea poi così pessima) ma di dedicarsi alla politica dalle seconde file, come qualsiasi ex prim’attore rimasto notabile disarmato.
Sarebbe una scelta ragionevole e realistica per qualsiasi gruppo dirigente che volesse garantire un futuro al partito che si trova a guidare. Ma c’è un solo, grande impedimento. Rischia di non esserlo affatto per chi ha ormai fatto della propria sopravvivenza l’unico criterio di ragionevolezza. Ed è appunto questa la ragione per cui discutiamo di cadaveri da sgombrare, invece che di prospettive politiche.
Entro un anno, forse meno, Veltroni sarà accompagnato alla porta ma potrà dire di essere stato proditoriamente sconfitto dalla “vecchia politica”. D’Alema avrà insediato alla guida dei resti del PD un suo fedele, se non sarà diventato lui stesso il capo di una nuova, piccola formazione di postcomunisti vecchi e nuovi. Rutelli sarà uscito dalla sezione italiana del PSE per riunirsi con popolari e centristi, e via di questo passo. Naturalmente questo venerdì, alla riunione della Direzione, ascolteremo riflessioni completamente diverse. Da Veltroni la fantasia del Lingotto 2, da D’Alema la litania del “solido investimento” su Veltroni, da Rutelli chissà. Ma fuori dalle stanze nelle quali si reciterà l’ennesimo episodio di una fiction ormai surreale, resterà di fronte agli occhi di qualsiasi elettore o simpatizzante lo spettacolo di un partito che si avvia a frantumarsi entro pochi mesi.
Un cadavere collettivo da sgombrare, dunque, per impedire che la storia del Partito democratico resti quella brevissima di un esperimento di giustapposizione oligarchica naufragato dopo pochi mesi. Sì, ma chi dovrebbe provvedere alla rimozione? Nei partiti normali, quelli dove si coltiva con cura la crescita delle nuove leve, sono gli aspiranti dirigenti che ad un certo punto sollevano di peso i responsabili dei fallimenti. Nel PD nostrano dobbiamo invece ascoltare la predica sul “rinnovamento dei dirigenti” venire ieri da D’Alema e oggi da Goffredo Bettini, colui che per vent’anni ha presidiato immobile la sinistra romana e che più di recente ha scolpito le regole auree della catastrofe veltroniana. Cominciasse da se stesso a rinnovare i dirigenti, viene naturalmente da dire. Ma un secondo dopo occorre pensare a soluzioni pratiche e realistiche, che facciano immaginare un esito diverso dall’autodistruzione del PD programmata per il giorno dopo le elezioni europee.
Quella soluzione esiste e Veltroni la conosce benissimo. Consiste nell’annunciare già oggi che il prossimo candidato premier espresso dal PD non sarà lui né D’Alema, né Rutelli né qualsiasi altro esponente di un gruppo che ha da tempo esaurito la propria capacità di apprendimento e innovazione. E nel dare a questo PD un anno di tempo per discutere a fondo della propria linea e soprattutto della persona che dovrà incarnarla. Perché nella politica occidentale non esistono leader per tutte le stagioni né linee che possano essere disgiunte da una leadership in grado di difenderle e rappresentarle. Sarebbe un anno per permettere al PD di trovare una guida adeguata, affidando al conflitto politico aperto la funzione di far emergere alla luce del sole quella personalità che certamente esiste tra i molti suoi dirigenti nazionali e periferici. Un anno che potrebbe essere impiegato molto più utilmente che non alternando all’infinito, come avviene in queste settimane, un conflitto impolitico e tribale all’esortazione bacchettona e stucchevole a “non farsi del male”. Un anno, infine, che gli stessi Veltroni e compari potrebbero utilizzare per dedicarsi al confronto politico liberi dall’ingombro della leadership. Non gli si chiede di andare in pensione (anche se non sarebbe un’idea poi così pessima) ma di dedicarsi alla politica dalle seconde file, come qualsiasi ex prim’attore rimasto notabile disarmato.
Sarebbe una scelta ragionevole e realistica per qualsiasi gruppo dirigente che volesse garantire un futuro al partito che si trova a guidare. Ma c’è un solo, grande impedimento. Rischia di non esserlo affatto per chi ha ormai fatto della propria sopravvivenza l’unico criterio di ragionevolezza. Ed è appunto questa la ragione per cui discutiamo di cadaveri da sgombrare, invece che di prospettive politiche.
Un codice etico per chi si candida
Per poter entrare a far parte dello staff di Obama bisogna rispondere a 63 domande molto precise sulla propria carriera, gli incarichi ricoperti, le partecipazioni a società, gli elementi di un possibile conflitto di interessi, le proprie attività in ambito associativo, sindacale, di categoria.
Informare circa le proprie attività finanziarie, le proprietà di cui si dispone, la propria situazione fiscale (ed eventuali mancanze e debiti contratti e multe ricevute), gli eventuali procedimenti amministrativi o legali nei quali si è (o si è stati) coinvolti.
E ciò vale per sé e per la propria famiglia, a cominciare dalla propria compagna o dal proprio compagno. Domande che riguardano anche le modalità di assunzione della persona che aiuta in casa, sia una colf o una badante, il rispetto del pagamento dei contributi dei dipendenti, il possesso di armi. Un'autocertificazione di grande serietà, in cui indicare tutto di se stessi, per evitare che l'amministrazione eletta sia in qualsiasi modo toccata o messa in imbarazzo.
Ora, non è probabilmente il caso di passare dal modello del «non fa niente» attualmente vigente in Italia a domande così numerose, ficcanti e circostanziate. Ma non sarebbe male introdurre un piccolo codice etico di ingresso, con informazioni da rendere note al partito che ti candida e agli elettori che ti sceglieranno (soprattutto se le liste, come nel caso delle politiche, sono bloccate). Cinque cose da dichiarare, perché tutti sappiano chi votano e di cui chi si candida si assume tutte le responsabilità.
Cinque regole per non avere imbarazzi, né da parte del candidato, né da parte degli elettori. Per esempio queste: 1. Dichiarare gli incarichi lavorativi, le associazioni a cui si aderisce, l'attività politica e sindacale svolta. 2. Dichiarare eventuali precedenti con la giustizia o con il fisco, segnalando il reddito proprio e della propria famiglia, nonché le proprietà di cui, direttamente o indirettamente, si dispone. 3. Dichiarare di essere in regola con tutte le norme che riguardano il mercato del lavoro e i diritti dei lavoratori, per i propri collaboratori, le persone che lavorano per la propria azienda o presso la propria abitazione. 4. Dichiarare gli eventuali elementi che possono comportare un conflitto di interessi nella gestione del proprio mandato e le modalità con le quali si intende ovviare all'insorgenza di queste problematiche. 5. Dichiarare i principali sottoscrittori della propria campagna elettorale, a partire da cifre superiori ai 1000 euro.
E' il caso di ricordare che gran parte di queste informazioni sono date dagli eletti all'ente pubblico di riferimento, e che questi dati sono pubblici e accessibili. L'evoluzione migliore sarebbe quella di produrre questa documentazione all'inizio della vicenda elettorale, perché non vi siano sorprese per nessuno. Un'anamnesi preventiva può evitare spiacevoli complicazioni dopo il voto.
Tags: etico , imille , partito democratito
Informare circa le proprie attività finanziarie, le proprietà di cui si dispone, la propria situazione fiscale (ed eventuali mancanze e debiti contratti e multe ricevute), gli eventuali procedimenti amministrativi o legali nei quali si è (o si è stati) coinvolti.
E ciò vale per sé e per la propria famiglia, a cominciare dalla propria compagna o dal proprio compagno. Domande che riguardano anche le modalità di assunzione della persona che aiuta in casa, sia una colf o una badante, il rispetto del pagamento dei contributi dei dipendenti, il possesso di armi. Un'autocertificazione di grande serietà, in cui indicare tutto di se stessi, per evitare che l'amministrazione eletta sia in qualsiasi modo toccata o messa in imbarazzo.
Ora, non è probabilmente il caso di passare dal modello del «non fa niente» attualmente vigente in Italia a domande così numerose, ficcanti e circostanziate. Ma non sarebbe male introdurre un piccolo codice etico di ingresso, con informazioni da rendere note al partito che ti candida e agli elettori che ti sceglieranno (soprattutto se le liste, come nel caso delle politiche, sono bloccate). Cinque cose da dichiarare, perché tutti sappiano chi votano e di cui chi si candida si assume tutte le responsabilità.
Cinque regole per non avere imbarazzi, né da parte del candidato, né da parte degli elettori. Per esempio queste: 1. Dichiarare gli incarichi lavorativi, le associazioni a cui si aderisce, l'attività politica e sindacale svolta. 2. Dichiarare eventuali precedenti con la giustizia o con il fisco, segnalando il reddito proprio e della propria famiglia, nonché le proprietà di cui, direttamente o indirettamente, si dispone. 3. Dichiarare di essere in regola con tutte le norme che riguardano il mercato del lavoro e i diritti dei lavoratori, per i propri collaboratori, le persone che lavorano per la propria azienda o presso la propria abitazione. 4. Dichiarare gli eventuali elementi che possono comportare un conflitto di interessi nella gestione del proprio mandato e le modalità con le quali si intende ovviare all'insorgenza di queste problematiche. 5. Dichiarare i principali sottoscrittori della propria campagna elettorale, a partire da cifre superiori ai 1000 euro.
E' il caso di ricordare che gran parte di queste informazioni sono date dagli eletti all'ente pubblico di riferimento, e che questi dati sono pubblici e accessibili. L'evoluzione migliore sarebbe quella di produrre questa documentazione all'inizio della vicenda elettorale, perché non vi siano sorprese per nessuno. Un'anamnesi preventiva può evitare spiacevoli complicazioni dopo il voto.
Tags: etico , imille , partito democratito
Il punto di non ritorno
Non era necessario essere dei veggenti per intuire che perse le elezioni il cammino del Partito Democratico sarebbe stato in salita: il gruppo dirigente diviso e litigioso, il commissariamento del segretario, il sostanziale ritorno al passato su diversi fronti, la cacofonia delle opinioni e dei commenti discordanti, la guerra tra correnti e correntine. Sapevamo sarebbe accaduto.
Quello che non pensavamo di vedere era l'implosione globale del Partito Democratico. L'assenza totale di idee e proposte, la strategia suicida sul caso Villari, il disastro del governo ombra, il profilo improvvisato ed erratico dell'opposizione, le performance poco dignitose di alcuni deputati e senatori, fino ad arrivare alle zone d'ombra sull'operato di diversi amministratori locali nel partito. Per non parlare della cronica subalternità nei confronti di qualsiasi interlocutore: subalterni contemporaneamente al governo e alla Cgil, alla maggioranza parlamentare e all'Italia dei Valori, alla magistratura e alla stampa. Deboli, intontiti, confusi: praticamente al tappeto. Seguiranno analisi e commenti: intanto, ci rifacciamo alle cose che abbiamo scritto in questi giorni.
La domanda delle domande. Eccola: lei, signor Pd, dove si trovava nella (lunga) notte tra il 14 aprile e il 17 dicembre (che poi sarebbe oggi)? Rsvp.
Giuseppe Civati
Appena due mesi fa. Dissi cose che sapevano anche i sassi, dissi che il PD se ne stava andando a sbriciolarsi. Non mossero un sopracciglio, quelle cose. L'unica reazione fu che Veltroni riconfermò la fiducia per l'ottimo lavoro eccetera eccetera al governo ombra, nelle conclusioni.
Adesso invece pare che tutti abbiano da contestare le stesse cose (persino a se stessi: sarà divertente sentire Bettini che dice a se stesso di farsi da parte, o Veltroni accusare Veltroni di aver lasciato che il progetto del PD andasse a remengo, o Cuperlo dire a Cuperlo che bisogna fare qualcosa), e questo mi solleva: stavo diventando come Parisi.
Meno male che se ne sono accorti in tempo.
Luca Sofri
Il segretario del mio partito dice che questo partito non è il suo partito. E se non ci si ritrova lui, figurarsi io.
Ivan Scalfarotto
Io queste persone, pubblicamente, non le difendo più, non me ne frega niente se sono "alti dirigenti", questi sono i nemici dell'idea di PD che ho in mente.
Dico questo perché sono costituente di questo partito e ho una responsabilità: impedire che le cose vadano in questo modo.
Marta Meo
Cosa deve accadere perché i vertici di un partito si facciano da parte? O almeno facciano un filo di autocritica? Perdere 14 punti percentuali in un anno di opposizione e vedere arrestato il segretario della Regione in cui si sono persi i 14 punti? Vorrei capire quale è il punto di non ritorno. Sotto il 20% alle europee? Ce la possiamo fare.
Emidio Picariello
Pur di limitare i danni, Veltroni ha smussato i problemi con Di Pietro e ha spinto perché si arrivasse alla coalizione più larga possibile. La cosa è andata bene a tutti, naturalmente: dato che si deve perdere, meglio perdere tutti piuttosto che rischiare che qualcuno vada benino e gli altri quindi vadano ancora peggio. Fossero andati da soli, Di Pietro, Veltroni e la sinistra, avrebbero avuto ognuno la responsabilità del proprio risultato. Oggi, invece, Di Pietro può dare la colpa a Veltroni, Veltroni può dare la colpa a Di Pietro, Ferrero può dare la colpa a Veltroni e Di Pietro. Che è quello che volevano tutti, il motivo per cui erano andati tutti insieme: poterla buttare in caciara un minuto dopo la chiusura delle urne.
Francesco Costa
Quante altre batoste dobbiamo prendere prima di cominciare a fare il PD, quindi politica, quindi qualcosa?
Cristiana Alicata
Allora succede questo. Si va a votare in una regione italiana. Quasi il 50% degli elettori non si presenta. In percentuale il nuovo partito del centrosinistra perde, in soli otto mesi, il 14% (in pratica più del 40% di se stesso), non vi dico in voti. Una catastrofe. I commenti?
Il candidato sconfitto: "Vince chi riesce a portare più gente a votare", ma no?
Il segretario nazionale del Pd: "C'è malessere, stanchezza e critica anche nei nostri confronti", si noti l'anche. Non si hanno dichiarazioni del segretario regionale del Pd perché, nel frattempo, è stato arrestato. Rimedia Massimo D'Alema: "Se non vota la metà dei cittadini è un problema che riguarda tutti i partiti" (disse lo struzzo piantando la testa in un buco di terra d'Abruzzo).
Il primo cerchio
Ci era rimasto solo questo. Ci era rimasto soltanto il credere che, sebbene noi siamo schiappe come gli altri, siamo sconfitti come gli altri, rischiamo di essere grigi come gli altri, almeno eravamo piu onesti degli altri. Eravamo meglio. Un pò. Poco, quel tanto che basta per lottare ancora, per crederci ancora.
Se pure questo cade, nessuno ci crede piu, e andate a quel paese allora, non ho tempo da perdere con voi. Resto a casa.
Tommaso Caldarelli
Quello che non pensavamo di vedere era l'implosione globale del Partito Democratico. L'assenza totale di idee e proposte, la strategia suicida sul caso Villari, il disastro del governo ombra, il profilo improvvisato ed erratico dell'opposizione, le performance poco dignitose di alcuni deputati e senatori, fino ad arrivare alle zone d'ombra sull'operato di diversi amministratori locali nel partito. Per non parlare della cronica subalternità nei confronti di qualsiasi interlocutore: subalterni contemporaneamente al governo e alla Cgil, alla maggioranza parlamentare e all'Italia dei Valori, alla magistratura e alla stampa. Deboli, intontiti, confusi: praticamente al tappeto. Seguiranno analisi e commenti: intanto, ci rifacciamo alle cose che abbiamo scritto in questi giorni.
La domanda delle domande. Eccola: lei, signor Pd, dove si trovava nella (lunga) notte tra il 14 aprile e il 17 dicembre (che poi sarebbe oggi)? Rsvp.
Giuseppe Civati
Appena due mesi fa. Dissi cose che sapevano anche i sassi, dissi che il PD se ne stava andando a sbriciolarsi. Non mossero un sopracciglio, quelle cose. L'unica reazione fu che Veltroni riconfermò la fiducia per l'ottimo lavoro eccetera eccetera al governo ombra, nelle conclusioni.
Adesso invece pare che tutti abbiano da contestare le stesse cose (persino a se stessi: sarà divertente sentire Bettini che dice a se stesso di farsi da parte, o Veltroni accusare Veltroni di aver lasciato che il progetto del PD andasse a remengo, o Cuperlo dire a Cuperlo che bisogna fare qualcosa), e questo mi solleva: stavo diventando come Parisi.
Meno male che se ne sono accorti in tempo.
Luca Sofri
Il segretario del mio partito dice che questo partito non è il suo partito. E se non ci si ritrova lui, figurarsi io.
Ivan Scalfarotto
Io queste persone, pubblicamente, non le difendo più, non me ne frega niente se sono "alti dirigenti", questi sono i nemici dell'idea di PD che ho in mente.
Dico questo perché sono costituente di questo partito e ho una responsabilità: impedire che le cose vadano in questo modo.
Marta Meo
Cosa deve accadere perché i vertici di un partito si facciano da parte? O almeno facciano un filo di autocritica? Perdere 14 punti percentuali in un anno di opposizione e vedere arrestato il segretario della Regione in cui si sono persi i 14 punti? Vorrei capire quale è il punto di non ritorno. Sotto il 20% alle europee? Ce la possiamo fare.
Emidio Picariello
Pur di limitare i danni, Veltroni ha smussato i problemi con Di Pietro e ha spinto perché si arrivasse alla coalizione più larga possibile. La cosa è andata bene a tutti, naturalmente: dato che si deve perdere, meglio perdere tutti piuttosto che rischiare che qualcuno vada benino e gli altri quindi vadano ancora peggio. Fossero andati da soli, Di Pietro, Veltroni e la sinistra, avrebbero avuto ognuno la responsabilità del proprio risultato. Oggi, invece, Di Pietro può dare la colpa a Veltroni, Veltroni può dare la colpa a Di Pietro, Ferrero può dare la colpa a Veltroni e Di Pietro. Che è quello che volevano tutti, il motivo per cui erano andati tutti insieme: poterla buttare in caciara un minuto dopo la chiusura delle urne.
Francesco Costa
Quante altre batoste dobbiamo prendere prima di cominciare a fare il PD, quindi politica, quindi qualcosa?
Cristiana Alicata
Allora succede questo. Si va a votare in una regione italiana. Quasi il 50% degli elettori non si presenta. In percentuale il nuovo partito del centrosinistra perde, in soli otto mesi, il 14% (in pratica più del 40% di se stesso), non vi dico in voti. Una catastrofe. I commenti?
Il candidato sconfitto: "Vince chi riesce a portare più gente a votare", ma no?
Il segretario nazionale del Pd: "C'è malessere, stanchezza e critica anche nei nostri confronti", si noti l'anche. Non si hanno dichiarazioni del segretario regionale del Pd perché, nel frattempo, è stato arrestato. Rimedia Massimo D'Alema: "Se non vota la metà dei cittadini è un problema che riguarda tutti i partiti" (disse lo struzzo piantando la testa in un buco di terra d'Abruzzo).
Il primo cerchio
Ci era rimasto solo questo. Ci era rimasto soltanto il credere che, sebbene noi siamo schiappe come gli altri, siamo sconfitti come gli altri, rischiamo di essere grigi come gli altri, almeno eravamo piu onesti degli altri. Eravamo meglio. Un pò. Poco, quel tanto che basta per lottare ancora, per crederci ancora.
Se pure questo cade, nessuno ci crede piu, e andate a quel paese allora, non ho tempo da perdere con voi. Resto a casa.
Tommaso Caldarelli
mercoledì 17 dicembre 2008
AAA CERCASI VERDE NEL POP
Anche il POP risente della finanza creativa di questa amministrazione
Mentre per noi comuni mortali i prezzi salgono per tutto, quelli delle strade miracolosamente scendono
Il POP del 2008 prevedeva 650000 euro per il rifacimento della via Wagner, 400000 per via Briantina, 1 milione per via Monterosa e per via Colzani; 1.5 milioni per la gronda sud, nel 2009 tutti questi valori sono stati ribassati a 500000 per via Wagner; 300000 per via Briantina, 700000 per via Monterosa e 800000 per via Colzani, 1 milione per la gronda sud. Riduzioni fino al 33%! Eccezziunale veramente, come il noto film che tanti amministratori di centro destra ha ispirato e soprattutto formato.
I casi sono 2, o sbagliavano prima, ma non credo, o hanno abbassato i numeri per far quadrare il bilancio, ergo alla fine serviranno molti più soldi, quindi questi interventi non si faranno.
Dopotutto il motto per il POP è: ci vediamo l'anno prossimo.
Ci sono interventi che ogni anno vengono spostati
I più clamorosi riguardano il verde e la scuola.
Sul verde l'acquisizione di terreni alla Porada sono spostati al 2010, quelli al Meredo che erano previsti per il 2008 addirittura al 2011, e si sono dimezzati gli stanziamenti da 1 milione a 500000 euro
Il messaggio dell'amministrazione è chiaro, del verde non ce ne frega niente.
le migliaia di utenti della Porada che hanno votato inconsapevolmente a destra non sanno che se questa amministrazione avesse governato anche negli annì precedenti là dove ora corrono, portano i cani, fanno giocare i bambini ci sarebbe stato tutto fuorchè un parco pubblico, magari una strada con la cubatura intorno, o un campo volo con resort annesso. Per fortuna non si sa, per sfortuna nostra e di Seregno ci sono tutte le altre aree verdi di Seregno a rischio cementificazione.
Sulla scuola, visto che la cultura è di sinistra, il centrodestra ha rinviato gli interventi dal 2008 al 2009 per le scuole Manzoni, dal 2009 al 2010 per le Stoppani
Anche le strade, le palestre e le piazze non hanno un destino migliore. Il rifacimento della pista di atletica allo stadio è stato spostato al 2010, così come la piazza della stazione (che è passata da 700000 a 500000 euro), via Cadore e via Colzani spostate al 2011.
Nel capitolo “Chi li ha più visti?” sono da annoverare in quanto scomparsi
la nuova caserma dei pompieri e il centro servizi alle imprese, nonché il Polo catastale?
Il capitolo strade passa da 1300000 a 700000 euro, ovvero la metà
Visto che oltre al verde questa amministrazione ha una visione della città a misura di SUV ha pensato bene di togliere la pista ciclabile San Carlo Stadio, dopo averla spostata dal 2006 al 2009, e poi al 2010
La Piazza del Lazzaretto si farà a pezzettini, uno piccolo nel 2009 e uno un po più grande nel 2010. Qui i bookmaker inglesi scommettono che tutto l’intervento si sposterà nel 2010, e poi si vedrà
La cosa divertente è che quando la giunta delibera il POP ci sono titoloni roboanti sui giornali, 15 milioni, 20 milioni di investimenti, poi a consuntivo si vede che le cifre sono ben diverse.
Non vedo infine uno stanziamento per gli arredi del mitico auditorium.
Si lascia vuoto?
In compenso si spenderanno nel triennio la bellezza di 650000 euro per la videosorveglianza, manco fossimo a Baghdag
Mentre per noi comuni mortali i prezzi salgono per tutto, quelli delle strade miracolosamente scendono
Il POP del 2008 prevedeva 650000 euro per il rifacimento della via Wagner, 400000 per via Briantina, 1 milione per via Monterosa e per via Colzani; 1.5 milioni per la gronda sud, nel 2009 tutti questi valori sono stati ribassati a 500000 per via Wagner; 300000 per via Briantina, 700000 per via Monterosa e 800000 per via Colzani, 1 milione per la gronda sud. Riduzioni fino al 33%! Eccezziunale veramente, come il noto film che tanti amministratori di centro destra ha ispirato e soprattutto formato.
I casi sono 2, o sbagliavano prima, ma non credo, o hanno abbassato i numeri per far quadrare il bilancio, ergo alla fine serviranno molti più soldi, quindi questi interventi non si faranno.
Dopotutto il motto per il POP è: ci vediamo l'anno prossimo.
Ci sono interventi che ogni anno vengono spostati
I più clamorosi riguardano il verde e la scuola.
Sul verde l'acquisizione di terreni alla Porada sono spostati al 2010, quelli al Meredo che erano previsti per il 2008 addirittura al 2011, e si sono dimezzati gli stanziamenti da 1 milione a 500000 euro
Il messaggio dell'amministrazione è chiaro, del verde non ce ne frega niente.
le migliaia di utenti della Porada che hanno votato inconsapevolmente a destra non sanno che se questa amministrazione avesse governato anche negli annì precedenti là dove ora corrono, portano i cani, fanno giocare i bambini ci sarebbe stato tutto fuorchè un parco pubblico, magari una strada con la cubatura intorno, o un campo volo con resort annesso. Per fortuna non si sa, per sfortuna nostra e di Seregno ci sono tutte le altre aree verdi di Seregno a rischio cementificazione.
Sulla scuola, visto che la cultura è di sinistra, il centrodestra ha rinviato gli interventi dal 2008 al 2009 per le scuole Manzoni, dal 2009 al 2010 per le Stoppani
Anche le strade, le palestre e le piazze non hanno un destino migliore. Il rifacimento della pista di atletica allo stadio è stato spostato al 2010, così come la piazza della stazione (che è passata da 700000 a 500000 euro), via Cadore e via Colzani spostate al 2011.
Nel capitolo “Chi li ha più visti?” sono da annoverare in quanto scomparsi
la nuova caserma dei pompieri e il centro servizi alle imprese, nonché il Polo catastale?
Il capitolo strade passa da 1300000 a 700000 euro, ovvero la metà
Visto che oltre al verde questa amministrazione ha una visione della città a misura di SUV ha pensato bene di togliere la pista ciclabile San Carlo Stadio, dopo averla spostata dal 2006 al 2009, e poi al 2010
La Piazza del Lazzaretto si farà a pezzettini, uno piccolo nel 2009 e uno un po più grande nel 2010. Qui i bookmaker inglesi scommettono che tutto l’intervento si sposterà nel 2010, e poi si vedrà
La cosa divertente è che quando la giunta delibera il POP ci sono titoloni roboanti sui giornali, 15 milioni, 20 milioni di investimenti, poi a consuntivo si vede che le cifre sono ben diverse.
Non vedo infine uno stanziamento per gli arredi del mitico auditorium.
Si lascia vuoto?
In compenso si spenderanno nel triennio la bellezza di 650000 euro per la videosorveglianza, manco fossimo a Baghdag
La strada con la cubatura intorno
E' la nuova finanza creativa di questa amministrazione, che ci ritroviamo nel piano delle opere pubbliche 2009
Si prevede nel POP la gronda nord, che passa a fianco del PLIS, e per finanziarla si dà la possibilità a chi ha i terreni confinanti e deve cederne un pezzo per costruire la strada, di edificare, anche se l'area è all'interno del PLIS
Geniale, di questo passo non avremo più un centimetro di verde, in compenso avremo molte strade.
Ma l'affermazione "Non possiamo continuare a consumare suolo" allora cosa significa?
Come al solito il mattone separa le buone intenzioni dai fatti
Il Comune se vuole fare una strada preveda di farle con i soldi che ha a bilancio
Certo che se non si spendevano 2,5 milioni di euro l'anno scorso per non fare il palazzo comunale, oggi avremmo avuto i soldi per fare la gronda nord e pure quella sud, per fare gli interventi di ristrutturazione delle scuole e altro ancora
Invece l'amministrazione ha scelto di sperperare i soldi e queste sono le conseguenze, non solo paghiamo per un opera, il palazzo, che non avremo, ma adesso paghiamo in termini di ulteriore erosione del suolo.
Niente di strano, comunque, perchè quelli di destra quando parlano di salvaguardia del verde intendono solo quello del proprio giardino
Si prevede nel POP la gronda nord, che passa a fianco del PLIS, e per finanziarla si dà la possibilità a chi ha i terreni confinanti e deve cederne un pezzo per costruire la strada, di edificare, anche se l'area è all'interno del PLIS
Geniale, di questo passo non avremo più un centimetro di verde, in compenso avremo molte strade.
Ma l'affermazione "Non possiamo continuare a consumare suolo" allora cosa significa?
Come al solito il mattone separa le buone intenzioni dai fatti
Il Comune se vuole fare una strada preveda di farle con i soldi che ha a bilancio
Certo che se non si spendevano 2,5 milioni di euro l'anno scorso per non fare il palazzo comunale, oggi avremmo avuto i soldi per fare la gronda nord e pure quella sud, per fare gli interventi di ristrutturazione delle scuole e altro ancora
Invece l'amministrazione ha scelto di sperperare i soldi e queste sono le conseguenze, non solo paghiamo per un opera, il palazzo, che non avremo, ma adesso paghiamo in termini di ulteriore erosione del suolo.
Niente di strano, comunque, perchè quelli di destra quando parlano di salvaguardia del verde intendono solo quello del proprio giardino
NO ALLA “TRATTA B2 VELOCE” SÌ ALLA SALVAGUARDIA DEL PARCO DEL MEREDO
Vi allego l'ordine del giorno presentato ieri in consiglio e votato all'unanimità da tutti
Premesso che:
La cosiddetta B2 veloce devasterebbe la zona più vasta del PLIS “Brianza centrale”, cioè il Meredo.
La B2 veloce non è alternativa alla Milano-Meda (ristrutturata, ampliata, autostradalizzata) ma complementare e quindi con un saldo netto di consumo di nuovo territorio.
La B2 veloce comporta un esborso economico maggiore, infatti scavare gallerie invece di realizzare trincee aperte (come quella della Milano-Meda) crea più problemi che soluzioni, anche da un punto di vista ambientale.
Per fare la B2 veloce oltre a distruggere un parco, si deve "spostare" il quadruplicamento delle FF.SS. Chiasso-Seregno, si impedisce la riattivazione della linea ferroviaria Seregno Saronno e si pongono non pochi problemi per l'interramento dell'elettrodotto che transita in Meda Sud”.
Un’approvazione eventuale della variante B2 veloce, significherebbe uscire dal progetto preliminare approvato dal CIPE.
Per tutti questi motivi il Consiglio Comunale di Seregno
si esprime nettamente contro la proposta di modifica del tratto della pedemontana denominato B2 veloce
Invita il Presidente del Consiglio Comunale a trasmettere il presente Ordine del Giorno al Presidente della Regione Lombardia Formigoni, agli Assessori Regionali Cattaneo e Ponzoni, all’Assessore Provinciale per l’attuazione della provincia di Monza e Brianza Ponti, al CIPE
Premesso che:
La cosiddetta B2 veloce devasterebbe la zona più vasta del PLIS “Brianza centrale”, cioè il Meredo.
La B2 veloce non è alternativa alla Milano-Meda (ristrutturata, ampliata, autostradalizzata) ma complementare e quindi con un saldo netto di consumo di nuovo territorio.
La B2 veloce comporta un esborso economico maggiore, infatti scavare gallerie invece di realizzare trincee aperte (come quella della Milano-Meda) crea più problemi che soluzioni, anche da un punto di vista ambientale.
Per fare la B2 veloce oltre a distruggere un parco, si deve "spostare" il quadruplicamento delle FF.SS. Chiasso-Seregno, si impedisce la riattivazione della linea ferroviaria Seregno Saronno e si pongono non pochi problemi per l'interramento dell'elettrodotto che transita in Meda Sud”.
Un’approvazione eventuale della variante B2 veloce, significherebbe uscire dal progetto preliminare approvato dal CIPE.
Per tutti questi motivi il Consiglio Comunale di Seregno
si esprime nettamente contro la proposta di modifica del tratto della pedemontana denominato B2 veloce
Invita il Presidente del Consiglio Comunale a trasmettere il presente Ordine del Giorno al Presidente della Regione Lombardia Formigoni, agli Assessori Regionali Cattaneo e Ponzoni, all’Assessore Provinciale per l’attuazione della provincia di Monza e Brianza Ponti, al CIPE
giovedì 11 dicembre 2008
REGOLAMENTO CONTRATTI PUBBLICI
Fino a ieri per i contratti di valore superiore a 80.000 euro bisognava indire una gara, sotto si poteva scegliere il contraente con trattativa privata. Adesso questa soglia è stata portata a 206.000 euro!!!!!!
Inoltre fino a 20.000 euro non è neanche necessaria la trattativa privata, si sceglie il contraente che si vuole!!!!
Non faccio commenti perché se nò rischio una querela!!!!!
Inoltre fino a 20.000 euro non è neanche necessaria la trattativa privata, si sceglie il contraente che si vuole!!!!
Non faccio commenti perché se nò rischio una querela!!!!!
SE 26.000 METRI CUBI VI SEMBRAN POCHI
Allora non scandalizzatevi, ma se pensate che siano tanti, soprattutto se sull’area in questione per il PRG se ne potevano fare solo 12.000 di metri cubi, e invece con l’approvazione del programma integrato se ne danno ulteriori 14.000, in questo caso un potete anche arrabbiarvi.
Se poi aggiungiamo che la giunta precedente aveva concesso solo 16.000 metri cubi (e la proprietà aveva accettato) allora ci si arrabbia ancora di più
Bel colpo per una giunta che, quando erano opposizione, tuonavano contro la cementificazione, e oggi approva questo piano che ha l’indice di edificabilità più alto mai visto dagli anni 50.
Se questa è la coerenza, mi immagino che alle parole “non dobbiamo consumare ulteriore suolo” del vicesindaco seguirà la cementificazione delle aree verdi, cosa che tra l’altro è prevista dalla bozza di PGT
Se poi aggiungiamo che la giunta precedente aveva concesso solo 16.000 metri cubi (e la proprietà aveva accettato) allora ci si arrabbia ancora di più
Bel colpo per una giunta che, quando erano opposizione, tuonavano contro la cementificazione, e oggi approva questo piano che ha l’indice di edificabilità più alto mai visto dagli anni 50.
Se questa è la coerenza, mi immagino che alle parole “non dobbiamo consumare ulteriore suolo” del vicesindaco seguirà la cementificazione delle aree verdi, cosa che tra l’altro è prevista dalla bozza di PGT
mercoledì 3 dicembre 2008
DA:LA REPUBBLICA.IT: La Megaparentopoli di Seregno
La Megaparentopoli di Seregno
Giù al Nord, cioè a Seregno, quarantamila abitanti nella Brianza ricca, grassa e piatta, la via della politica è lastricata di parenti. Di ogni grado e specie. Figlio e cognato, sorella e fratello. Chi al municipio e chi in una municipalizzata. Chi al partito e chi al cda. Un poltronismo familiare edificato e poi ancor meglio sviluppato sotto il governo della Lega.
La politica formato famiglia pone Seregno di diritto nella top ten delle città governate secondo lo jus sanguinis. "Chi non è di Seregno ritiene tutto molto incredibile", ammette il sindaco Giacinto Mariani. Anzitutto non si crede che il sindaco, questo sindaco, sia un leghista. Compito, molto moderato, molto benestante, Mariani guida una giunta di centrodestra che qui ha raccolto anche la forza residuale dell'Udc.
Da sole Forza Italia e Lega avrebbero potuto comandare e decidere. Ma, con un gesto compassionevole, hanno sospinto sul vagone dei desideri anche Alleanza Nazionale, falange compatta e piuttosto aggressiva, e gli amici-nemici dell'Udc.
Tutti insieme e piuttosto appassionatamente.
Si è deciso, come succede un po' dappertutto, di mettere ordine nelle società pubbliche che erogano servizi e gestiscono, in ragione della mission, quattrini. Seregno insieme ad altre quattro città brianzole (Desio, Lissone, Cesano Maderno e Seveso) ha promosso la costituzione del gruppo Gelsia, una holding che aggrega alcune società di servizi pubblici locali che oggi è una delle prime multiutility in Lombardia per fatturato e clienti serviti. Gas, energia, raccolta e trasferimento dei rifiuti. "Fare sistema" lo slogan.
Hanno fatto sistema, specialmente a Seregno, soprattutto i propri cari. La figlia del vicesindaco è consigliera di amministrazione della holding; il cognato di un assessore è consigliere di una società partecipata (la Aeb); poltrona al fratello di un altro assessore (di An), poltrona alla sorella del capogruppo in consiglio comunale di Forza Italia. In un'altra società di scopo (energia, calore, trading) si è trovato posto per la sorella di un consigliere comunale (Forza Italia). Il segretario della Lega ha ottenuto di sedere nel consiglio di amministrazione di una figlietta magra della holding (Gelsia Reti); quello dell'Udc ha ottenuto quanto gli spettava (consigliere di amministrazione) in un'altra Spa, Gelsia Calore.
Costernato il sindaco: "Lo statuto ci impone di raccogliere le indicazioni provenienti da singoli consiglieri comunali, da gruppi politici, o da associazioni che raccolgano la proposta di almeno cinquanta cittadini. La politica si fida di chi conosce".
La politica conosce, tra gli altri, fratelli e sorelle, cognate e cognate, figli e figlie. A bocca asciutta, secondo l'ultima proiezione, i nipoti e le cugine. Nemmeno si segnalano amanti, e neanche papà e mamme chiamate al fronte, il fronte del fare. "La mia amministrazione ha gestito la razionalizzazione dei servizi, garantito occupazione ad oltre quattrocento persone, risolto problemi che i governi di centrosinistra avevano lasciato marcire. Questo non si dice. E non si dice che solo tre delle trenta nomine decise sono imputabili a me, che alcune di esse sono conferme di scelte della giunta precedente. E nemmeno si ricorda che il partito democratico, pur di polemizzare, ha evitato di segnalarci persone, di fornire proposte. Cosicché abbiamo dovuto fare da soli".
Il sindaco parla piano, sereno, per nulla scandalizzato. Espone e registra: tutto perfettamente a regola d'arte. Non si può dargli torto: ogni cosa è sistemata bene, ogni puntino è a norma di legge.
E qui si ritorna al punto di partenza, alla tesi, veramente innovativa, del comprensivo sindaco Seregn, come dicono i lumbard: chi meglio di un fratello? Chi è più fidata di una sorella? "Lo statuto parla chiaro e io sono obbligato a rispettarlo".
Obbligato lui e il resto della truppa. Obbligati e anche trasparenti. Perché c'è da dire che il sito web del comune fornisce nel dettaglio nomi e cognomi, indennità (trentamila euro all'anno se si presiede; diciottomila se si è nel consiglio) e funzioni. Sorvola sul resto.
Ma succede ovunque. Saluti da Seregno, che si trova giù al nord Italia.
Giù al Nord, cioè a Seregno, quarantamila abitanti nella Brianza ricca, grassa e piatta, la via della politica è lastricata di parenti. Di ogni grado e specie. Figlio e cognato, sorella e fratello. Chi al municipio e chi in una municipalizzata. Chi al partito e chi al cda. Un poltronismo familiare edificato e poi ancor meglio sviluppato sotto il governo della Lega.
La politica formato famiglia pone Seregno di diritto nella top ten delle città governate secondo lo jus sanguinis. "Chi non è di Seregno ritiene tutto molto incredibile", ammette il sindaco Giacinto Mariani. Anzitutto non si crede che il sindaco, questo sindaco, sia un leghista. Compito, molto moderato, molto benestante, Mariani guida una giunta di centrodestra che qui ha raccolto anche la forza residuale dell'Udc.
Da sole Forza Italia e Lega avrebbero potuto comandare e decidere. Ma, con un gesto compassionevole, hanno sospinto sul vagone dei desideri anche Alleanza Nazionale, falange compatta e piuttosto aggressiva, e gli amici-nemici dell'Udc.
Tutti insieme e piuttosto appassionatamente.
Si è deciso, come succede un po' dappertutto, di mettere ordine nelle società pubbliche che erogano servizi e gestiscono, in ragione della mission, quattrini. Seregno insieme ad altre quattro città brianzole (Desio, Lissone, Cesano Maderno e Seveso) ha promosso la costituzione del gruppo Gelsia, una holding che aggrega alcune società di servizi pubblici locali che oggi è una delle prime multiutility in Lombardia per fatturato e clienti serviti. Gas, energia, raccolta e trasferimento dei rifiuti. "Fare sistema" lo slogan.
Hanno fatto sistema, specialmente a Seregno, soprattutto i propri cari. La figlia del vicesindaco è consigliera di amministrazione della holding; il cognato di un assessore è consigliere di una società partecipata (la Aeb); poltrona al fratello di un altro assessore (di An), poltrona alla sorella del capogruppo in consiglio comunale di Forza Italia. In un'altra società di scopo (energia, calore, trading) si è trovato posto per la sorella di un consigliere comunale (Forza Italia). Il segretario della Lega ha ottenuto di sedere nel consiglio di amministrazione di una figlietta magra della holding (Gelsia Reti); quello dell'Udc ha ottenuto quanto gli spettava (consigliere di amministrazione) in un'altra Spa, Gelsia Calore.
Costernato il sindaco: "Lo statuto ci impone di raccogliere le indicazioni provenienti da singoli consiglieri comunali, da gruppi politici, o da associazioni che raccolgano la proposta di almeno cinquanta cittadini. La politica si fida di chi conosce".
La politica conosce, tra gli altri, fratelli e sorelle, cognate e cognate, figli e figlie. A bocca asciutta, secondo l'ultima proiezione, i nipoti e le cugine. Nemmeno si segnalano amanti, e neanche papà e mamme chiamate al fronte, il fronte del fare. "La mia amministrazione ha gestito la razionalizzazione dei servizi, garantito occupazione ad oltre quattrocento persone, risolto problemi che i governi di centrosinistra avevano lasciato marcire. Questo non si dice. E non si dice che solo tre delle trenta nomine decise sono imputabili a me, che alcune di esse sono conferme di scelte della giunta precedente. E nemmeno si ricorda che il partito democratico, pur di polemizzare, ha evitato di segnalarci persone, di fornire proposte. Cosicché abbiamo dovuto fare da soli".
Il sindaco parla piano, sereno, per nulla scandalizzato. Espone e registra: tutto perfettamente a regola d'arte. Non si può dargli torto: ogni cosa è sistemata bene, ogni puntino è a norma di legge.
E qui si ritorna al punto di partenza, alla tesi, veramente innovativa, del comprensivo sindaco Seregn, come dicono i lumbard: chi meglio di un fratello? Chi è più fidata di una sorella? "Lo statuto parla chiaro e io sono obbligato a rispettarlo".
Obbligato lui e il resto della truppa. Obbligati e anche trasparenti. Perché c'è da dire che il sito web del comune fornisce nel dettaglio nomi e cognomi, indennità (trentamila euro all'anno se si presiede; diciottomila se si è nel consiglio) e funzioni. Sorvola sul resto.
Ma succede ovunque. Saluti da Seregno, che si trova giù al nord Italia.
lunedì 24 novembre 2008
GELSIA: 600.000 euro di compensi agli amministratori
I fortunati nominati dai Sindaci in Gelsia, tra cui sorelle di assessori, fratelli di consiglieri, figlie di assessori ecc costano a Gelsia, quindi a noi cittadini, e ai seregnesi per il 78%, la bellezza di più di 600.000 euro, per scaldare le sedie dei consigli di amministrazione che sono stati moltiplicati.
600.ooo euro per trenta fortunati, e poi per risparmiare il Sindaco taglia 50.000 euro di salario accessorio a 250 dipendenti comunali!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ogni commento è inutile se non una considerazione: i seregnesi avranno la voglia di indignarsi?
600.ooo euro per trenta fortunati, e poi per risparmiare il Sindaco taglia 50.000 euro di salario accessorio a 250 dipendenti comunali!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ogni commento è inutile se non una considerazione: i seregnesi avranno la voglia di indignarsi?
Il crollo della scuola: Berlusconi, «Fatalità»
«Credo che ieri il crollo della scuola di Torino sia stata una drammatica fatalità»: questo è stato il raggelante commento di Silvio Berlusconi, in piena campagna elettorale per le regionali in Abruzzo. Non solo: «È una responsabilità delle Province», ha aggiunto, lodando invece nel contempo l’operato del suo governo che ha fatto “un piano di verifica” sulle 100 scuole più malmesse. Dichiarazioni che sono piovute sul dolore di una comunità, a Rivoli, dove nel pomeriggio di domenica è stato organizzato un presidio di genitori e di studenti davanti al Liceo Newton, dopo la tragedia in cui è rimasto ucciso un ragazzo di 17 anni e altri venti sono feriti, fra cui uno gravissimo, che rischia di rimanere paralizzato e che anche oggi verrà sottoposto a un nuovo delicatissimo intervento.
Dolore, rabbia, commozione, sono i sentimenti degli studenti del liceo Darwin, che nel pomeriggio hanno anche organizzato un corteo che, dopo aver raggiunto il cinema Massimo di Torino, dove è in corso il Festival cinematografico diretto da Nanni Moretti (gridando :«Vergona, vergogna»), hanno raggiunto la Prefettura.
«Non è possibile che nel 2008 un ragazzo debba perdere la vita nella propria scuola», si legge su un biglietto appeso all'ingresso dell'istituto. «Dolce angelo, tu in questa maledetta scuola ti sei spento ingiustamente», recita un biglietto dedicato a Vito Scafidi, il diciassettenne vittima dell'incidente. «Forse anche tu come me ieri non avevi voglia di andare a scuola», si legge su un altro biglietto firmato «Con immensa rabbia e con il cuore in lacrime» dalla compagna Silvia.
Qualcuno ha lasciato anche dei fiori. Una rosa blu, una margherita: «Non ti conoscevo - è scritto su un biglietto attacco a uno dei mazzi - ma la tua morte mi ha lasciato senza parole. Addio Vito».
È agli studenti di questa «maledetta scuola» che Berlusconi ha fatto sapere che «si è trattato di una fatalità. Il preside è una persona avveduta, sensata e corretta – ha continuato -. Anche i professori, come mi ha detto la Gelmini, non sarebbero mai entrati in un'aula dove ci fosse pericolo». Comunque il governo interverrà: con quanti soldi? «Un importo di alcuni milioni di euro, mi pare settanta, ma non sono sicuro della cifra». Su quante scuole? «Mi sembra di ricordare che sono 2.500 le scuole su cui intervenire». A dar manforte al premier è intervenuto anche il ministro Renato
Brunetta, che ha riconosciuto che esistono problemi di manutenzione nelle scuole come nel resto del patrimonio pubblico del Paese, ma che si è soprattutto preoccupato di rassicurare perché «esistono migliaia, decine di migliaia di plessi scolastici con comunità di insegnati , studenti, presidi, genitori bene attenti ai loro figli, alla loro scuola, e la stragrande maggioranza del sistema va, non va come dovrebbe andare, però va». E i tagli? «Sono sui dipendenti, sui salari, sono razionalizzazioni sul personale, non tanto non sulle infrastrutture». E se per l'eventuale mancata
manutenzione c'è una responsabilità «è quella della finanziaria dell'anno precedente».
Dolore, rabbia, commozione, sono i sentimenti degli studenti del liceo Darwin, che nel pomeriggio hanno anche organizzato un corteo che, dopo aver raggiunto il cinema Massimo di Torino, dove è in corso il Festival cinematografico diretto da Nanni Moretti (gridando :«Vergona, vergogna»), hanno raggiunto la Prefettura.
«Non è possibile che nel 2008 un ragazzo debba perdere la vita nella propria scuola», si legge su un biglietto appeso all'ingresso dell'istituto. «Dolce angelo, tu in questa maledetta scuola ti sei spento ingiustamente», recita un biglietto dedicato a Vito Scafidi, il diciassettenne vittima dell'incidente. «Forse anche tu come me ieri non avevi voglia di andare a scuola», si legge su un altro biglietto firmato «Con immensa rabbia e con il cuore in lacrime» dalla compagna Silvia.
Qualcuno ha lasciato anche dei fiori. Una rosa blu, una margherita: «Non ti conoscevo - è scritto su un biglietto attacco a uno dei mazzi - ma la tua morte mi ha lasciato senza parole. Addio Vito».
È agli studenti di questa «maledetta scuola» che Berlusconi ha fatto sapere che «si è trattato di una fatalità. Il preside è una persona avveduta, sensata e corretta – ha continuato -. Anche i professori, come mi ha detto la Gelmini, non sarebbero mai entrati in un'aula dove ci fosse pericolo». Comunque il governo interverrà: con quanti soldi? «Un importo di alcuni milioni di euro, mi pare settanta, ma non sono sicuro della cifra». Su quante scuole? «Mi sembra di ricordare che sono 2.500 le scuole su cui intervenire». A dar manforte al premier è intervenuto anche il ministro Renato
Brunetta, che ha riconosciuto che esistono problemi di manutenzione nelle scuole come nel resto del patrimonio pubblico del Paese, ma che si è soprattutto preoccupato di rassicurare perché «esistono migliaia, decine di migliaia di plessi scolastici con comunità di insegnati , studenti, presidi, genitori bene attenti ai loro figli, alla loro scuola, e la stragrande maggioranza del sistema va, non va come dovrebbe andare, però va». E i tagli? «Sono sui dipendenti, sui salari, sono razionalizzazioni sul personale, non tanto non sulle infrastrutture». E se per l'eventuale mancata
manutenzione c'è una responsabilità «è quella della finanziaria dell'anno precedente».
Berlusconi: "Mani Pulite? Mise fine al progresso"
Il premier: «Un passaparola tra i conduttori di sinistra per insultarmi»
L'AQUILA
Nel ’92 la magistratura con Mani Pulite «iniziò un’azione verso i cinque partiti democratici che, pur con molti errori, erano riusciti a garantire per 50 anni progresso e benessere». Lo ha detto Silvio Berlusconi, durante un comizio a sostegno della candidatura di Gianni Chiodi alla Regione Abruzzo. Nessun riferimento esplicito, almeno in questo passaggio ad Antonio Di Pietro, che però il premier ha nominato in un momento successivo del suo intervento. Al nome del leader dell’Italia dei Valori la platea ha reagito con dei fischi e il Cavaliere ha commentato: «Intervento sgraziato ma efficace».
Silvio Berlusconi allarga le braccia, spiega che ciò che è successo per quanto riguarda la Commissione di Vigilanza Rai «non è colpa nostra». Il premier per il momento non intravede soluzioni riguardo alle querele sulla guida della Vigilanza: «È una situazione kafkiana, noi non possiamo incidere su nulla» dice il Presidente del Consiglio. Immediata la replica di Villari. «Kafka? Io mi sento un personaggio reale, posso giudicare quello che succede come sorprendete ma io non sono cambiato, mi sento un uomo del Pd e soprattutto un uomo delle istituzioni».
Parlando prima di entrare allo stadio San Paolo di Napoli per assistere, accanto al presidente Aurelio De Laurentiis, a Napoli-Cagliari, Villari ha aggiunto: «Ho molto rispetto per il presidente del Consiglio e per tutte le istituzioni del nostro paese, ascolto tutti ma mi sono dato una linea di comportamento di stile e di equilibrio che mi spinge a non replicare. Avverto comunque che questa vicenda viene commentata da tanti qualche volta in modo diverso». Quanto al riferimento a Kafka, ha rilevato Villari, «è forse all’intera vicenfa e non al sottoscritto». Oggi, ha poi concluso il presidente della Vigilanza, «sono allo stadio non come presidente della Commissione di Vigilanza ma come presidente del Napoli Club del Parlamento e come amico personale di Aurelio de Laurentiis, un uomo che ha dimostrato come si può far bene per una città senza fronzoli e senza battaglie dialettiche».
Il premier ha poi attaccato le tv. «È passata la parola tra tutti i conduttori, Rai e non, che stanno a sinistra di far convergere sul presidente del Consiglio prese in giro e a volte insulti, oltraggi, molto spesso menzogne». Silvio Berlusconi, in conferenza stampa a L’Aquila, torna su quello che, a suo giudizio, è un atteggiamento di dileggio, nei suoi confronti, da parte di tv pubbliche e private. «Domenica ho guardato la tv e c’ero sempre di mezzo io, sempre attaccato in malo modo. Sono fenomeni che tutti possono verificare guardando la tv», afferma. «Quanto a trasmissioni come Ballarò, Porta a Porta, Annozero e Primo Piano ho pregato ministri e sottosegretari di non prestarsi a risse - aggiunge - cosa contraria agli interessi dei conduttori che dalla rissa aumentano gli ascolti, ma non dignitosa per chi ha responsabilità di governo».
Infine Berlusconi è tornato ad affrontare il problema economico. «Le imprese si reggono sui consumi e perciò sui consumatori dobbiamo farte leva, perchè le dimensioni della crisi dell’economia reale non siano estreme. Solo questo può fermare un circolo vizioso che va interrotto con forti iniezioni di speranza e fiducia, guardando in faccia la realtà, come noi stiamo facendo».
L'AQUILA
Nel ’92 la magistratura con Mani Pulite «iniziò un’azione verso i cinque partiti democratici che, pur con molti errori, erano riusciti a garantire per 50 anni progresso e benessere». Lo ha detto Silvio Berlusconi, durante un comizio a sostegno della candidatura di Gianni Chiodi alla Regione Abruzzo. Nessun riferimento esplicito, almeno in questo passaggio ad Antonio Di Pietro, che però il premier ha nominato in un momento successivo del suo intervento. Al nome del leader dell’Italia dei Valori la platea ha reagito con dei fischi e il Cavaliere ha commentato: «Intervento sgraziato ma efficace».
Silvio Berlusconi allarga le braccia, spiega che ciò che è successo per quanto riguarda la Commissione di Vigilanza Rai «non è colpa nostra». Il premier per il momento non intravede soluzioni riguardo alle querele sulla guida della Vigilanza: «È una situazione kafkiana, noi non possiamo incidere su nulla» dice il Presidente del Consiglio. Immediata la replica di Villari. «Kafka? Io mi sento un personaggio reale, posso giudicare quello che succede come sorprendete ma io non sono cambiato, mi sento un uomo del Pd e soprattutto un uomo delle istituzioni».
Parlando prima di entrare allo stadio San Paolo di Napoli per assistere, accanto al presidente Aurelio De Laurentiis, a Napoli-Cagliari, Villari ha aggiunto: «Ho molto rispetto per il presidente del Consiglio e per tutte le istituzioni del nostro paese, ascolto tutti ma mi sono dato una linea di comportamento di stile e di equilibrio che mi spinge a non replicare. Avverto comunque che questa vicenda viene commentata da tanti qualche volta in modo diverso». Quanto al riferimento a Kafka, ha rilevato Villari, «è forse all’intera vicenfa e non al sottoscritto». Oggi, ha poi concluso il presidente della Vigilanza, «sono allo stadio non come presidente della Commissione di Vigilanza ma come presidente del Napoli Club del Parlamento e come amico personale di Aurelio de Laurentiis, un uomo che ha dimostrato come si può far bene per una città senza fronzoli e senza battaglie dialettiche».
Il premier ha poi attaccato le tv. «È passata la parola tra tutti i conduttori, Rai e non, che stanno a sinistra di far convergere sul presidente del Consiglio prese in giro e a volte insulti, oltraggi, molto spesso menzogne». Silvio Berlusconi, in conferenza stampa a L’Aquila, torna su quello che, a suo giudizio, è un atteggiamento di dileggio, nei suoi confronti, da parte di tv pubbliche e private. «Domenica ho guardato la tv e c’ero sempre di mezzo io, sempre attaccato in malo modo. Sono fenomeni che tutti possono verificare guardando la tv», afferma. «Quanto a trasmissioni come Ballarò, Porta a Porta, Annozero e Primo Piano ho pregato ministri e sottosegretari di non prestarsi a risse - aggiunge - cosa contraria agli interessi dei conduttori che dalla rissa aumentano gli ascolti, ma non dignitosa per chi ha responsabilità di governo».
Infine Berlusconi è tornato ad affrontare il problema economico. «Le imprese si reggono sui consumi e perciò sui consumatori dobbiamo farte leva, perchè le dimensioni della crisi dell’economia reale non siano estreme. Solo questo può fermare un circolo vizioso che va interrotto con forti iniezioni di speranza e fiducia, guardando in faccia la realtà, come noi stiamo facendo».
venerdì 21 novembre 2008
APPUNTAMENTI
1° dicembre, ore 21, a Desio, iniziativa sulla legalità, con la partecipazione di Nando Dalla Chiesa, Arturo Lanzani, Maurizio Martina.
3 dicembre, alle ore 21, a Monza, serata di dibattito dedicata alla vittoria di Barack Obama (ancora? sì, ancora).
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3 dicembre, alle ore 21, a Monza, serata di dibattito dedicata alla vittoria di Barack Obama (ancora? sì, ancora).
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Cru 16, altro che 40 miliardi risparmiati da dare agli anziani, i costi salgono ancora!
Sul sito web del Comune di Seregno è stata pubblicata la determina n° 772/2008 con la quale si nomina la Commissione di cui all’art.240 del D.lgs 163/06, impegnando la spesa di 58.060 euro.
Tale Commissione ha il compito di valutare le riserve presentate dall’impresa “La Sorgente”.
Il file allegato alla determina (che dovrebbe esplicitare la stessa con una relazione) è vuoto;
Inoltre i precedenti non sono stati certo favorevoli al Comune, visto che i seregnesi hanno dovuto sborsare quasi un milione di euro l’ultima volta che tale commissione ha deliberato, con lo stesso Presidente
Ho chiesto in consiglio
• A quanto ammontano le riserve presentate dall’impresa La Sorgente?
• Per quale motivo è stato scelto ancora l’ing Coletta quale Presidente di Commissione (ovvero, perchè continuare a farci del male)?
Tale Commissione ha il compito di valutare le riserve presentate dall’impresa “La Sorgente”.
Il file allegato alla determina (che dovrebbe esplicitare la stessa con una relazione) è vuoto;
Inoltre i precedenti non sono stati certo favorevoli al Comune, visto che i seregnesi hanno dovuto sborsare quasi un milione di euro l’ultima volta che tale commissione ha deliberato, con lo stesso Presidente
Ho chiesto in consiglio
• A quanto ammontano le riserve presentate dall’impresa La Sorgente?
• Per quale motivo è stato scelto ancora l’ing Coletta quale Presidente di Commissione (ovvero, perchè continuare a farci del male)?
venerdì 14 novembre 2008
BASTA CEMENTO
E’ questo lo slogan che dobbiamo adottare per contrastare il piano di governo del territorio che il centro destra di Seregno adotterà nei prossimi mesi, e che con molta probabilità comporterà un ulteriore consumo del verde.
Basta cemento a Seregno è anche un gruppo che ho fondato su Facebook: aderite!
Basta cemento a Seregno è anche un gruppo che ho fondato su Facebook: aderite!
PALAZZO COMUNALE
SOLO UNA BREVE PRECISAZIONE. Dagli articoli sui giornali sembra che il Comune abbia vinto tutte le cause e quello che è successo col palazzo comunale è tutto regolare. Non è così, semplicemente il TAR ha respinto la richiesta fatta dai progettisti di sospendere i lavori, non è entrato del merito della causa, e magari non ci entrerà neanche in futuro, se riterrà i progettisti non legittimati a far causa al Comune. Ma questo non significa nulla, non cambia di una riga la nostra posizione, supportata dall’autorità dei contratti pubblici che ha sostenuto l’irregolarità della procedura adottata dalla giunta, tantè che ha rimesso gli atti alla Corte dei Conti.
Inoltre nessuna autorità ha mai bloccato neanche per un minuto il cantiere, quindi se i lavori vanno così a rilento la responsabilità è solo del Sindaco.
Inoltre nessuna autorità ha mai bloccato neanche per un minuto il cantiere, quindi se i lavori vanno così a rilento la responsabilità è solo del Sindaco.
NUOVA SEDE DEL PARTITO DEMOCRATICO
Sabato abbiamo inaugurato la nuova sede in Via Leonardo Da Vinci (Pomirolo) alla presenza di decine di simpatizzanti, dell’Assessore Provinciale Ponti, del Consigliere Regionale Civati, del segretario provinciale del PD Brambilla
Sempre sabato abbiamo iniziato il tesseramento
Perché tesserarsi?
E’ un atto di fede politica perché chi si tessera lo fa solo per credere in qualcosa, non certo per guadagnare qualcosa.
E’ un atto importante, perché l’opposizione alla politica del centro destra passa anche dalla tessera.
Perché tesserarsi?
La risposta è semplice, se pensi che l’Italia (e Seregno ancora di più) sia migliore di chi la governa (tanto per copiare Obama), se pensi che i nostri figli si meritano una scuola migliore di quella voluta dalla Gelmini, se pensi che quello che è successo al G8 e il processo farsa che ne è seguito è un vulnus alla democrazia di diritto, se sei stanco delle continue figuracce che il Premier ci fa fare, se sei stanco dell’arroganza del potere, allora dai il tuo contributo.
Il PD ha bisogno di te, soprattutto a Seregno, che per il centrosinistra è terra di frontiera.
E’ anche l’ora dei ringraziamenti, perché se è vero che il PD a Seregno esiste perché decine di persone vengono alle riunioni, è altrettanto vero che c’è chi ci mette molto del suo tempo libero. E’ il caso di Giuseppe, sempre in prima fila quando c’è da tirarsi su le maniche, e di tutti quelli che con lui si sono occupati di traslocare e di imbiancare la sede, di organizzare l’inaugurazione. Non vi faccio l’elenco perché sicuramente dimenticherei qualcuno
Sempre sabato abbiamo iniziato il tesseramento
Perché tesserarsi?
E’ un atto di fede politica perché chi si tessera lo fa solo per credere in qualcosa, non certo per guadagnare qualcosa.
E’ un atto importante, perché l’opposizione alla politica del centro destra passa anche dalla tessera.
Perché tesserarsi?
La risposta è semplice, se pensi che l’Italia (e Seregno ancora di più) sia migliore di chi la governa (tanto per copiare Obama), se pensi che i nostri figli si meritano una scuola migliore di quella voluta dalla Gelmini, se pensi che quello che è successo al G8 e il processo farsa che ne è seguito è un vulnus alla democrazia di diritto, se sei stanco delle continue figuracce che il Premier ci fa fare, se sei stanco dell’arroganza del potere, allora dai il tuo contributo.
Il PD ha bisogno di te, soprattutto a Seregno, che per il centrosinistra è terra di frontiera.
E’ anche l’ora dei ringraziamenti, perché se è vero che il PD a Seregno esiste perché decine di persone vengono alle riunioni, è altrettanto vero che c’è chi ci mette molto del suo tempo libero. E’ il caso di Giuseppe, sempre in prima fila quando c’è da tirarsi su le maniche, e di tutti quelli che con lui si sono occupati di traslocare e di imbiancare la sede, di organizzare l’inaugurazione. Non vi faccio l’elenco perché sicuramente dimenticherei qualcuno
mercoledì 5 novembre 2008
OBAMA
Con tutti i suoi difetti, ma la democrazia in America è una cosa meravigliosa, a differenza che altrove. Certo, i candidati vengono scelti dopo un duro apprendistato e non si candidano solo quando sono sicuri di vincere, come altrove. Certo, per il rito di iniziazione all’età adulta gli studenti hanno passato la notte nei sacchi a pelo davanti al maxischermo del loro college senza il conforto di mamme e professori (succede anche questo, altrove). Certo, davanti ai seggi ci sono code chilometriche perché da quelle parti si ostinano a stare in fila per uno, anziché sperimentare forme innovative di incolonnamento a fisarmonica, a raggiera, modello arrogance («lei non sa chi sono io») o formato parakul («mi lasci passare, la prego, ché la casa mi va a fuoco e ho dimenticato mio figlio sullo zerbino con un leone a stecchetto da mesi»), molto diffuse altrove. Certo, a Chicago, sperduto villaggio dell’Illinois, ieri sera aspettavano un milione di persone in piazza ed erano terrorizzati dall’idea di non riuscire a gestirle tutte, mentre altrove ne hanno appena ospitate due milioni e mezzo (ma in realtà erano due miliardi e mezzo, anzi due milioni di miliardi e mezzo) senza fare una piega. Certo, laggiù il candidato giovane sembra proprio giovane e il candidato vecchio proprio vecchio, non come altrove, dove al vecchio crescono i capelli e il giovane fa cascare le braccia.
Sì, con tutti i suoi difetti, ma la democrazia in America è davvero una democrazia. A differenza che altrove.
Sì, con tutti i suoi difetti, ma la democrazia in America è davvero una democrazia. A differenza che altrove.
lunedì 27 ottobre 2008
Governo, primo calo nei consensi
La «luna di miele» del Governo con gli elettori è finita? Nessuno può dirlo, ma, certo, il consenso per l'esecutivo guidato da Berlusconi si è notevolmente contratto nelle ultime settimane. In parte, ciò può dipendere dal logoramento solitamente derivante dal tempo trascorso dall'insediamento. In parte, potrebbero aver avuto un effetto, specialmente mediatico, le manifestazioni che hanno connotato di recente il mondo della scuola e dell'università.
Fatto sta che la percentuale di chi dichiara di valutare positivamente l'operato del Governo supera oggi di poco il 40%, a fronte del 60% degli inizi di settembre. E, ciò che è ancora più importante, per la prima volta, la percentuale di chi esprime un giudizio negativo risulta prevalente.
La contrazione della fiducia nell'esecutivo è stata provocata, benché in misura e con modalità diverse, sia dall'elettorato di centrosinistra, sia da quello del centrodestra. In quest'ultimo, ovviamente, i livelli di approvazione sono sempre stati — e rimangono — molto elevati. Ma passano dal 97% rilevato a settembre all'81% registrabile oggi: un decremento relativamente contenuto, ma politicamente assai indicativo. Nello schieramento opposto il fenomeno è altrettanto evidente. A giugno il 35% degli elettori del centrosinistra esprimeva un giudizio positivo per l'operato del Governo. A settembre costoro si erano ridotti al 21%. Oggi sono pari al 12%.
L'opposizione non ha però saputo trarre alcun vantaggio da questo trend. Anche per quest'ultima il consenso risulta in questo periodo fortemente diminuito. Dal 24% di giudizi positivi per l'operato dell'opposizione registrato a luglio, si è scesi al 20% di settembre, al 19% dei primi di ottobre, sino al 16% di oggi. Anche in questo caso, il trend ha riguardato gli elettori di entrambi i poli. L'11% di valutazioni positive per l'opposizione rilevato a settembre tra l'elettorato di centrodestra si è oggi dimezzato, riducendosi al 6%. Ma, quel che è più significativo, il già modesto 36% di giudizi favorevoli all'opposizione emerso agli inizi di settembre tra chi pure aveva votato centrosinistra alle elezioni è divenuto oggi il 29%. In altre parole, l'opposizione gode del consenso di meno di un terzo dei suoi stessi elettori.
Nell'insieme, si assiste dunque ad una vera e propria crisi di fiducia nei confronti di tutti gli attori politici. Che, parallelamente alla crisi economico-finanziaria, ha investito sia il consenso per il Governo (diminuito, come si è visto, in misura più elevata), sia quello per l'opposizione (che ha subito una erosione di minori dimensioni, ma che partiva da un livello complessivo di approvazione assai più modesto). La disistima crescente investe in realtà quasi tutte le istituzioni del nostro sistema, con la significativa eccezione della Presidenza della Repubblica. Per fronteggiare questo fenomeno occorrerebbe un impegno comune di tutte le forze politiche. Ciò che è, ovviamente, assai improbabile
PIANO PIANO QUALCOSA SI MUOVE!
Fatto sta che la percentuale di chi dichiara di valutare positivamente l'operato del Governo supera oggi di poco il 40%, a fronte del 60% degli inizi di settembre. E, ciò che è ancora più importante, per la prima volta, la percentuale di chi esprime un giudizio negativo risulta prevalente.
La contrazione della fiducia nell'esecutivo è stata provocata, benché in misura e con modalità diverse, sia dall'elettorato di centrosinistra, sia da quello del centrodestra. In quest'ultimo, ovviamente, i livelli di approvazione sono sempre stati — e rimangono — molto elevati. Ma passano dal 97% rilevato a settembre all'81% registrabile oggi: un decremento relativamente contenuto, ma politicamente assai indicativo. Nello schieramento opposto il fenomeno è altrettanto evidente. A giugno il 35% degli elettori del centrosinistra esprimeva un giudizio positivo per l'operato del Governo. A settembre costoro si erano ridotti al 21%. Oggi sono pari al 12%.
L'opposizione non ha però saputo trarre alcun vantaggio da questo trend. Anche per quest'ultima il consenso risulta in questo periodo fortemente diminuito. Dal 24% di giudizi positivi per l'operato dell'opposizione registrato a luglio, si è scesi al 20% di settembre, al 19% dei primi di ottobre, sino al 16% di oggi. Anche in questo caso, il trend ha riguardato gli elettori di entrambi i poli. L'11% di valutazioni positive per l'opposizione rilevato a settembre tra l'elettorato di centrodestra si è oggi dimezzato, riducendosi al 6%. Ma, quel che è più significativo, il già modesto 36% di giudizi favorevoli all'opposizione emerso agli inizi di settembre tra chi pure aveva votato centrosinistra alle elezioni è divenuto oggi il 29%. In altre parole, l'opposizione gode del consenso di meno di un terzo dei suoi stessi elettori.
Nell'insieme, si assiste dunque ad una vera e propria crisi di fiducia nei confronti di tutti gli attori politici. Che, parallelamente alla crisi economico-finanziaria, ha investito sia il consenso per il Governo (diminuito, come si è visto, in misura più elevata), sia quello per l'opposizione (che ha subito una erosione di minori dimensioni, ma che partiva da un livello complessivo di approvazione assai più modesto). La disistima crescente investe in realtà quasi tutte le istituzioni del nostro sistema, con la significativa eccezione della Presidenza della Repubblica. Per fronteggiare questo fenomeno occorrerebbe un impegno comune di tutte le forze politiche. Ciò che è, ovviamente, assai improbabile
PIANO PIANO QUALCOSA SI MUOVE!
venerdì 24 ottobre 2008
L'ipotesi di Calamandrei.
Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico." Piero Calamandrei
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico." Piero Calamandrei
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950
giovedì 23 ottobre 2008
Seregno, dipendenti in piazza contro i tagli di Brunetta
I DIPENDENTI COMUNALI SONO SCESI IN PIAZZA per protestare contro i tagli previsti dal ministro Brunetta. In particolare, i malumori riguardano il taglio del salario accessorio che colpirebbe solo una parte dei dipendenti. Il sindacato della Cisl, rappresentato dal delegato Pietro Occhiuto, aveva diramato una nota con la quale contestava la selezione di collaboratori esterni promossi dall'Amministrazione comunale. «E' questo il vero motivo - dicono i sindacati - dei tagli agli stipendi e agli organici, privilegiando collaborazioni e consulenze esterne. In sostanza anche a Seregno l’amministrazione comunale vuole tagliare le retribuzioni ai propri dipendenti, svilire e mortificare la loro professionalità. Tutto questo come se fra gli stessi dipendenti non vi fossero professionalità in grado di espletare gli incarichi proposti».
C'è stato un incontro fra il sindaco Giacinto Mariani e la delegazione Rsu comunale in merito al fondo destinato al pagamento dei premi di produzione e alle professioni di carriera. Un incontro che gli stessi sindacati avevano già richiesto con l'intento di riaprire la trattativa dopo la rottura del mese scorso e che potrebbe ricomporsi nei prossimi giorni.
C'è stato un incontro fra il sindaco Giacinto Mariani e la delegazione Rsu comunale in merito al fondo destinato al pagamento dei premi di produzione e alle professioni di carriera. Un incontro che gli stessi sindacati avevano già richiesto con l'intento di riaprire la trattativa dopo la rottura del mese scorso e che potrebbe ricomporsi nei prossimi giorni.
mercoledì 22 ottobre 2008
Basta la volontà
ZORRO oggi sarebbe un comico, visto che il potere e il prepotere sono tragicamente ridicoli. Anche se una risata non li seppellirà, purtroppo. Azzeccatissime, perciò, le critiche alla ministra Gelmini avanzate da Luciana Littizzetto a Che tempo che fa. E non perché ne abbia fatto una caricatura, ma, anzi, per la precisione con cui ne ha messo in chiaro i limiti di comprensione della realtà scolastica. La Littizzetto, tra l’altro, ha insegnato per dieci anni e, rispetto alla Gelmini, ha qualche elemento di conoscenza in più (per non parlare della intelligenza e della cultura generale). Ma tanto, ormai, per fare il ministro non sono richieste doti straordinarie e, per la verità, neppure ordinarie. Per fare il ministro basta la volontà: quella di Berlusconi. Per le donne è gradita la bella presenza e sono assolutamente indispensabili cinismo e faccia di tolla, per adeguarsi al razzismo e al negazionismo preventivo della Lega. Superflua la conoscenza dell’italiano e ancor più della Costituzione, che si pretende solo dagli immigrati
Veltroni lancia il suo 25 ottobre
ROMA - "Il centrosinistra smetta di guardarsi l'obelico e torni ad occuparsi dei problemi veri". "E' stato Di Pietro a rompere con noi, non viceversa. Ma alla Vigilanza continueremo a votare Orlando" "In Italia c'è un'aria di piombo, basta guardare il comportamento dei media". "Se Obama vincerà, cambieranno molte cose anche in Europa". Alla vigilia della manifestazione del 25 ottobre, nella quale si gioca molto, il leader del Pd è determinato a rilanciare. Sé stesso e il suo partito. E lo fa in un lungo videoforum a Repubblica tv.
Sul caso del giorno, la rottura con Antonio Di Pietro, il segretario democratico denuncia che c'è stato "un singolare rovesciamento dei fatti". Perché, dice Veltroni, non è stato lui a rompere con l'ex pm, ma viceversa: "Non ha fatto il gruppo unico, come si era impegnato a fare, e da mesi attacca in modo permanente il Pd. Può capitare a tutti di essere ingannati. E Di Pietro, forse, lo ha fatto con noi".
Il leader del Pd lascia comunque aperto uno spiraglio. Intanto conferma il voto per Orlando alla Vigilanza ("Non si possono accettare pregiudiziali"), poi aggiunge: "Spero che torni ad avere le posizioni che aveva quando firmò il nostro programma". Ma intanto, sottolinea, bisogna smetterla con "l'idea tatticista per la quale le alleanza vengono prima di tutto. Prima la politica, i programmi, i problemi delle persone. Poi le alleanze".
Quindi, i temi concreti. Scuola, lavoro, crisi economica. Ma anche la qualità della nostra democrazia. Perché, secondo Veltroni, "c'è un'aria che si fa irrespirabile. Un'aria di piombo. Una sensazione di pensiero unico che si diffonde. A partire dai giornali, che in maggioranza hanno perso la soglia critica"
Non a caso, negli studi di Repubblica tv, il segretario democratico si chiede: "Che fine ha fatto tutta la campagna nei confronti della casta? Finché c'era Prodi, non si parlava d'altro. Ora? Eppure la corruzione non è finita, la legalità in tante parti è in crisi, gli sprechi resistono".
Sulla scuola Veltroni difende le proteste di questi giorni e attacca la Gelmini. "Il maestro unico - dice - è l'ennesima puntata della strategia di nascondimento della realtà di Palazzo Chigi. Il Paese si sente insicuro, e vede il futuro con incertezza? Bene, allora diamogli il maestro unico, che altro non è che l'illusione del ritorno ai bei tempi andati. Magari per coprire il fatto che a giugno 70mila ricercatori rischiano di andare per strada".
Anche sull'economia il governo non convince. "Adesso - spiega Veltroni - tutti sono convinti che lo Stato deve intervenire. Ma in Italia quando si dice Stato non si dice una entità neutra, ma si dice partiti. Io temo che ci sia il rischio di una eccessiva invadenza". Poi lancia l'allarme: "Questa situazione può lasciare sul terreno due vittime, di cui il governo non sembra occuparsi più di tanto. Le piccole e medie imprese e i lavoratori"
Mentre Veltroni parla a Repubblica, Berlusconi torna da Napoli ad attaccare la manifestazione del 25: "Non si risolvono in piazza i problemi del Paese. Dicono solo bugie, noi non faremo risse con chi blatera e farnetica". La replica è secca: "E' lo stesso essere umano che due anni fa parlava da un palco a piazza San Giovanni avendo organizzato una manifestazione contro il governo Prodi. Se lo fa lui va bene, se lo facciamo noi no?. Ma la democrazia, il premier deve capirlo, è fatta così. Si va in piazza e si manifesta".
Del resto, l'appuntamento con il corteo del 25 è per Veltroni uno snodo decisivo verso le prossime scadenze e per i rapporti di forza all'interno del suo partito. Il leader è ottimista: "La manifestazione confermerà che il Pd non solo c'è, ma è in buona salute. Andremo al Circo massimo, a Roma, un luogo vastissimo. Non credo che nessun altro partito possa scegliere la stessa piazza con la certezza di riempirla come faremo noi".
E' lo stesso ottimismo che il segretario democratico professa, al di là dei sondaggi, per il Paese. "Credo che l'Italia sia meglio delle fotografie che lo rappresentano giorno per giorno. I sondaggi valgono nell'imminenza di un voto, per il resto non contano nulla". Lo dimostra, conclude Veltroni, la vicenda di Obama negli Usa: "Dicevano che non ce l'avrebbe mai fatta, mentre ora è sulla soglia della Casa Bianca". E se ci arrivasse, Veltroni ne è convinto, cambierebbero molte cose. Anche in Europa. "Il segnale simbolico sarebbe fortissimo dall'America si può cominciare a sconfiggere la paura, e ricominciare a sperare".
Sul caso del giorno, la rottura con Antonio Di Pietro, il segretario democratico denuncia che c'è stato "un singolare rovesciamento dei fatti". Perché, dice Veltroni, non è stato lui a rompere con l'ex pm, ma viceversa: "Non ha fatto il gruppo unico, come si era impegnato a fare, e da mesi attacca in modo permanente il Pd. Può capitare a tutti di essere ingannati. E Di Pietro, forse, lo ha fatto con noi".
Il leader del Pd lascia comunque aperto uno spiraglio. Intanto conferma il voto per Orlando alla Vigilanza ("Non si possono accettare pregiudiziali"), poi aggiunge: "Spero che torni ad avere le posizioni che aveva quando firmò il nostro programma". Ma intanto, sottolinea, bisogna smetterla con "l'idea tatticista per la quale le alleanza vengono prima di tutto. Prima la politica, i programmi, i problemi delle persone. Poi le alleanze".
Quindi, i temi concreti. Scuola, lavoro, crisi economica. Ma anche la qualità della nostra democrazia. Perché, secondo Veltroni, "c'è un'aria che si fa irrespirabile. Un'aria di piombo. Una sensazione di pensiero unico che si diffonde. A partire dai giornali, che in maggioranza hanno perso la soglia critica"
Non a caso, negli studi di Repubblica tv, il segretario democratico si chiede: "Che fine ha fatto tutta la campagna nei confronti della casta? Finché c'era Prodi, non si parlava d'altro. Ora? Eppure la corruzione non è finita, la legalità in tante parti è in crisi, gli sprechi resistono".
Sulla scuola Veltroni difende le proteste di questi giorni e attacca la Gelmini. "Il maestro unico - dice - è l'ennesima puntata della strategia di nascondimento della realtà di Palazzo Chigi. Il Paese si sente insicuro, e vede il futuro con incertezza? Bene, allora diamogli il maestro unico, che altro non è che l'illusione del ritorno ai bei tempi andati. Magari per coprire il fatto che a giugno 70mila ricercatori rischiano di andare per strada".
Anche sull'economia il governo non convince. "Adesso - spiega Veltroni - tutti sono convinti che lo Stato deve intervenire. Ma in Italia quando si dice Stato non si dice una entità neutra, ma si dice partiti. Io temo che ci sia il rischio di una eccessiva invadenza". Poi lancia l'allarme: "Questa situazione può lasciare sul terreno due vittime, di cui il governo non sembra occuparsi più di tanto. Le piccole e medie imprese e i lavoratori"
Mentre Veltroni parla a Repubblica, Berlusconi torna da Napoli ad attaccare la manifestazione del 25: "Non si risolvono in piazza i problemi del Paese. Dicono solo bugie, noi non faremo risse con chi blatera e farnetica". La replica è secca: "E' lo stesso essere umano che due anni fa parlava da un palco a piazza San Giovanni avendo organizzato una manifestazione contro il governo Prodi. Se lo fa lui va bene, se lo facciamo noi no?. Ma la democrazia, il premier deve capirlo, è fatta così. Si va in piazza e si manifesta".
Del resto, l'appuntamento con il corteo del 25 è per Veltroni uno snodo decisivo verso le prossime scadenze e per i rapporti di forza all'interno del suo partito. Il leader è ottimista: "La manifestazione confermerà che il Pd non solo c'è, ma è in buona salute. Andremo al Circo massimo, a Roma, un luogo vastissimo. Non credo che nessun altro partito possa scegliere la stessa piazza con la certezza di riempirla come faremo noi".
E' lo stesso ottimismo che il segretario democratico professa, al di là dei sondaggi, per il Paese. "Credo che l'Italia sia meglio delle fotografie che lo rappresentano giorno per giorno. I sondaggi valgono nell'imminenza di un voto, per il resto non contano nulla". Lo dimostra, conclude Veltroni, la vicenda di Obama negli Usa: "Dicevano che non ce l'avrebbe mai fatta, mentre ora è sulla soglia della Casa Bianca". E se ci arrivasse, Veltroni ne è convinto, cambierebbero molte cose. Anche in Europa. "Il segnale simbolico sarebbe fortissimo dall'America si può cominciare a sconfiggere la paura, e ricominciare a sperare".
Famiglia Cristiana boccia classi-ponte «Mozione razziale, sono classi-ghetto
ROMA -«È il primo provvedimento razziale del Parlamento». Famiglia Cristiana boccia senza mezzi termini le classi-ponte per i bambini immigrati proposte dalla Lega definendole «classi-ghetto». Per il settimanale dei Paolini, la mozione approvata alla Camera «fa scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione».
«FANTASIA PADANA SENZA LIMITI» - «La "fantasia padana" - è l'affondo di Famiglia Cristiana - non ha più limiti, né‚ pudore». «La Lega cavalca l'onda - scrive ancora il settimanale in un editoriale del numero in edicola mercoledì - e va all'arrembaggio dell'immigrato», dopo aver proposto le impronte ai rom, il permesso a punti e aver ostacolato i ricongiungimenti familiari. «Il problema dell'inserimento degli stranieri a scuola è reale - osserva il giornale - ma le risposte sono "criptorazziste", non di integrazione. Chi pensa a uno "sviluppo separato" in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama "apartheid"». Famiglia Cristiana registra l'opposizione di Pierferdinando Casini e del Secolo d'Italia e ricorda le linee guida dell'ex ministro Letizia Moratti, approvate anche dalla Lega Nord, che prevedevano di affiancare alle classi ordinarie un certo numero di lezioni settimanali per l'insegnamento della lingua.
«L'ESEMPIO DI FIRENZE» - «Il governo potrebbe far cadere (per amor di patria) la prima "mozione razziale" approvata dal Parlamento italiano. Oppure - aggiunge il settimanale - guardare a esperienze come a Firenze dove un pulmino passa a prendere i bambini stranieri a scuola, li porta ai corsi d'italiano e poi li riporta in classe». In ogni caso, la critica alla proposta di classi-ponte, è senza remissione, e il settimanale cita nell'occhiello dell'editoriale anche Alessandra Mussolini, presidente della commissione per l'Infanzia, che l'ha definita «un provvedimento di stampo razzista
«FANTASIA PADANA SENZA LIMITI» - «La "fantasia padana" - è l'affondo di Famiglia Cristiana - non ha più limiti, né‚ pudore». «La Lega cavalca l'onda - scrive ancora il settimanale in un editoriale del numero in edicola mercoledì - e va all'arrembaggio dell'immigrato», dopo aver proposto le impronte ai rom, il permesso a punti e aver ostacolato i ricongiungimenti familiari. «Il problema dell'inserimento degli stranieri a scuola è reale - osserva il giornale - ma le risposte sono "criptorazziste", non di integrazione. Chi pensa a uno "sviluppo separato" in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama "apartheid"». Famiglia Cristiana registra l'opposizione di Pierferdinando Casini e del Secolo d'Italia e ricorda le linee guida dell'ex ministro Letizia Moratti, approvate anche dalla Lega Nord, che prevedevano di affiancare alle classi ordinarie un certo numero di lezioni settimanali per l'insegnamento della lingua.
«L'ESEMPIO DI FIRENZE» - «Il governo potrebbe far cadere (per amor di patria) la prima "mozione razziale" approvata dal Parlamento italiano. Oppure - aggiunge il settimanale - guardare a esperienze come a Firenze dove un pulmino passa a prendere i bambini stranieri a scuola, li porta ai corsi d'italiano e poi li riporta in classe». In ogni caso, la critica alla proposta di classi-ponte, è senza remissione, e il settimanale cita nell'occhiello dell'editoriale anche Alessandra Mussolini, presidente della commissione per l'Infanzia, che l'ha definita «un provvedimento di stampo razzista
martedì 21 ottobre 2008
NOTTE BIANCA DELLA BRIANZA, PERCHE’ L’AMMINISTRAZIONE NON RISPONDE
Il 16 settembre ho presentato la seguente interpellanza “Notte bianca della brianza, chi paga e chi ci guadagna. Da allora sono comparse sui giornali interventi del Sindaco, dell’Assessore e dei rappresentanti della società MBeventi, che hanno dato la loro versione. Sono comparsi dappertutto ma di risposte all’interpellanza neanche l’ombra. Nonostante tutti questi interventi nessuno ha risposto alle domande fatte che sono le seguenti.
In base a quali criteri è stata scelta la società MB Eventi?
Per quali motivi non sono stati invitati a presentare dei progetti anche altre società che avevano manifestato il loro interesse a organizzare la Notte bianca?
Considerato che la determina di affidamento dell’incarico prevede di erogare la somma di 10.000 euro alla società in oggetto, e che la stessa afferma che “L’importo delle sponsorizzazioni potrà essere aumentato oltre la soglia minima, e che MB Eventi tratterrà il 10% di essa” ci dicano:
• Qual è il valore della soglia minima delle sponsorizzazioni?
• Di quanto è stata aumentata e chi ha deciso di aumentarla?
• A quanto ammonta il compenso relativo alle sponsorizzazioni percepito da MB Eventi?
Considerato poi che per la notte bianca della Brianza il Comune (cioè noi) esborsa 36.000 euro, la Regione (cioè noi ) 2000 euro, la Provincia (cioè noi) 8000 euro, AEB (cioè noi) 12.000 euro, Gelsia (cioè noi) 2500 euro, per un totale di 60.500 euro che i cittadini di Seregno pagano direttamente o indirettamente ci dicano se tra le sponsorizzazioni di cui sopra, per le quali MB Eventi trattiene il 10%, rientrano anche gli enti, le istituzioni e le società citate (regione, Provincia, Gelsia e AEB)
Con l’interpellanza chiedevo inoltre che mi venisse fornito un elenco dettagliato di tutte le società, enti, associazioni, persone fisiche o giuridiche che hanno sponsorizzato l’evento e il relativo esborso, nonché l’elenco dettagliato delle spese sostenute, voce per voce.
Non mi sono stati forniti, (il testo unico degli enti locali e lo Statuto del Comune di Seregno prevedono la consegna entro 30 giorni della documentazione) perché?
In base a quali criteri è stata scelta la società MB Eventi?
Per quali motivi non sono stati invitati a presentare dei progetti anche altre società che avevano manifestato il loro interesse a organizzare la Notte bianca?
Considerato che la determina di affidamento dell’incarico prevede di erogare la somma di 10.000 euro alla società in oggetto, e che la stessa afferma che “L’importo delle sponsorizzazioni potrà essere aumentato oltre la soglia minima, e che MB Eventi tratterrà il 10% di essa” ci dicano:
• Qual è il valore della soglia minima delle sponsorizzazioni?
• Di quanto è stata aumentata e chi ha deciso di aumentarla?
• A quanto ammonta il compenso relativo alle sponsorizzazioni percepito da MB Eventi?
Considerato poi che per la notte bianca della Brianza il Comune (cioè noi) esborsa 36.000 euro, la Regione (cioè noi ) 2000 euro, la Provincia (cioè noi) 8000 euro, AEB (cioè noi) 12.000 euro, Gelsia (cioè noi) 2500 euro, per un totale di 60.500 euro che i cittadini di Seregno pagano direttamente o indirettamente ci dicano se tra le sponsorizzazioni di cui sopra, per le quali MB Eventi trattiene il 10%, rientrano anche gli enti, le istituzioni e le società citate (regione, Provincia, Gelsia e AEB)
Con l’interpellanza chiedevo inoltre che mi venisse fornito un elenco dettagliato di tutte le società, enti, associazioni, persone fisiche o giuridiche che hanno sponsorizzato l’evento e il relativo esborso, nonché l’elenco dettagliato delle spese sostenute, voce per voce.
Non mi sono stati forniti, (il testo unico degli enti locali e lo Statuto del Comune di Seregno prevedono la consegna entro 30 giorni della documentazione) perché?
Seregno, spari all’auto di un consigliere
COLPI DI PISTOLA nella notte contro l’autovettura del consigliere comunale Claudio Busnelli. Era da poco passata la mezzanotte quando in via Bottego sono stati sentiti alcuni colpi d’arma da fuoco indirizzati contro l’auto del quarantaseienne esponente politico di «Amare Seregno», la lista civica che alle ultime elezioni amministrative ha sostenuto il sindaco Giacinto Mariani. La vettura, una Mercedes familiare blu, era parcheggiata davanti all’abitazione del consigliere comunale che soltanto al mattino si è accorto di quanto effettivamente era accaduto nottetempo. Sull’episodio stanno indagando i carabinieri della Compagnia di Seregno che per il momento battono tutte le possibili piste. Difficile a questo punto delle indagine stabilire se si è trattato di un semplice atto vandalico oppure di una vera e propria intimidazione nei confronti dell’esponente politico che in seno al consiglio comunale presiede anche la Commissione Politiche Commerciali e Produttive.
BUSNELLI abita in via Bottego assieme alla moglie e alle due giovani figlie: «Per la verità - ha dichiarato lo stesso Busnelli, dal luglio scorso ex dipendente della Dell’Orto Carburatori - ho sentito alcune detonazioni ma le ho collegate allo scoppio di fuochi artificiali. Non riesco proprio a capacitarmi di quanto accaduto. la mia idea è che si sia trattata di una bravata e ad andarci di mezzo è stata la portiera della mia vettura trapassata da tre proiettili. Negli ultimi mesi mi sono occupato di oratori e gruppi sportivi che non rappresentano certo argomenti da ...sparatorie«. Piena solidarietà è stata espressa a livello politico dai colleghi che siedono sui banchi consigliari: Ad indagini incorso - ha dichiarato Roberto Pozzoli, capogruppo di Amare Seregno - non possiamo che esprimere la nostra preoccupazione per un simile atto di elevata gravità e dare tutta la nostra solidarietà al consigliere Busnelli, per il quale nutriamo la più profonda stima e fiducia».
ANCHE IL SINDACO Giacinto Mariani ha espresso la solidarietà di tutto il consiglio comunale: «Di per sè un fatto molto grave sul quale le indagini dovranno fare chiarezza. Al consigliere Busnelli va tutta la nostra solidarietà». Purtroppo non è la prima volta che a Seregno i politici entrano nel mirino dei maleintenzionati. E’ del gennaio scorso l’atto di vandalismo compiuto contro l’autovettura del vicesindaco Attilio Gavazzi. Qualche anno prima furono esplosi anche colpi di pistola contro le vetrine della sede dell’Udc in via Cavour e successivamente furono imbrattate le targhe esposte davanti alla sede di Forza Italia in piazza Vittorio Veneto.
BUSNELLI abita in via Bottego assieme alla moglie e alle due giovani figlie: «Per la verità - ha dichiarato lo stesso Busnelli, dal luglio scorso ex dipendente della Dell’Orto Carburatori - ho sentito alcune detonazioni ma le ho collegate allo scoppio di fuochi artificiali. Non riesco proprio a capacitarmi di quanto accaduto. la mia idea è che si sia trattata di una bravata e ad andarci di mezzo è stata la portiera della mia vettura trapassata da tre proiettili. Negli ultimi mesi mi sono occupato di oratori e gruppi sportivi che non rappresentano certo argomenti da ...sparatorie«. Piena solidarietà è stata espressa a livello politico dai colleghi che siedono sui banchi consigliari: Ad indagini incorso - ha dichiarato Roberto Pozzoli, capogruppo di Amare Seregno - non possiamo che esprimere la nostra preoccupazione per un simile atto di elevata gravità e dare tutta la nostra solidarietà al consigliere Busnelli, per il quale nutriamo la più profonda stima e fiducia».
ANCHE IL SINDACO Giacinto Mariani ha espresso la solidarietà di tutto il consiglio comunale: «Di per sè un fatto molto grave sul quale le indagini dovranno fare chiarezza. Al consigliere Busnelli va tutta la nostra solidarietà». Purtroppo non è la prima volta che a Seregno i politici entrano nel mirino dei maleintenzionati. E’ del gennaio scorso l’atto di vandalismo compiuto contro l’autovettura del vicesindaco Attilio Gavazzi. Qualche anno prima furono esplosi anche colpi di pistola contro le vetrine della sede dell’Udc in via Cavour e successivamente furono imbrattate le targhe esposte davanti alla sede di Forza Italia in piazza Vittorio Veneto.
Firma per Roberto Saviano
(per firmare vai sul sito Repubblica.it)
Roberto Saviano è minacciato di morte dalla camorra, per aver denunciato le sue azioni criminali in un libro - "Gomorra" - tradotto e letto in tutto il mondo. E' minacciata la sua libertà, la sua autonomia di scrittore, la possibilità di incontrare la sua famiglia, di avere una vita sociale, di prendere parte alla vita pubblica, di muoversi nel suo Paese. Un giovane scrittore, colpevole di aver indagato il crimine organizzato svelando le sue tecniche e la sua struttura, è costretto a una vita clandestina, nascosta, mentre i capi della camorra dal carcere continuano a inviare messaggi di morte, intimandogli di non scrivere sul suo giornale, "Repubblica", e di tacere.
Lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggerlo e per sconfiggere la camorra. Ma il caso Saviano non è soltanto un problema di polizia. E' un problema di democrazia. La libertà nella sicurezza di Saviano riguarda noi tutti, come cittadini.
Con questa firma vogliamo farcene carico, impegnando noi stessi mentre chiamiamo lo Stato alla sua responsabilità, perché è intollerabile che tutto questo possa accadere in Europa e nel 2008.
Roberto Saviano è minacciato di morte dalla camorra, per aver denunciato le sue azioni criminali in un libro - "Gomorra" - tradotto e letto in tutto il mondo. E' minacciata la sua libertà, la sua autonomia di scrittore, la possibilità di incontrare la sua famiglia, di avere una vita sociale, di prendere parte alla vita pubblica, di muoversi nel suo Paese. Un giovane scrittore, colpevole di aver indagato il crimine organizzato svelando le sue tecniche e la sua struttura, è costretto a una vita clandestina, nascosta, mentre i capi della camorra dal carcere continuano a inviare messaggi di morte, intimandogli di non scrivere sul suo giornale, "Repubblica", e di tacere.
Lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggerlo e per sconfiggere la camorra. Ma il caso Saviano non è soltanto un problema di polizia. E' un problema di democrazia. La libertà nella sicurezza di Saviano riguarda noi tutti, come cittadini.
Con questa firma vogliamo farcene carico, impegnando noi stessi mentre chiamiamo lo Stato alla sua responsabilità, perché è intollerabile che tutto questo possa accadere in Europa e nel 2008.
E' morto Vittorio Foa
ROMA - E' morto a 98 anni Vittorio Foa, politico, scrittore e giornalista. Dagli esordi in Giustizia e Libertà negli anni Trenta, passando per la Resistenza, per la Costituente, la militanza nel Psi, nella Cgil, nel Psiup, la vicinanza al Pci come indipendente, Foa ha attraversato l'intera storia del movimento operaio e della sinistra italiana. A dare la notizia della scomparsa, d'intesa con la famiglia, è stato il segretario del Pd, Walter Veltroni. In una nota, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ricorda "senza alcun dubbio" come "una delle figure di maggiore integrità e spessore intellettuale e morale della politica e del sindacalismo italiano del Novecento".
Il capo dello Stato ricorda anche "la sua dedizione alla causa della libertà, la partecipazione alla Resistenza, l'impegno nell'Assemblea Costituente e nel Parlamento repubblicano, la piena identificazione, da combattivo dirigente della Cgil e da studioso, con il mondo del lavoro", caratteristiche che "gli hanno garantito un posto d'onore nella storia dell'italia repubblicana". Vittorio Foa è morto a Formia, in provincia di Latina, dove si era trasferito nel 1989 ma dove già aveva, da anni, una casa in campagna (per la precisione a Castelforte). Come da sua volontà, sarà cremato e le ceneri saranno deposte nella città pontina.
Esprime "profondo dolore" il presidente della Camera Gianfranco Fini: "Una luminosa figura della storia della Repubblica, un padre della democrazia italiana che ha onorato le istituzioni con la meritoria opera politica e con il lucido lavoro intellettuale, uniti al grande rigore morale e alla ferma coerenza personale. Sono convinto- continua Fini - che la sua lezione di libertà resterà nella memoria degli italiani come esempio di attaccamento alla Costituzione e ai valori che sono in essa custoditi".
"E' un immenso dolore per noi, per il popolo italiano - dice Veltroni - per gli italiani che credono nei valori di democrazia e libertà, per l'Italia che lavora, per il sindacato, a cui Vittorio Foa ha dedicato la parte più importante della sua vita". Ma anche "un dolore personale" perché "Foa incarnava ai miei occhi il modello del militante della democrazia, con una meravigliosa storia di sofferenza, lotta e speranza, un uomo della sinistra e della democrazia mosso da un ottimismo contagioso e da un elevatissimo disinteresse personale. Penso che tutto il Paese senta Vittorio Foa come uno dei suoi figli migliori". "Un uomo - ha aggiunto Massimo D'Alema - la cui vita è stata tutta una testimonianza dei valori e degli ideali della sinistra democratica".
A Veltroni e D'Alema fa eco il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti: "A Foa abbiamo guardato come a un esempio luminoso, alla sua lucidità di pensiero, alla sua vita esemplare colma di battaglie in difesa della democrazia e della pace, dei valori fondanti della Repubblica e della Costituzione, del lavoro e della giustizia sociale". "Cordoglio e tristezza", a nome delle senatrici e dei senatori del gruppo del Pd, anche da parte di Anna Finocchiaro, che ricorda Foa come "una voce che non ha mai mancato di difendere il rispetto dei diritti fondamentali". Un minuto di silenzio è stato osservato durante la seduta del Consiglio regionale del Lazio. Mentre il presidente della Regione, Piero Marrazzo, sottolinea che "i grandi valori democratici dell'Italia repubblicana restano orfani di uno dei loro testimoni più autentici". E il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: "Scompare un combattente generoso, colto e intelligente".
"Abbiamo respirato a ogni incontro, a ogni lettura tanta libertà e un'intelligenza politica acuta e carica di futuro - dice Fausto Bertinotti - un futuro che ha amato sempre perché mai ha rinunciato a costruirlo. Sarà impossibile dimenticarlo". Cordoglio anche da Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, che proprio quest'anno aveva conferito a Foa l'iscrizione onoraria.
"Un giorno di lutto per l'Italia - afferma il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi - se ne va uno degli uomini che hanno segnato la storia culturale della sinistra. Che resta orfana di un grande pensatore e di un punto di riferimento fondamentale". Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, "scompare una personalità straordinaria, di notevole intelligenza e grande fascino". "Ha offerto a noi e alle generazioni future una testimonianza preziosa e un esempio altissimo di valore umano e civile", aggiunge il presidente del Senato, Renato Schifani.
"Un vuoto enorme nella cultura democratica e riformista del nostro Paese", aggiunge Rosy Bindi. "Scompare l'ultimo di una grande tradizione del sindacalismo italiano - osserva il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari - che componeva in sé consapevolezza della specificità del lavoro sindacale, competenze economiche e organizzative di alto livello, con ampia visione politica e culturale".
Autore di numerosi libri (fra gli altri, Il cavallo e la torre, Questo Novecento, Il silenzio dei comunisti - con Miriam Mafai e Alfredo Reichlin -, Il sogno di una destra normale - con Furio Colombo -, Lettere della giovinezza, Sulla curiosità), Foa aveva pubblicato di recente (lo scorso gennaio) per Einaudi Le parole della politica, scritto insieme a Federica Montevecchi. "Forse - sosteneva nel saggio - il degrado della politica e delle sue parole sta proprio nell'agire pensando di essere soli e nel pensare solo a se stessi". Un lavoro dalla lunga gestazione, ma che conteneva l'obiettivo "ambizioso" di analizzare i motivi di "questo degrado e, se possibile, di indicare una via d'uscita". A prevalere era una commistione tra memoria e politica, filo conduttore che ha caratterizzato quasi tutta l'opera di un grande uomo del secolo scorso
Il capo dello Stato ricorda anche "la sua dedizione alla causa della libertà, la partecipazione alla Resistenza, l'impegno nell'Assemblea Costituente e nel Parlamento repubblicano, la piena identificazione, da combattivo dirigente della Cgil e da studioso, con il mondo del lavoro", caratteristiche che "gli hanno garantito un posto d'onore nella storia dell'italia repubblicana". Vittorio Foa è morto a Formia, in provincia di Latina, dove si era trasferito nel 1989 ma dove già aveva, da anni, una casa in campagna (per la precisione a Castelforte). Come da sua volontà, sarà cremato e le ceneri saranno deposte nella città pontina.
Esprime "profondo dolore" il presidente della Camera Gianfranco Fini: "Una luminosa figura della storia della Repubblica, un padre della democrazia italiana che ha onorato le istituzioni con la meritoria opera politica e con il lucido lavoro intellettuale, uniti al grande rigore morale e alla ferma coerenza personale. Sono convinto- continua Fini - che la sua lezione di libertà resterà nella memoria degli italiani come esempio di attaccamento alla Costituzione e ai valori che sono in essa custoditi".
"E' un immenso dolore per noi, per il popolo italiano - dice Veltroni - per gli italiani che credono nei valori di democrazia e libertà, per l'Italia che lavora, per il sindacato, a cui Vittorio Foa ha dedicato la parte più importante della sua vita". Ma anche "un dolore personale" perché "Foa incarnava ai miei occhi il modello del militante della democrazia, con una meravigliosa storia di sofferenza, lotta e speranza, un uomo della sinistra e della democrazia mosso da un ottimismo contagioso e da un elevatissimo disinteresse personale. Penso che tutto il Paese senta Vittorio Foa come uno dei suoi figli migliori". "Un uomo - ha aggiunto Massimo D'Alema - la cui vita è stata tutta una testimonianza dei valori e degli ideali della sinistra democratica".
A Veltroni e D'Alema fa eco il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti: "A Foa abbiamo guardato come a un esempio luminoso, alla sua lucidità di pensiero, alla sua vita esemplare colma di battaglie in difesa della democrazia e della pace, dei valori fondanti della Repubblica e della Costituzione, del lavoro e della giustizia sociale". "Cordoglio e tristezza", a nome delle senatrici e dei senatori del gruppo del Pd, anche da parte di Anna Finocchiaro, che ricorda Foa come "una voce che non ha mai mancato di difendere il rispetto dei diritti fondamentali". Un minuto di silenzio è stato osservato durante la seduta del Consiglio regionale del Lazio. Mentre il presidente della Regione, Piero Marrazzo, sottolinea che "i grandi valori democratici dell'Italia repubblicana restano orfani di uno dei loro testimoni più autentici". E il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: "Scompare un combattente generoso, colto e intelligente".
"Abbiamo respirato a ogni incontro, a ogni lettura tanta libertà e un'intelligenza politica acuta e carica di futuro - dice Fausto Bertinotti - un futuro che ha amato sempre perché mai ha rinunciato a costruirlo. Sarà impossibile dimenticarlo". Cordoglio anche da Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, che proprio quest'anno aveva conferito a Foa l'iscrizione onoraria.
"Un giorno di lutto per l'Italia - afferma il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi - se ne va uno degli uomini che hanno segnato la storia culturale della sinistra. Che resta orfana di un grande pensatore e di un punto di riferimento fondamentale". Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, "scompare una personalità straordinaria, di notevole intelligenza e grande fascino". "Ha offerto a noi e alle generazioni future una testimonianza preziosa e un esempio altissimo di valore umano e civile", aggiunge il presidente del Senato, Renato Schifani.
"Un vuoto enorme nella cultura democratica e riformista del nostro Paese", aggiunge Rosy Bindi. "Scompare l'ultimo di una grande tradizione del sindacalismo italiano - osserva il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari - che componeva in sé consapevolezza della specificità del lavoro sindacale, competenze economiche e organizzative di alto livello, con ampia visione politica e culturale".
Autore di numerosi libri (fra gli altri, Il cavallo e la torre, Questo Novecento, Il silenzio dei comunisti - con Miriam Mafai e Alfredo Reichlin -, Il sogno di una destra normale - con Furio Colombo -, Lettere della giovinezza, Sulla curiosità), Foa aveva pubblicato di recente (lo scorso gennaio) per Einaudi Le parole della politica, scritto insieme a Federica Montevecchi. "Forse - sosteneva nel saggio - il degrado della politica e delle sue parole sta proprio nell'agire pensando di essere soli e nel pensare solo a se stessi". Un lavoro dalla lunga gestazione, ma che conteneva l'obiettivo "ambizioso" di analizzare i motivi di "questo degrado e, se possibile, di indicare una via d'uscita". A prevalere era una commistione tra memoria e politica, filo conduttore che ha caratterizzato quasi tutta l'opera di un grande uomo del secolo scorso
Lombardo, taci e paga i debiti di Catania.
Mentre i brianzoli e i comuni tirano la cinghia, Berlusconi ci fa pagare i debiti lasciati dal sindaco e suo medico di fiducia Scapagnini, elargendo ben 140 milioni di euro al comune di Catania per colmare i debiti accumulati dall'amministrazione comunale.
I cittadini della Brianza e i lombardi che lavorano e pagano le tasse, hanno il diritto a una gestione più oculata delle risorse statali e che queste vengano spese per colmare le lacune, anzitutto infrastrutturali, di un territorio che produce una fetta rilevante della ricchezza nazionale".
Non si può essere federalisti a parole e poi muoversi in una direzione opposta
I 140 milioni destinati al comune di Catania sono più di quanto finora il governo ha stanziato per l'Expo, e sono una offesa a tutti i comuni virtuosi, come Seregno.
I cittadini della Brianza e i lombardi che lavorano e pagano le tasse, hanno il diritto a una gestione più oculata delle risorse statali e che queste vengano spese per colmare le lacune, anzitutto infrastrutturali, di un territorio che produce una fetta rilevante della ricchezza nazionale".
Non si può essere federalisti a parole e poi muoversi in una direzione opposta
I 140 milioni destinati al comune di Catania sono più di quanto finora il governo ha stanziato per l'Expo, e sono una offesa a tutti i comuni virtuosi, come Seregno.
ANCORA SULLA NOTTE BIANCA
Cresce la polemica sulla notte bianca.
Oltre alla mia interpellanza adesso si scopre che altre società si erano proposte e sono state escluse, senza neppure far fare loro una proposta di progetto.
Ricapitolando, la MB Eventi e comunicazione nasce a giugno, a luglio gli affidano l’incarico di gestire la notte bianca per un importo di 10.000 euro + il 10% dell’introito da sponsorizzazioni, e la scelgono senza neppure prendere in considerazione altre società che si erano proposte per tempo.
Il fatto che l’assessore sia di AN e l’amministratore della MB eventi di AN è solo una coincidenza.
Oltre alla mia interpellanza adesso si scopre che altre società si erano proposte e sono state escluse, senza neppure far fare loro una proposta di progetto.
Ricapitolando, la MB Eventi e comunicazione nasce a giugno, a luglio gli affidano l’incarico di gestire la notte bianca per un importo di 10.000 euro + il 10% dell’introito da sponsorizzazioni, e la scelgono senza neppure prendere in considerazione altre società che si erano proposte per tempo.
Il fatto che l’assessore sia di AN e l’amministratore della MB eventi di AN è solo una coincidenza.
PALAZZO COMUNALE
Adesso vogliono fare credere che se il cantiere è bloccato è colpa nostra.
Ricordo che a marzo del 2005 è partito il cantiere per costruire il palazzo comunale. Che è stato successivamente bloccato dall’amministrazione.
Ricordo che abbiamo detto in tutte le lingue possibili che la procedura che volevano seguire non era corretta
C’è stato un pronunciamento dell’autorità dei contratti pubblici che ha certificato tale illegittimità e ha trasmesso addirittura il fascicolo alla Corte dei Conti;
C’è stato tutto questo e nonostante tutto la giunta ha continuato a sbagliare, e oggi si prenda le proprie responsabilità, perché il ricorso al TAR non è un accanimento, ma la normale conseguenza degli errori fatti in questi anni che, ripeto, erano stati ampiamente preannunciati.
Ricordo che a marzo del 2005 è partito il cantiere per costruire il palazzo comunale. Che è stato successivamente bloccato dall’amministrazione.
Ricordo che abbiamo detto in tutte le lingue possibili che la procedura che volevano seguire non era corretta
C’è stato un pronunciamento dell’autorità dei contratti pubblici che ha certificato tale illegittimità e ha trasmesso addirittura il fascicolo alla Corte dei Conti;
C’è stato tutto questo e nonostante tutto la giunta ha continuato a sbagliare, e oggi si prenda le proprie responsabilità, perché il ricorso al TAR non è un accanimento, ma la normale conseguenza degli errori fatti in questi anni che, ripeto, erano stati ampiamente preannunciati.
Il popolo delle Primarie si è perduto di ILVO DIAMANTI
E' trascorso giusto un anno dalle primarie che elessero Walter Veltroni alla segreteria del Pd, insieme a un'assemblea costituente composta da qualche migliaio di persone. L'approdo finale dell'Ulivo di Romano Prodi dopo 12 anni di navigazione. Il 14 ottobre 2007 si recarono ai seggi circa tre milioni di persone.. Mentre due anni prima la partecipazione alle primarie che avevano sancito la candidatura di Prodi in vista delle elezioni politiche del 2006 era risultata ancor più larga. Oltre 4 milioni. Ma allora la consultazione riguardava l'intera coalizione di centrosinistra.
In entrambi i casi, però, le primarie hanno costituito un'occasione di straordinaria partecipazione. Milioni di persone, in fila, davanti a seggi improvvisati, a firmare una dichiarazione di appartenenza. Disposte a pagare per votare. Un segno di vitalità della società civile che contrasta con quanti immaginano - e teorizzano - una democrazia stanca, fatta di cittadini indifferenti, per i quali il rito delle elezioni basta e avanza. E' fin troppo.
La risposta alle primarie dimostrò - dimostra - che i cittadini sono silenziosi perché non hanno buone ragioni e valide occasioni per esprimersi. Peraltro, le primarie non vanno confuse con una manifestazione di democrazia diretta. Sono, invece, strettamente collegate alla democrazia rappresentativa, in quanto servono a selezionare e a legittimare la classe dirigente dei partiti oppure le candidature alle elezioni a cariche pubbliche.
Tuttavia, nonostante si celebrino ogni giorno le ricorrenze più improbabili, l'anniversario delle primarie è stato accompagnato da un singolare silenzio. Rotto da alcuni contributi sui giornali di area. E da qualche iniziativa del Pd e dintorni. Come l'avvio di Youdem, la tv di partito voluta da Veltroni. Un convegno dei Democratici di Parisi. Questo silenzio riflette, forse, una certa voglia di rimozione. Alimentata, in primo luogo, dal risultato elettorale dello scorso aprile.
Se le primarie sono nel codice genetico del Pd, la sconfitta ne ha, in qualche misura, ridimensionato il ruolo. Il divario tra la partecipazione di un anno fa e l'ampiezza della sconfitta elettorale ha generato grande delusione. Da ciò una certa, magari inconfessata, voglia di dimenticare. La sconfitta e i suoi precedenti. La tentazione di esorcizzare la delusione per il risultato elettorale rimuovendo - dimenticando - l'illusione prodotta dalle primarie.
Tuttavia immaginare una vittoria, alle elezioni di aprile, era velleitario, visto il grado di sfiducia sociale verso il governo e il centrosinistra. Per cui la disattenzione intorno alle primarie ha altri motivi.
Riflette, in parte, la difficoltà di realizzare il progetto implicito nelle primarie.. La costruzione di un partito aperto al confronto con la società, in grado di favorire la formazione e il rinnovamento della classe dirigente. Le primarie come indicazione di metodo. Come marchio di un nuovo modello di partito e di democrazia. Non possiamo dire che abbiano prodotto i risultati attesi.
Il Pd resta un progetto incompiuto.
Le primarie non sono diventate un metodo di selezione generale e generalizzato. Fin qui, a livello nazionale, sono state usate solo per dare investitura popolare a scelte già fatte dai gruppi dirigenti (Prodi, prima; quindi Veltroni). L'assemblea costituente, eletta un anno fa, d'altronde, si è riunita un paio di volte e sembra già aver concluso la sua missione.
Le primarie, invece, non sono state usate per scegliere i candidati alle politiche. Né il sindaco a Roma. A causa dei tempi troppo ravvicinati, si è detto. Un problema reale. Che, però, sembra essere stato accolto con sollievo nei gruppi dirigenti, preoccupati dall'emergere di qualche sorpresa, per definizione sgradita. In generale, a livello centrale e locale, negli organismi e fra gli eletti del Pd alle cariche più importanti prevalgono sempre i soliti noti. I leader dei partiti da cui originano: Ds e Margherita. Che, spesso, operano distintamente, come due entità specifiche (come ha rilevato una ricerca sul cambiamento dell'organizzazione dei "nuovi" partiti a livello territoriale condotta da Terenzio Fava, dell'Università di Urbino). La distribuzione degli incarichi avviene, inoltre, in base ad appartenenze "partigiane" (e di corrente: d'alemiani, rutelliani, popolari, veltroniani...).
Per cui, le primarie tendono a diventare un problema, perché complicano i rapporti di forza fra ex-partiti, correnti, leader. A livello centrale e locale. Soprattutto se non è possibile controllarne l'esito. Se possono dare, cioè, esiti imprevisti. E quindi sgraditi ai gruppi dirigenti. Come abbiamo osservato altre volte: Obama, mito e bandiera dei democratici italiani, in Italia non riuscirebbe mai a imporsi. A emergere. Troppo giovane: neppure cinquant'anni! Fuori dai giri che contano, controllati da Clinton. E poi, negli Usa (e non solo), difficile imporsi con quella carnagione scura...
Insomma, non è "previsto". In Italia, al massimo l'avrebbero nominato a rappresentare i diritti degli immigrati, in qualche amministrazione comunale; al massimo, in qualche commissione governativa. Anche coloro che parlano di "sfiduciare" Veltroni, d'altronde, pensano di rimpiazzarlo con qualcun altro dei "soliti noti". Per cooptazione o congiura. Sancita - ma solo dopo - dal voto popolare. Il che delinea un modello di democrazia poco democratico.
Un esito contradditorio e un poco ironico, visto che il progetto da cui originano l'Ulivo, il Pd e le primarie mira all'esatto contrario. Porre limiti a questa democrazia personalizzata e al tempo stesso impersonale. Impostata su partiti "senza società". Centralizzati, identificati nel leader. Le cerchie dirigenti scelte in base a criteri di fedeltà e di immagine. Una democrazia in cui la mediazione con la società è svolta dai media.
La televisione, in primo luogo. Dove il contatto con la "gente" avviene attraverso episodici e oceanici bagni di folla, manifestazioni di piazza. Si tratta di un format inventato e imposto da Silvio Berlusconi, che ha adattato e ridisegnato, a modo suo, tendenze presenti - spesso dominanti - in tutto l'Occidente (e non solo). Il filosofo francese Bernard Manin le ha riassunte nella formula della "democrazia del pubblico". Lo stesso Sarkozy ne ha imitato molti tratti.. Alcuni commentatori hanno parlato per questo di "berluskozysmo". Il Pd è nato per contrastarlo sul suo terreno. Ma non sembra esservi riuscito. In particolare, non pare essere capace di opporsi alla deriva della democrazia che esclude gli elettori da ogni scelta relativa a chi dovrebbe rappresentarli.. Una democrazia "rappresentativa" solo a parole, perché i rappresentanti li decide l'oligarchia che comanda. E che, con queste regole e con questi partiti, comanderà per sempre. Visto che la legge elettorale, alle politiche, non prevede il voto di preferenza.
E la dimensione delle circoscrizioni impedisce un rapporto diretto con gli eletti (che invece era possibile nel maggioritario di collegio). Visto che, inoltre, si sta preparando una legge con caratteristiche analoghe anche per le elezioni europee. Con soglia di sbarramento elevata e abolizione delle preferenze. Per impedire qualche imprevisto. Qualche lista sgradita. O peggio: qualche candidato non deciso a livello nazionale. Ormai, solo nelle elezioni amministrative (comunali, provinciali, regionali) la responsabilità degli eletti e degli elettori è chiara. Ma è probabile che, presto, si troverà rimedio anche a queste anomalie. Il Pd, al di là della buona volontà, non pare capace di opporsi a questa partitocrazia senza società. A questa democrazia che limita il potere del cittadino a un esercizio che si svolge - e si esaurisce - una volta ogni tot anni. Quando l'elettore mette una croce su una scheda. E tutto finisce lì. Fino alla prossima.
Per questo l'anniversario delle primarie avrebbe potuto essere una buona occasione. Per ricordare - per non dimenticare. Ciò che il Pd dovrebbe diventare. Ma che ancora non è - e non sappiamo se mai diventerà. Per ricordare - per non dimenticare. Ciò che rischia di diventare la nostra democrazia. Fondata su partiti chiusi - alla società e alla "circolazione delle élites" (per citare Pareto). Una democrazia povera, per pochi intimi.
Avrebbe potuto essere, ma non lo è stato, un'occasione per ricordare. Questo anniversario finito come è cominciato. Nell'indifferenza.
In entrambi i casi, però, le primarie hanno costituito un'occasione di straordinaria partecipazione. Milioni di persone, in fila, davanti a seggi improvvisati, a firmare una dichiarazione di appartenenza. Disposte a pagare per votare. Un segno di vitalità della società civile che contrasta con quanti immaginano - e teorizzano - una democrazia stanca, fatta di cittadini indifferenti, per i quali il rito delle elezioni basta e avanza. E' fin troppo.
La risposta alle primarie dimostrò - dimostra - che i cittadini sono silenziosi perché non hanno buone ragioni e valide occasioni per esprimersi. Peraltro, le primarie non vanno confuse con una manifestazione di democrazia diretta. Sono, invece, strettamente collegate alla democrazia rappresentativa, in quanto servono a selezionare e a legittimare la classe dirigente dei partiti oppure le candidature alle elezioni a cariche pubbliche.
Tuttavia, nonostante si celebrino ogni giorno le ricorrenze più improbabili, l'anniversario delle primarie è stato accompagnato da un singolare silenzio. Rotto da alcuni contributi sui giornali di area. E da qualche iniziativa del Pd e dintorni. Come l'avvio di Youdem, la tv di partito voluta da Veltroni. Un convegno dei Democratici di Parisi. Questo silenzio riflette, forse, una certa voglia di rimozione. Alimentata, in primo luogo, dal risultato elettorale dello scorso aprile.
Se le primarie sono nel codice genetico del Pd, la sconfitta ne ha, in qualche misura, ridimensionato il ruolo. Il divario tra la partecipazione di un anno fa e l'ampiezza della sconfitta elettorale ha generato grande delusione. Da ciò una certa, magari inconfessata, voglia di dimenticare. La sconfitta e i suoi precedenti. La tentazione di esorcizzare la delusione per il risultato elettorale rimuovendo - dimenticando - l'illusione prodotta dalle primarie.
Tuttavia immaginare una vittoria, alle elezioni di aprile, era velleitario, visto il grado di sfiducia sociale verso il governo e il centrosinistra. Per cui la disattenzione intorno alle primarie ha altri motivi.
Riflette, in parte, la difficoltà di realizzare il progetto implicito nelle primarie.. La costruzione di un partito aperto al confronto con la società, in grado di favorire la formazione e il rinnovamento della classe dirigente. Le primarie come indicazione di metodo. Come marchio di un nuovo modello di partito e di democrazia. Non possiamo dire che abbiano prodotto i risultati attesi.
Il Pd resta un progetto incompiuto.
Le primarie non sono diventate un metodo di selezione generale e generalizzato. Fin qui, a livello nazionale, sono state usate solo per dare investitura popolare a scelte già fatte dai gruppi dirigenti (Prodi, prima; quindi Veltroni). L'assemblea costituente, eletta un anno fa, d'altronde, si è riunita un paio di volte e sembra già aver concluso la sua missione.
Le primarie, invece, non sono state usate per scegliere i candidati alle politiche. Né il sindaco a Roma. A causa dei tempi troppo ravvicinati, si è detto. Un problema reale. Che, però, sembra essere stato accolto con sollievo nei gruppi dirigenti, preoccupati dall'emergere di qualche sorpresa, per definizione sgradita. In generale, a livello centrale e locale, negli organismi e fra gli eletti del Pd alle cariche più importanti prevalgono sempre i soliti noti. I leader dei partiti da cui originano: Ds e Margherita. Che, spesso, operano distintamente, come due entità specifiche (come ha rilevato una ricerca sul cambiamento dell'organizzazione dei "nuovi" partiti a livello territoriale condotta da Terenzio Fava, dell'Università di Urbino). La distribuzione degli incarichi avviene, inoltre, in base ad appartenenze "partigiane" (e di corrente: d'alemiani, rutelliani, popolari, veltroniani...).
Per cui, le primarie tendono a diventare un problema, perché complicano i rapporti di forza fra ex-partiti, correnti, leader. A livello centrale e locale. Soprattutto se non è possibile controllarne l'esito. Se possono dare, cioè, esiti imprevisti. E quindi sgraditi ai gruppi dirigenti. Come abbiamo osservato altre volte: Obama, mito e bandiera dei democratici italiani, in Italia non riuscirebbe mai a imporsi. A emergere. Troppo giovane: neppure cinquant'anni! Fuori dai giri che contano, controllati da Clinton. E poi, negli Usa (e non solo), difficile imporsi con quella carnagione scura...
Insomma, non è "previsto". In Italia, al massimo l'avrebbero nominato a rappresentare i diritti degli immigrati, in qualche amministrazione comunale; al massimo, in qualche commissione governativa. Anche coloro che parlano di "sfiduciare" Veltroni, d'altronde, pensano di rimpiazzarlo con qualcun altro dei "soliti noti". Per cooptazione o congiura. Sancita - ma solo dopo - dal voto popolare. Il che delinea un modello di democrazia poco democratico.
Un esito contradditorio e un poco ironico, visto che il progetto da cui originano l'Ulivo, il Pd e le primarie mira all'esatto contrario. Porre limiti a questa democrazia personalizzata e al tempo stesso impersonale. Impostata su partiti "senza società". Centralizzati, identificati nel leader. Le cerchie dirigenti scelte in base a criteri di fedeltà e di immagine. Una democrazia in cui la mediazione con la società è svolta dai media.
La televisione, in primo luogo. Dove il contatto con la "gente" avviene attraverso episodici e oceanici bagni di folla, manifestazioni di piazza. Si tratta di un format inventato e imposto da Silvio Berlusconi, che ha adattato e ridisegnato, a modo suo, tendenze presenti - spesso dominanti - in tutto l'Occidente (e non solo). Il filosofo francese Bernard Manin le ha riassunte nella formula della "democrazia del pubblico". Lo stesso Sarkozy ne ha imitato molti tratti.. Alcuni commentatori hanno parlato per questo di "berluskozysmo". Il Pd è nato per contrastarlo sul suo terreno. Ma non sembra esservi riuscito. In particolare, non pare essere capace di opporsi alla deriva della democrazia che esclude gli elettori da ogni scelta relativa a chi dovrebbe rappresentarli.. Una democrazia "rappresentativa" solo a parole, perché i rappresentanti li decide l'oligarchia che comanda. E che, con queste regole e con questi partiti, comanderà per sempre. Visto che la legge elettorale, alle politiche, non prevede il voto di preferenza.
E la dimensione delle circoscrizioni impedisce un rapporto diretto con gli eletti (che invece era possibile nel maggioritario di collegio). Visto che, inoltre, si sta preparando una legge con caratteristiche analoghe anche per le elezioni europee. Con soglia di sbarramento elevata e abolizione delle preferenze. Per impedire qualche imprevisto. Qualche lista sgradita. O peggio: qualche candidato non deciso a livello nazionale. Ormai, solo nelle elezioni amministrative (comunali, provinciali, regionali) la responsabilità degli eletti e degli elettori è chiara. Ma è probabile che, presto, si troverà rimedio anche a queste anomalie. Il Pd, al di là della buona volontà, non pare capace di opporsi a questa partitocrazia senza società. A questa democrazia che limita il potere del cittadino a un esercizio che si svolge - e si esaurisce - una volta ogni tot anni. Quando l'elettore mette una croce su una scheda. E tutto finisce lì. Fino alla prossima.
Per questo l'anniversario delle primarie avrebbe potuto essere una buona occasione. Per ricordare - per non dimenticare. Ciò che il Pd dovrebbe diventare. Ma che ancora non è - e non sappiamo se mai diventerà. Per ricordare - per non dimenticare. Ciò che rischia di diventare la nostra democrazia. Fondata su partiti chiusi - alla società e alla "circolazione delle élites" (per citare Pareto). Una democrazia povera, per pochi intimi.
Avrebbe potuto essere, ma non lo è stato, un'occasione per ricordare. Questo anniversario finito come è cominciato. Nell'indifferenza.
venerdì 26 settembre 2008
INCARICHI PROFESSIONALI SI, SALARIO ACCESSORIO NO
I dipendenti comunali sono in agitazione e hanno tutta la mia solidarietà, perché oltre a dover sopportare l’arroganza di sindaco e assessori, adesso subiscono anche il taglio del salario accessorio.
Quando è troppo è troppo, anche perché parliamo di poche migliaia di euro in totale, che possono essere facilmente trovate: spendono 30.000 euro per avere consulenza urbanistica, altre decine di migliaia di euro per le altre consulenze, o per la notte bianca, buttano milioni di euro per non fare il palazzo comunale, e poi se la prendono con i dipendenti comunali, che fanno il loro lavoro, e anche bene.
Quando è troppo è troppo, anche perché parliamo di poche migliaia di euro in totale, che possono essere facilmente trovate: spendono 30.000 euro per avere consulenza urbanistica, altre decine di migliaia di euro per le altre consulenze, o per la notte bianca, buttano milioni di euro per non fare il palazzo comunale, e poi se la prendono con i dipendenti comunali, che fanno il loro lavoro, e anche bene.
La politica degli insulti
Attaccano il PD per coprire i fallimenti del governo
Aria di nervosismo in casa Pdl. Nonostante la crisi economica e sociale dell’Italia, il dramma di Alitalia, il leader del Pdl e Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, va all’attacco del PD e del suo segretario Walter Veltroni. Un nervosismo conseguente al discorso di Veltroni in chiusura della Scuola estiva del PD tenutasi nei giorni scorsi in Toscana, a Cortona, dove il segretario attaccava duramente le politiche del governo di centrodestra, poco interessate a sostenere le famiglie più deboli e come al solito volte a proteggere solo e unicamente gli interessi del premier .
Così il Cavaliere nel suo discorso al comitato costituente del Pdl in corso a Roma al Tempio di Adriano si è lanciato in una dura e pensate invettiva contro Veltroni, ritenendolo un “leader inesistente” nonostante “avesse cominciato bene” e accusando i democratici di scegliere “la stessa linea e i vecchi vizi della loro provenienza storica”. Non solo, dopo il discorso di Veltroni di Cortona, Berlsusconi mette la parola “fine” a qualsiasi possibilità di dialogo con il PD: “Dimentichiamo ogni speranza di poter collaborare con loro, dovrà passare ancora un'altra generazione prima di poter dialogare, perché i protagonisti di oggi sono posseduti da invidia e odio di classe”. Ne suo attacco al PD, il premier, forte dei sondaggi che per ora lo danno ancora in una fase di luna di miele con gli elettori, dichiara di essere convinto che “questa sinistra non andrà al governo per i prossimi 10-15 anni”.
Immediata la replica del PD. “Le dichiarazioni di Berlusconi e di altri esponenti della destra sono gravissime politicamente e offensive sul piano personale” ha subito risposto Goffredo Bettini, coordinatore del PD, secondo il quale “si attacca Veltroni in modo virulento per coprire i fallimenti del governo”. Uno di questi fallimenti, per citarne solo uno, è proprio “Alitalia che si trova nel caos dopo che la destra nei mesi passati ha affossato l’intesa con Air France, che avrebbe mille volte di più tutelato
l’azienda ed i lavoratori”. La verità è un’altra, rileva ancora Bettini: “La verità è che ogni loro promessa ancora una volta sta risultando vana: le tasse sono aumentate, il caro-vita non è sotto controllo, nulla è stato deciso per una ripresa dell’economia, mentre pagano in modo intollerabile i giovani, i pensionati, i salariati e tutti coloro che vivono con un reddito fisso”.
Per Anna Finocchiaro, presidente dei senatori PD, “stiamo assistendo davvero ad uno spettacolo paradossale. Perchè un Presidente del Consiglio, con un consenso che raggiunge ormai il 110% e che sta costruendo, attraverso un processo profondamente democratico, un grande partito (attraverso riunioni di 45 minuti buone solo per i TG), sente il bisogno di attaccare frontalmente Veltroni e il PD? Evidentemente perché egli stesso ha paura che sotto il vestito non ci sia niente”. Infatti la Finocchiaro ripete che “siamo di fronte a un governo che discute una manovra finanziaria di 34 miliardi in un una riunione di 10 minuti, che considera il Parlamento un luogo dove bisogna solo timbrare la volontà di Berlusconi; che sta sfasciando la Scuola con decisioni tali che preoccupano tutte le famiglie italiane, che sta gestendo la vicenda Alitalia al limite dell’irresponsabilità. Per non parlare dei temi della giustizia, della sicurezza e del fantomatico federalismo fiscale finora buono solo per i riti della Lega sul Po.
Per la presidente dei senatori PD non c’è dubbio che “Berlusconi sa bene queste cose e per coprire le proprie magagne non trova niente di meglio che attaccare il PD e il suo segretario attribuendo all’opposizione responsabilità che non ha”.
Il Pdl è nervoso, osserva Bettini perché “non solo il Partito democratico è bene in campo (altro che inesistente!), ma perché la sua opposizione sta mordendo e convincendo, come si vedrà nella grande manifestazione di popolo del 25 ottobre a Roma”.
Aria di nervosismo in casa Pdl. Nonostante la crisi economica e sociale dell’Italia, il dramma di Alitalia, il leader del Pdl e Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, va all’attacco del PD e del suo segretario Walter Veltroni. Un nervosismo conseguente al discorso di Veltroni in chiusura della Scuola estiva del PD tenutasi nei giorni scorsi in Toscana, a Cortona, dove il segretario attaccava duramente le politiche del governo di centrodestra, poco interessate a sostenere le famiglie più deboli e come al solito volte a proteggere solo e unicamente gli interessi del premier .
Così il Cavaliere nel suo discorso al comitato costituente del Pdl in corso a Roma al Tempio di Adriano si è lanciato in una dura e pensate invettiva contro Veltroni, ritenendolo un “leader inesistente” nonostante “avesse cominciato bene” e accusando i democratici di scegliere “la stessa linea e i vecchi vizi della loro provenienza storica”. Non solo, dopo il discorso di Veltroni di Cortona, Berlsusconi mette la parola “fine” a qualsiasi possibilità di dialogo con il PD: “Dimentichiamo ogni speranza di poter collaborare con loro, dovrà passare ancora un'altra generazione prima di poter dialogare, perché i protagonisti di oggi sono posseduti da invidia e odio di classe”. Ne suo attacco al PD, il premier, forte dei sondaggi che per ora lo danno ancora in una fase di luna di miele con gli elettori, dichiara di essere convinto che “questa sinistra non andrà al governo per i prossimi 10-15 anni”.
Immediata la replica del PD. “Le dichiarazioni di Berlusconi e di altri esponenti della destra sono gravissime politicamente e offensive sul piano personale” ha subito risposto Goffredo Bettini, coordinatore del PD, secondo il quale “si attacca Veltroni in modo virulento per coprire i fallimenti del governo”. Uno di questi fallimenti, per citarne solo uno, è proprio “Alitalia che si trova nel caos dopo che la destra nei mesi passati ha affossato l’intesa con Air France, che avrebbe mille volte di più tutelato
l’azienda ed i lavoratori”. La verità è un’altra, rileva ancora Bettini: “La verità è che ogni loro promessa ancora una volta sta risultando vana: le tasse sono aumentate, il caro-vita non è sotto controllo, nulla è stato deciso per una ripresa dell’economia, mentre pagano in modo intollerabile i giovani, i pensionati, i salariati e tutti coloro che vivono con un reddito fisso”.
Per Anna Finocchiaro, presidente dei senatori PD, “stiamo assistendo davvero ad uno spettacolo paradossale. Perchè un Presidente del Consiglio, con un consenso che raggiunge ormai il 110% e che sta costruendo, attraverso un processo profondamente democratico, un grande partito (attraverso riunioni di 45 minuti buone solo per i TG), sente il bisogno di attaccare frontalmente Veltroni e il PD? Evidentemente perché egli stesso ha paura che sotto il vestito non ci sia niente”. Infatti la Finocchiaro ripete che “siamo di fronte a un governo che discute una manovra finanziaria di 34 miliardi in un una riunione di 10 minuti, che considera il Parlamento un luogo dove bisogna solo timbrare la volontà di Berlusconi; che sta sfasciando la Scuola con decisioni tali che preoccupano tutte le famiglie italiane, che sta gestendo la vicenda Alitalia al limite dell’irresponsabilità. Per non parlare dei temi della giustizia, della sicurezza e del fantomatico federalismo fiscale finora buono solo per i riti della Lega sul Po.
Per la presidente dei senatori PD non c’è dubbio che “Berlusconi sa bene queste cose e per coprire le proprie magagne non trova niente di meglio che attaccare il PD e il suo segretario attribuendo all’opposizione responsabilità che non ha”.
Il Pdl è nervoso, osserva Bettini perché “non solo il Partito democratico è bene in campo (altro che inesistente!), ma perché la sua opposizione sta mordendo e convincendo, come si vedrà nella grande manifestazione di popolo del 25 ottobre a Roma”.
da Repubblica: In arrivo l'immunità per i ministri
Giustizia, nuovo blitz del Pdl
Il responsabile delle Infrastrutture è sotto processo per favoreggiamento a Livorno
di LIANA MILELLA
Altero Matteoli
ROMA - Un lodo Alfano per il premier Silvio Berlusconi. Per bloccare i suoi processi Mills e Medusa. Quello è già fatto. È alle spalle. Adesso serve un lodo Consolo per il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, di cui Consolo è pure avvocato. Aennino il ministro, aennino il proponente. Tutto in famiglia. Com'è stato per il lodo Alfano. Uno scudo protettivo per fermare i processi alle alte cariche dello Stato fresco di pochi mesi. Un disegno di legge, pensato e scritto dal deputato Giuseppe Consolo, affidato alle cure del capogruppo di Forza Italia Enrico Costa, nelle prossime "priorità" della commissione Giustizia della Camera.
Una nuova porta aperta verso il definitivo ripristino dell'immunità parlamentare in stile 1948 per tutelare e mettere al riparo chi è già nei guai con la giustizia. In comune con il lodo Alfano la solita norma transitoria, quella che disciplina l'utilizzo di una legge, e che, anche in questo caso come per tutte le leggi ad personam, stabilisce che il lodo Consolo "si applica anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della presente legge".
Giustizia di casa nostra per tutto il governo Berlusconi. Stavolta per i suoi ministri. Per Matteoli in particolare, visto che a Livorno c'è un suo processo per favoreggiamento. Ma vediamo prima la proposta e poi la persona e il processo a cui si applica. Che si va a inventare Consolo per il suo cliente? Una leggina, due articoli in tutto, che rivoluziona le regole costituzionali per i reati ministeriali, quelli commessi da soggetti che sono, o sono stati, ministri. Un giochetto facile facile.
Rendere obbligatoria la richiesta di autorizzazione anche per i reati che, a parere del tribunale dei ministri, non meritano una copertura ministeriale e quindi, stando alle norme attuali, devono essere valutati e investigati dalla procura. Se, a parere dei pm e dei giudici, il delitto è stato commesso, il soggetto va a processo come un normale cittadino.
Eh no, questo a Consolo non sta affatto bene.
Anche perché c'è giusto il suo compagno di partito e legalmente assistito, il ministro Matteoli, ex capogruppo di An al Senato nella scorsa legislatura, e prima ancora ministro dell'Ambiente, che nel 2005 viene messo sotto inchiesta dalla procura di Livorno per aver informato l'allora prefetto della città Vincenzo Gallitto che c'erano delle indagini sul suo conto per l'inchiesta sul "mostro di Procchio", un complesso edilizio in costruzione a Marciana, nell'isola d'Elba.
Il tribunale dei ministri del capoluogo toscano decise che quel reato non aveva niente a che fare con la funzione di ministro ricoperta da Matteoli e rispedì le carte alla procura. Matteoli non si dette per vinto. Divenuto nel frattempo senatore convinse la Camera a sollevare un conflitto di attribuzione contro Livorno per la "ministerialità" del reato. La Consulta lo considera ammissibile e dovrà pronunciarsi. Nel frattempo il processo è congelato. Adesso Consolo lo vuole ibernare definitivamente.
Nel giorno in cui il Guardasigilli Angelino Alfano, alla Camera, strizza l'occhio all'opposizione, in particolare ad Antonio Di Pietro, e dice che si può "aprire un confronto su norme che vietino la candidabilità di persone che siano state condannate con sentenza passata in giudicato" e mentre il Senato, all'opposto, blocca la richiesta di arresti per il pidiellino Nicola Di Girolamo, ecco che si materializza il lodo Consolo, presentato per tempo l'8 maggio 2008, ma rimasto tra le proposte da valutare in commissione. All'improvviso esplode l'urgenza.
Con una legge che mette sullo stesso piano chi è ministro e ha commesso un reato nell'ambito delle sue funzioni, e quindi, in base all'articolo 96 della Costituzione, gode di una parziale tutela in quanto spetta alla Camera o al Senato dare il via libera all'indagine, con chi invece è pur sempre ministro, ma ha commesso un delitto nelle vesti di normale cittadino. Consolo pretende che il tribunale dei ministri trasmetta il fascicolo "con relazione motivata al procuratore della Repubblica per l'immediata rimessione al presidente della Camera competente".
Una surrettizia autorizzazione che verrebbe garantita a un comune cittadino giudicabile per un reato commesso in coincidenza con la funzione di ministro, ma al di fuori del suo lavoro di membro del governo. Un'indebita protezione ad personam, una sorta di invito a delinquere, perché tanto le Camere, come la storia cinquantennale dell'autorizzazione a procedere dimostra ampiamente, sono sempre pronte a negare ai giudici la possibilità di indagare.
(25 settembre 2008)
Il responsabile delle Infrastrutture è sotto processo per favoreggiamento a Livorno
di LIANA MILELLA
Altero Matteoli
ROMA - Un lodo Alfano per il premier Silvio Berlusconi. Per bloccare i suoi processi Mills e Medusa. Quello è già fatto. È alle spalle. Adesso serve un lodo Consolo per il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, di cui Consolo è pure avvocato. Aennino il ministro, aennino il proponente. Tutto in famiglia. Com'è stato per il lodo Alfano. Uno scudo protettivo per fermare i processi alle alte cariche dello Stato fresco di pochi mesi. Un disegno di legge, pensato e scritto dal deputato Giuseppe Consolo, affidato alle cure del capogruppo di Forza Italia Enrico Costa, nelle prossime "priorità" della commissione Giustizia della Camera.
Una nuova porta aperta verso il definitivo ripristino dell'immunità parlamentare in stile 1948 per tutelare e mettere al riparo chi è già nei guai con la giustizia. In comune con il lodo Alfano la solita norma transitoria, quella che disciplina l'utilizzo di una legge, e che, anche in questo caso come per tutte le leggi ad personam, stabilisce che il lodo Consolo "si applica anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della presente legge".
Giustizia di casa nostra per tutto il governo Berlusconi. Stavolta per i suoi ministri. Per Matteoli in particolare, visto che a Livorno c'è un suo processo per favoreggiamento. Ma vediamo prima la proposta e poi la persona e il processo a cui si applica. Che si va a inventare Consolo per il suo cliente? Una leggina, due articoli in tutto, che rivoluziona le regole costituzionali per i reati ministeriali, quelli commessi da soggetti che sono, o sono stati, ministri. Un giochetto facile facile.
Rendere obbligatoria la richiesta di autorizzazione anche per i reati che, a parere del tribunale dei ministri, non meritano una copertura ministeriale e quindi, stando alle norme attuali, devono essere valutati e investigati dalla procura. Se, a parere dei pm e dei giudici, il delitto è stato commesso, il soggetto va a processo come un normale cittadino.
Eh no, questo a Consolo non sta affatto bene.
Anche perché c'è giusto il suo compagno di partito e legalmente assistito, il ministro Matteoli, ex capogruppo di An al Senato nella scorsa legislatura, e prima ancora ministro dell'Ambiente, che nel 2005 viene messo sotto inchiesta dalla procura di Livorno per aver informato l'allora prefetto della città Vincenzo Gallitto che c'erano delle indagini sul suo conto per l'inchiesta sul "mostro di Procchio", un complesso edilizio in costruzione a Marciana, nell'isola d'Elba.
Il tribunale dei ministri del capoluogo toscano decise che quel reato non aveva niente a che fare con la funzione di ministro ricoperta da Matteoli e rispedì le carte alla procura. Matteoli non si dette per vinto. Divenuto nel frattempo senatore convinse la Camera a sollevare un conflitto di attribuzione contro Livorno per la "ministerialità" del reato. La Consulta lo considera ammissibile e dovrà pronunciarsi. Nel frattempo il processo è congelato. Adesso Consolo lo vuole ibernare definitivamente.
Nel giorno in cui il Guardasigilli Angelino Alfano, alla Camera, strizza l'occhio all'opposizione, in particolare ad Antonio Di Pietro, e dice che si può "aprire un confronto su norme che vietino la candidabilità di persone che siano state condannate con sentenza passata in giudicato" e mentre il Senato, all'opposto, blocca la richiesta di arresti per il pidiellino Nicola Di Girolamo, ecco che si materializza il lodo Consolo, presentato per tempo l'8 maggio 2008, ma rimasto tra le proposte da valutare in commissione. All'improvviso esplode l'urgenza.
Con una legge che mette sullo stesso piano chi è ministro e ha commesso un reato nell'ambito delle sue funzioni, e quindi, in base all'articolo 96 della Costituzione, gode di una parziale tutela in quanto spetta alla Camera o al Senato dare il via libera all'indagine, con chi invece è pur sempre ministro, ma ha commesso un delitto nelle vesti di normale cittadino. Consolo pretende che il tribunale dei ministri trasmetta il fascicolo "con relazione motivata al procuratore della Repubblica per l'immediata rimessione al presidente della Camera competente".
Una surrettizia autorizzazione che verrebbe garantita a un comune cittadino giudicabile per un reato commesso in coincidenza con la funzione di ministro, ma al di fuori del suo lavoro di membro del governo. Un'indebita protezione ad personam, una sorta di invito a delinquere, perché tanto le Camere, come la storia cinquantennale dell'autorizzazione a procedere dimostra ampiamente, sono sempre pronte a negare ai giudici la possibilità di indagare.
(25 settembre 2008)
Ai miei tempi….
Posted by Sciura Pina under: i giorni della scuola; passato (quasi) remoto; personali . http://ww3,sciurapina.net
Mi par di capire, leggendo sondaggi e sentendo discussioni televisive, che da parte “dell’opinione pubblica” ci sarebbe un deciso gradimento nei confronti della proposta di tornare al maestro unico, inoltre, sempre in tema di razionalizzazione (leggi tagli sulla spesa) si propone di innalzare il numero degli allievi per classe.
Un bel ritorno all’antico, non c’è che dire, anche la mia maestra, “unica” in molti sensi, cinquant’anni fa gestiva con pugno di ferro e guanto di velluto una trentina di bambine, ma sicuramente eravamo una classe molto diversa da quelle attuali.
Eravamo silenziose e tranquille, non ricordo che ci fossero bambine straniere, non ricordo che qualcuno avesse problemi di dislessia, discalculia o disgrafia, la maestra spiegava, noi imparavamo e se, per caso, qualcuno di noi non ce la faceva non c’era bisogno di attuare complicate procedure di recupero, bastava la bocciatura a risolvere ogni problema.
Indossavamo il grembiulino con il fiocco azzurro, avevamo cartelle di cuoio anonime, ma pesantissime, scrivevamo con penna pennino e calamaio, non facevamo mai ginnastica, ma una volta al mese cantavamo in coro con ardore, non studiavamo inglese e, logicamente, il computer era di là da venire.
In compenso la mia mamma pendeva letteralmente dalle labbra della “Signora Maestra” e a nessuno, nemmeno nelle fantasie più sfrenate, sarebbe mai venuto in mente non solo di criticarla, ma neppure di mettere in discussione un suo giudizio o una sua correzione.
Ai miei tempi insegnare doveva essere decisamente più facile
Mi par di capire, leggendo sondaggi e sentendo discussioni televisive, che da parte “dell’opinione pubblica” ci sarebbe un deciso gradimento nei confronti della proposta di tornare al maestro unico, inoltre, sempre in tema di razionalizzazione (leggi tagli sulla spesa) si propone di innalzare il numero degli allievi per classe.
Un bel ritorno all’antico, non c’è che dire, anche la mia maestra, “unica” in molti sensi, cinquant’anni fa gestiva con pugno di ferro e guanto di velluto una trentina di bambine, ma sicuramente eravamo una classe molto diversa da quelle attuali.
Eravamo silenziose e tranquille, non ricordo che ci fossero bambine straniere, non ricordo che qualcuno avesse problemi di dislessia, discalculia o disgrafia, la maestra spiegava, noi imparavamo e se, per caso, qualcuno di noi non ce la faceva non c’era bisogno di attuare complicate procedure di recupero, bastava la bocciatura a risolvere ogni problema.
Indossavamo il grembiulino con il fiocco azzurro, avevamo cartelle di cuoio anonime, ma pesantissime, scrivevamo con penna pennino e calamaio, non facevamo mai ginnastica, ma una volta al mese cantavamo in coro con ardore, non studiavamo inglese e, logicamente, il computer era di là da venire.
In compenso la mia mamma pendeva letteralmente dalle labbra della “Signora Maestra” e a nessuno, nemmeno nelle fantasie più sfrenate, sarebbe mai venuto in mente non solo di criticarla, ma neppure di mettere in discussione un suo giudizio o una sua correzione.
Ai miei tempi insegnare doveva essere decisamente più facile
venerdì 12 settembre 2008
NOTTE BIANCA DELLA BRIANZA, CHI PAGA E CHI CI GUADAGNA.
L’organizzazione della notte bianca della Brianza è stata affidata alla società MB Eventi, con sede in via Umberto 1 n° 59, che a quanto mi risulta è lo stesso indirizzo della sede locale di AN, partito all’interno del quale milita l’assessore di riferimento. Tale società ha poi come amministratore unico un consigliere comunale di Seveso, del partito del popolo della libertà, classe 1982, che dal sito del Comune di Seveso si presenta come “laureando in relazione pubbliche”.
La determina di affidamento dell’incarico prevede di erogare la somma di 10.000 euro alla società in oggetto, e la stessa afferma che “L’importo delle sponsorizzazioni potrà essere aumentato oltre la soglia minima, e che MB Eventi tratterrà il 10% di essa”
Per la notte bianca della Brianza il Comune (cioè noi) esborsa 36.000 euro, la Regione (cioè noi ) 2000 euro, la Provincia (cioè noi) 8000 euro, AEB (cioè noi) 12.000 euro, Gelsia (cioè noi) 2500 euro, per un totale di 60.500 euro che i cittadini di Seregno pagano direttamente o indirettamente.
La determina di affidamento dell’incarico prevede di erogare la somma di 10.000 euro alla società in oggetto, e la stessa afferma che “L’importo delle sponsorizzazioni potrà essere aumentato oltre la soglia minima, e che MB Eventi tratterrà il 10% di essa”
Per la notte bianca della Brianza il Comune (cioè noi) esborsa 36.000 euro, la Regione (cioè noi ) 2000 euro, la Provincia (cioè noi) 8000 euro, AEB (cioè noi) 12.000 euro, Gelsia (cioè noi) 2500 euro, per un totale di 60.500 euro che i cittadini di Seregno pagano direttamente o indirettamente.
PRANZO DI FERRAGOSTO
ristorante “Mucca e Bufala” prenotando ben 300 posti a sedere
L’amministrazione comunale, allo stesso ristorante, come da risposta a una mia interpellanza del 9/5/06, aveva emesso una ordinanza di riportare nei limiti la superficie destinata a ristorante.
Presumo che tale ordinanza non sia stata rispettata, e l’amministrazione, invece di perseguire tale comportamento, lo ha premiato, erogando 22 euro a persona per il pranzo di ferragosto.
Inoltre l’offerta è pervenuta dalla società Nova Vis srl, mentre la convenzione con il Comune di Seregno per l’esercizio della ludoteca è avvenuta con la società Nuovo Borgo srl
L’offerta fatta dalla società che gestisce il Mucca e Bufala è 22 euro + Iva al 4%, mentre l’altro ristorante ha fatto l’offerta con IVA al 10%. Sulle somministrazioni l’IVA è al 10%, sulle ludoteche il 4%.!
Ricapitolando:
Il Comune ha stipulato una convenzione con la società NUOVO BORGO srl che aveva come oggetto una ludoteca
Oggi invece del Bingo c’è Il Ristorante Mucca e Bufala, gestito dalla NOVA vis che presumo non abbia nessuna licenza dall’amministrazione comunale, mentre il NUOVO BORGO srl ha una licenza principale come ludoteca e all’interno della ludoteca può adibire un piccolo spazio per la somministrazione di alimenti;
La ludoteca non esiste più e tutto lo spazio è diventato ristorante;
A seguito delle mie interpellanze è stata comminata una sanzione di ben 300 euro e l’ordinanza di riportare nei limiti la superficie destinata al ristorante;
Ancora nel novembre 2007 chiedevo:
• È stata pagata la sanzione?
• È stata rispettata l’ordinanza di cui sopra?
Non ho ancora ricevuto risposta, dopo ben un anno, quindi presumo che l’ordinanza non si sia fatta rispettare!
L’amministrazione comunale invece di far rispettare l’ordinanza, ha prenotato e pagato ben 300 posti per il pranzo di ferragosto
Mi chiedo e vi chiedo:
• È legittimo scegliere per il pranzo di ferragosto un ristorante al quale il Comune ha emesso un’ordinanza di ridurre i posti a sedere?
• Perché l’ordinanza non viene fatta rispettare?
• Perché l’assessore si ostina a non rispondere alle interpellanze in oggetto?
• Nella società NOVA VIS srl e NUOVO BORGO srl ci sono consiglieri o assessori in qualità di soci o amministratori?
• Che cosa avrebbe fatto l’amministrazione se il locale Barbarossa non avesse rispettato una ordinanza?
L’amministrazione comunale, allo stesso ristorante, come da risposta a una mia interpellanza del 9/5/06, aveva emesso una ordinanza di riportare nei limiti la superficie destinata a ristorante.
Presumo che tale ordinanza non sia stata rispettata, e l’amministrazione, invece di perseguire tale comportamento, lo ha premiato, erogando 22 euro a persona per il pranzo di ferragosto.
Inoltre l’offerta è pervenuta dalla società Nova Vis srl, mentre la convenzione con il Comune di Seregno per l’esercizio della ludoteca è avvenuta con la società Nuovo Borgo srl
L’offerta fatta dalla società che gestisce il Mucca e Bufala è 22 euro + Iva al 4%, mentre l’altro ristorante ha fatto l’offerta con IVA al 10%. Sulle somministrazioni l’IVA è al 10%, sulle ludoteche il 4%.!
Ricapitolando:
Il Comune ha stipulato una convenzione con la società NUOVO BORGO srl che aveva come oggetto una ludoteca
Oggi invece del Bingo c’è Il Ristorante Mucca e Bufala, gestito dalla NOVA vis che presumo non abbia nessuna licenza dall’amministrazione comunale, mentre il NUOVO BORGO srl ha una licenza principale come ludoteca e all’interno della ludoteca può adibire un piccolo spazio per la somministrazione di alimenti;
La ludoteca non esiste più e tutto lo spazio è diventato ristorante;
A seguito delle mie interpellanze è stata comminata una sanzione di ben 300 euro e l’ordinanza di riportare nei limiti la superficie destinata al ristorante;
Ancora nel novembre 2007 chiedevo:
• È stata pagata la sanzione?
• È stata rispettata l’ordinanza di cui sopra?
Non ho ancora ricevuto risposta, dopo ben un anno, quindi presumo che l’ordinanza non si sia fatta rispettare!
L’amministrazione comunale invece di far rispettare l’ordinanza, ha prenotato e pagato ben 300 posti per il pranzo di ferragosto
Mi chiedo e vi chiedo:
• È legittimo scegliere per il pranzo di ferragosto un ristorante al quale il Comune ha emesso un’ordinanza di ridurre i posti a sedere?
• Perché l’ordinanza non viene fatta rispettare?
• Perché l’assessore si ostina a non rispondere alle interpellanze in oggetto?
• Nella società NOVA VIS srl e NUOVO BORGO srl ci sono consiglieri o assessori in qualità di soci o amministratori?
• Che cosa avrebbe fatto l’amministrazione se il locale Barbarossa non avesse rispettato una ordinanza?
mercoledì 9 luglio 2008
PLIS
Che significa parco Locale di interesse sovracomunale, ma che significa anche maggiori vincoli per chi vuole trasformare queste aree, e significa anche maggiore tutela del territorio e del verde.
Forse è per tutti questi motivi che hanno cancellato, considerata ente inutile, la commissione per il PLIS, e forse cancelleranno il PLIS.
Visto che la coerenza non è nelle corde del centro destra, è utile ricordare che l’attuale Sindaco, quando era opposizione, votò a favore dell’instaurazione dei PLIS, e da Sindaco, a inizio mandato, si impegnò ad attivare la commissione che ora hanno abolito.
Il Vice sindaco invece quando era opposizione, come responsabile di Forza Italia firmò un documento congiunto con i D.S., che riguardava alcuni punti di interesse trasversale, che si dovevano salvaguardare e, udite udite, uno di questi puti cosa era:
“TUTELA, SALVAGUARDIA E VALORIZZAZIONE AMBIENTALE DELLE AREE INCLUSE NEL PLIS”
Forse è per tutti questi motivi che hanno cancellato, considerata ente inutile, la commissione per il PLIS, e forse cancelleranno il PLIS.
Visto che la coerenza non è nelle corde del centro destra, è utile ricordare che l’attuale Sindaco, quando era opposizione, votò a favore dell’instaurazione dei PLIS, e da Sindaco, a inizio mandato, si impegnò ad attivare la commissione che ora hanno abolito.
Il Vice sindaco invece quando era opposizione, come responsabile di Forza Italia firmò un documento congiunto con i D.S., che riguardava alcuni punti di interesse trasversale, che si dovevano salvaguardare e, udite udite, uno di questi puti cosa era:
“TUTELA, SALVAGUARDIA E VALORIZZAZIONE AMBIENTALE DELLE AREE INCLUSE NEL PLIS”
CRU 16, OLTRE AL DANNO LA BEFFA
Non solo non faranno un’opera utile come il palazzo comunale, ma spenderanno esattamente gli stessi soldi per fare un’opera inutile, ovvero un auditorium
La delibera di giunta prevede di spendere sostanzialmente gli stessi soldi previsti per il palazzo comunale, e per non vendere gli immobili di Via Oliveti e via Paradiso hanno previsto una variazione di bilancio di 2,5 milioni di euro da destinare all’opera in questione.
Nella delibera, che potrebbe essere lo spunto per una commedia, tanto è comica, si dice che i seregnesi non hanno voluto il palazzo perché hanno votato loro, e perché nel referendum ha prevalso il no al palazzo. Si sono dimenticati di dire che hanno vinto loro anche perché hanno promesso di destinare 40 miliardi di lire dal palazzo agli anziani, e invece non daranno una lira in più. Si sono dimenticati di dire che al referendum è andato un seregnese su sei.
E’ incomprensibile, e sono indignato, come cittadino, non come consigliere, che si buttino via così dei soldi solo perché il Sindaco si è impuntato, aveva questo capriccio e lo ha voluto portare fino in fondo.
Mi chiedo perché i cittadini seregnesi non si indignino, visto che i soldi buttati sono i nostri.
La delibera di giunta prevede di spendere sostanzialmente gli stessi soldi previsti per il palazzo comunale, e per non vendere gli immobili di Via Oliveti e via Paradiso hanno previsto una variazione di bilancio di 2,5 milioni di euro da destinare all’opera in questione.
Nella delibera, che potrebbe essere lo spunto per una commedia, tanto è comica, si dice che i seregnesi non hanno voluto il palazzo perché hanno votato loro, e perché nel referendum ha prevalso il no al palazzo. Si sono dimenticati di dire che hanno vinto loro anche perché hanno promesso di destinare 40 miliardi di lire dal palazzo agli anziani, e invece non daranno una lira in più. Si sono dimenticati di dire che al referendum è andato un seregnese su sei.
E’ incomprensibile, e sono indignato, come cittadino, non come consigliere, che si buttino via così dei soldi solo perché il Sindaco si è impuntato, aveva questo capriccio e lo ha voluto portare fino in fondo.
Mi chiedo perché i cittadini seregnesi non si indignino, visto che i soldi buttati sono i nostri.
BILANCIO CONSUNTIVO 2007
L’aspetto che emerge è il nulla, questa amministrazione si è impegnata solo a non fare il palazzo comunale, e occupa il consiglio comunale con proclami su sicurezza e immigrazione.
Per il resto nulla, la città e ferma, più brutta, più sporca. In 3 anni non hanno previsto un metro quadrato di verde in più, gli unici progetti portati avanti sono quelli della precedente amministrazione.
Nonostante questo lassismo si arrogano il diritto di non rispondere più alle interpellanze, che oramai hanno superato le 150 giacenti all’ordine del giorno.
Per il resto nulla, la città e ferma, più brutta, più sporca. In 3 anni non hanno previsto un metro quadrato di verde in più, gli unici progetti portati avanti sono quelli della precedente amministrazione.
Nonostante questo lassismo si arrogano il diritto di non rispondere più alle interpellanze, che oramai hanno superato le 150 giacenti all’ordine del giorno.
venerdì 30 maggio 2008
Donne, ambiente e disoccupati
Salta la tregua Pd-Pdl. Franco (Pd): "Che fa il ministro Carfagna?"
Martella (Pd): "Scomparsi i soldi per fs e strade al sud". Lombardo (Mpa) contro il governo
di CLAUDIA FUSANI
Donne, ambiente e disoccupati
Ici e Alitalia si mangiano i fondi" src="stor_13057513_43310.jpg" width=230
La manifestazione a Roma contro la violenza contro le donne
ROMA - Il taglio della tassa sulla prima casa, lo sgravio fiscale sugli straordinari e un altro aiutino a Alitalia per tirare a campare. Vale tre miliardi di euro il decreto fiscale della nuova era Tremonti pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale e quindi in vigore. Soldi che tornano nella disponibilità delle famiglie ma che alle stesse famiglie vengono tolti in altri modi. La scure Tremonti infatti si è abbattuta su decine di fondi già stanziati, dal trasporto locale a quello per l'occupazione (165 milioni), dall'ammodernamento delle rete idrica nazionale a quello dedicato al recupero dei centri storici. Il ministro taglia, dove non serve, dove non c'è appeal, dove gli sembra uno spreco: fa scomparire il fondo anti violenza per le donne e quello per l'inclusione sociale degli immigrati, quello per l'abbattimento degli ecomostri e per il sostegno al trasporto ferroviario delle merci. E alla fine è difficile capire e trovare dove stia il vantaggio tra l'Ici recuperato e tutto il resto andato perduto. "Tremonti ha preso in mano la ramazza e ha spazzato via, alla cieca e in modo come minimo contraddittorio" denunciano al Loft. "Promette al sud il Ponte sullo Stretto che sarà pronto chissà quando e con quali soldi e intanto leva quegli interventi immediati su strade e ferrovie di cui Calabria e Sicilia hanno bisogno come dell'aria". L'opposizione alza la voce. Chiede conto dei tagli. E dopo lo scontro sul decreto salva Rete 4, i propositi di dialogo e larghe intese tra maggioranza e opposizioni saltano di nuovo.
I fondi contro la violenza contro le donne. Spazzati via venti milioni. Non che siano tantissimi ma certo erano moltissimo per gli oltre cento centri antiviolenza che in Italia si occupano di dare protezione e un tetto a donne sole, ragazze-madri maltrattante, per lo più straniere, con bambini piccoli. Storie di senza nome, poco performanti da un punto di vista mediatico, e però passa anche da questi Centri antiviolenza il livello di civiltà di un paese. "Il primo atto del governo contro la violenza sulle donne? Un bel taglio al Fondo istituito dalla Finanziaria 2008 con 20 milioni di euro per il sostegno alle vittime e la prevenzione" denuncia Vittoria Franco, ministro ombra del pd per le Pari Opportunità che chiama in causa il ministro Mara Carfagna: "Cosa intende fare il neo ministro? Se n'è accorta?". Il ministro potrà riflettere su cifre e dati. I numeri dicono che in Italia ci sono 14 milioni di donne vittime di violenza di cui ben tre milioni tra le mura domestiche, drammi vissuti nel silenzio e nell'indifferenza. Una risposta, un segnale di aiuto e di una possibile via di fuga, è arrivato in questo anni soprattutto dai Centri anti violenza. Che ora restano senza fondi. Che fare? Vittoria Franco ha già presentato un'interrogazione al governo.
Sicilia e Calabria, tagli a strade e ferrovie. Il decreto fiscale si mangia mille e 432 milioni di euro, fa i conti Andrea Martella ministro ombra del Pd alle Infrastrutture, destinati al grande capitolo "opere pubbliche urgenti per il Sud". Ma come, si chiede Martella, "Berlusconi annuncia il ritorno delle grandi opere pubbliche per rilanciare il sud e poi taglia proprio strade e ferrovie in Sicilia e in Calabria?". Per l'esattezza spariscono i fondi per il completamento della strada Ionica (350 milioni), per la metro leggera di Palermo (240 milioni), per la ferrovia circum-etnea (250 milioni), per la piattaforma logistica in Sicilia (247 milioni) e per la superstrada Agrigento e Caltanissetta (180). Lombardo, leader del Movimento per l'autonomia, socio esterno del Pdl, annuncia ricorsi alla Consulta e contro palazzo Chigi. "Prodi - spiega Martella - aveva recuperato questi soldi dai fondi per il ponte sullo Stretto perchè era più urgente dare subito strade e ferrovie alla Calabria. Berlusconi invece torna al ponte sullo Stretto ma quando? E dove prenderà i 4,7 miliardi di euro necessari". E ora, subito, come fanno in Calabria?
La scure su trasporti locali e per le merci - Spariscono dal bilancio nazionale 721 milioni di euro destinati a rafforzare il trasporto locale, pubblico e su ferrovia, quel pacchetto di misure necessarie per limitare l'uso di mezzi privati, aiutare i pendolari, far diminuire i camion. I tagli più clamorosi riguardano il "Fondo per la promozione del trasporto pubblico locale", 353 milioni di euro stanziati per il triennio 2008-2010. Cancellato anche quello, più modesto (12), che doveva servire a finanziare il trasporto verde nei centri storici. "Togliere i soldi per rinnovare autobus e trasporti rapidi di massa come metro e tramvie - denuncia Marcello Panettoni, presidente dell'Associazione che riunisce le aziende di trasporto pubblico locale - vuol dire condannare un sistema già in gravi difficoltà". Michele Meta, capogruppo del Pd in Commissione Trasporti, parla di "un vero e proprio colpo di mano".
399 milioni in meno per l'ambiente. E' vero che i Verdi non sono più in Parlamento. Ma i tagli di Tremonti alla voce ambiente sono destinati a scatenare un putiferio. Spariscono i 30 milioni per il "recupero dei centri storici", i 60 per le isole minori e altri spiccioli per le biotecnologie e per le filiere Ogm free. Cassato anche il "Fondo per la demolizione degli ecomostri", 45 milioni destinati ad abbattere le pustole tipo Punta Perotti che infestano coste e zone di pregio. Aboliti i Fondi per "l'ammodernamento delle rete idrica nazionale" (70 milioni) e per le "forestazione e riforestazione" (150 milioni).
Tecnologie, sport, immigrati, università e cultura: le altre Cenerentole. Forse in pochi piangeranno il taglio alle celebrazioni per la nascita di Giacomo Puccini (un milione e mezzo), al Fondo ordinario delle Università (48 milioni) e alla Formazione artistica e culturale (27). Sono però, questi, soldi che servono anche a tenere in vita le scuole di quartiere e per dare un'alternativa sociale e culturale a chi non se la può pagare di tasca propria. La scure Tremonti spazza via i milioni (95) per "la promozione dello sport di cittadinanza", la cassa per organizzare gare e manifestazioni a livello base e per lo più amatoriale, per dare la scosa a una popolazione, come quella italiana, dove solo il 30 per cento fa attività sportiva e tende all'obesità. Tagli anche per i Campionati mondiali di pallavolo 2010 e per quelli di ciclismo. Spariti anche i soldi per lo sviluppo della banda larga (50) e il passaggio al digitale terrestre (20) e per il potenziamento dell'informatizzazione pubblica (31). Che fine fanno la semplificazione burocratica e il passaggio dalla carta a un clic? Preoccupa la cancellazione del Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati (50), un altro pezzetto di uno stato sociale che non deve scomparire
Martella (Pd): "Scomparsi i soldi per fs e strade al sud". Lombardo (Mpa) contro il governo
di CLAUDIA FUSANI
Donne, ambiente e disoccupati
Ici e Alitalia si mangiano i fondi" src="stor_13057513_43310.jpg" width=230
La manifestazione a Roma contro la violenza contro le donne
ROMA - Il taglio della tassa sulla prima casa, lo sgravio fiscale sugli straordinari e un altro aiutino a Alitalia per tirare a campare. Vale tre miliardi di euro il decreto fiscale della nuova era Tremonti pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale e quindi in vigore. Soldi che tornano nella disponibilità delle famiglie ma che alle stesse famiglie vengono tolti in altri modi. La scure Tremonti infatti si è abbattuta su decine di fondi già stanziati, dal trasporto locale a quello per l'occupazione (165 milioni), dall'ammodernamento delle rete idrica nazionale a quello dedicato al recupero dei centri storici. Il ministro taglia, dove non serve, dove non c'è appeal, dove gli sembra uno spreco: fa scomparire il fondo anti violenza per le donne e quello per l'inclusione sociale degli immigrati, quello per l'abbattimento degli ecomostri e per il sostegno al trasporto ferroviario delle merci. E alla fine è difficile capire e trovare dove stia il vantaggio tra l'Ici recuperato e tutto il resto andato perduto. "Tremonti ha preso in mano la ramazza e ha spazzato via, alla cieca e in modo come minimo contraddittorio" denunciano al Loft. "Promette al sud il Ponte sullo Stretto che sarà pronto chissà quando e con quali soldi e intanto leva quegli interventi immediati su strade e ferrovie di cui Calabria e Sicilia hanno bisogno come dell'aria". L'opposizione alza la voce. Chiede conto dei tagli. E dopo lo scontro sul decreto salva Rete 4, i propositi di dialogo e larghe intese tra maggioranza e opposizioni saltano di nuovo.
I fondi contro la violenza contro le donne. Spazzati via venti milioni. Non che siano tantissimi ma certo erano moltissimo per gli oltre cento centri antiviolenza che in Italia si occupano di dare protezione e un tetto a donne sole, ragazze-madri maltrattante, per lo più straniere, con bambini piccoli. Storie di senza nome, poco performanti da un punto di vista mediatico, e però passa anche da questi Centri antiviolenza il livello di civiltà di un paese. "Il primo atto del governo contro la violenza sulle donne? Un bel taglio al Fondo istituito dalla Finanziaria 2008 con 20 milioni di euro per il sostegno alle vittime e la prevenzione" denuncia Vittoria Franco, ministro ombra del pd per le Pari Opportunità che chiama in causa il ministro Mara Carfagna: "Cosa intende fare il neo ministro? Se n'è accorta?". Il ministro potrà riflettere su cifre e dati. I numeri dicono che in Italia ci sono 14 milioni di donne vittime di violenza di cui ben tre milioni tra le mura domestiche, drammi vissuti nel silenzio e nell'indifferenza. Una risposta, un segnale di aiuto e di una possibile via di fuga, è arrivato in questo anni soprattutto dai Centri anti violenza. Che ora restano senza fondi. Che fare? Vittoria Franco ha già presentato un'interrogazione al governo.
Sicilia e Calabria, tagli a strade e ferrovie. Il decreto fiscale si mangia mille e 432 milioni di euro, fa i conti Andrea Martella ministro ombra del Pd alle Infrastrutture, destinati al grande capitolo "opere pubbliche urgenti per il Sud". Ma come, si chiede Martella, "Berlusconi annuncia il ritorno delle grandi opere pubbliche per rilanciare il sud e poi taglia proprio strade e ferrovie in Sicilia e in Calabria?". Per l'esattezza spariscono i fondi per il completamento della strada Ionica (350 milioni), per la metro leggera di Palermo (240 milioni), per la ferrovia circum-etnea (250 milioni), per la piattaforma logistica in Sicilia (247 milioni) e per la superstrada Agrigento e Caltanissetta (180). Lombardo, leader del Movimento per l'autonomia, socio esterno del Pdl, annuncia ricorsi alla Consulta e contro palazzo Chigi. "Prodi - spiega Martella - aveva recuperato questi soldi dai fondi per il ponte sullo Stretto perchè era più urgente dare subito strade e ferrovie alla Calabria. Berlusconi invece torna al ponte sullo Stretto ma quando? E dove prenderà i 4,7 miliardi di euro necessari". E ora, subito, come fanno in Calabria?
La scure su trasporti locali e per le merci - Spariscono dal bilancio nazionale 721 milioni di euro destinati a rafforzare il trasporto locale, pubblico e su ferrovia, quel pacchetto di misure necessarie per limitare l'uso di mezzi privati, aiutare i pendolari, far diminuire i camion. I tagli più clamorosi riguardano il "Fondo per la promozione del trasporto pubblico locale", 353 milioni di euro stanziati per il triennio 2008-2010. Cancellato anche quello, più modesto (12), che doveva servire a finanziare il trasporto verde nei centri storici. "Togliere i soldi per rinnovare autobus e trasporti rapidi di massa come metro e tramvie - denuncia Marcello Panettoni, presidente dell'Associazione che riunisce le aziende di trasporto pubblico locale - vuol dire condannare un sistema già in gravi difficoltà". Michele Meta, capogruppo del Pd in Commissione Trasporti, parla di "un vero e proprio colpo di mano".
399 milioni in meno per l'ambiente. E' vero che i Verdi non sono più in Parlamento. Ma i tagli di Tremonti alla voce ambiente sono destinati a scatenare un putiferio. Spariscono i 30 milioni per il "recupero dei centri storici", i 60 per le isole minori e altri spiccioli per le biotecnologie e per le filiere Ogm free. Cassato anche il "Fondo per la demolizione degli ecomostri", 45 milioni destinati ad abbattere le pustole tipo Punta Perotti che infestano coste e zone di pregio. Aboliti i Fondi per "l'ammodernamento delle rete idrica nazionale" (70 milioni) e per le "forestazione e riforestazione" (150 milioni).
Tecnologie, sport, immigrati, università e cultura: le altre Cenerentole. Forse in pochi piangeranno il taglio alle celebrazioni per la nascita di Giacomo Puccini (un milione e mezzo), al Fondo ordinario delle Università (48 milioni) e alla Formazione artistica e culturale (27). Sono però, questi, soldi che servono anche a tenere in vita le scuole di quartiere e per dare un'alternativa sociale e culturale a chi non se la può pagare di tasca propria. La scure Tremonti spazza via i milioni (95) per "la promozione dello sport di cittadinanza", la cassa per organizzare gare e manifestazioni a livello base e per lo più amatoriale, per dare la scosa a una popolazione, come quella italiana, dove solo il 30 per cento fa attività sportiva e tende all'obesità. Tagli anche per i Campionati mondiali di pallavolo 2010 e per quelli di ciclismo. Spariti anche i soldi per lo sviluppo della banda larga (50) e il passaggio al digitale terrestre (20) e per il potenziamento dell'informatizzazione pubblica (31). Che fine fanno la semplificazione burocratica e il passaggio dalla carta a un clic? Preoccupa la cancellazione del Fondo per l'inclusione sociale degli immigrati (50), un altro pezzetto di uno stato sociale che non deve scomparire
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